Il nuovo che avanza in Europa e che incalza, e quando accelera fors’anche inciampa, e la vecchia Italia che arranca e quando può frena e tentenna: attorno al tavolo in Banca d’Italia i rappresentanti di questi due mondi si sono incontrati ieri e torneranno a incontrarsi oggi alla ricerca di un linguaggio comune e di una modalità operativa condivisa, all’interno della cornice in divenire dell’Unione bancaria. Da un lato Danièle Nouy, presidente del Single Supervisory Mechanism (Vigilanza Unica in Europa) e dall’altro lato i vertici della Banca d’Italia e del sistema bancario italiano. In realtà tutti siedono dalla stessa parte perché perseguono lo stesso obiettivo, che è quello di rafforzare il sistema bancario, di prevenire le grandi crisi sistemiche, e di rendere le banche più efficienti e più redditizie per finanziare meglio l’economia, proteggendo il risparmio e salvaguardando i contribuenti: ma non si trovano sempre d’accordo su tempi, modalità, modo di comunicare e strumenti da utilizzare. E su tutti questi fronti, l’accordo, il linguaggio comune, andrà trovato, tra l’Italia e chi le regole le applica, la Nouy.
Il processo dell’Unione bancaria e le nuove regole prudenziali entrate in vigore dopo la Grande Crisi Finanziaria impongono una rivoluzione per il sistema bancario, per gli investitori che acquistano le azioni delle banche, gli ibridi, i subordinati, e che sottoscrivono senior bond e covered bond, per i risparmiatori depositanti. L’Italia è però arrivata a questo appuntamento storico impreparata, con un fardello di NPLs in percentuale elevatissima rispetto al totale degli impieghi, con la riforma delle popolari e delle Bcc avviata ma incompiuta e rallentata dall’instabilità politica, con un ammontare di senior bond e prestiti subordinati collocati presso la clientela retail che è il più alto in Europa, e con le banche italiane imbottite di titoli di Stato per importi che non trovano eguali in Europa. Questa Italia fa fatica a stare al passo con tutte le novità che la Nouy sforna senza tregua, dallo stress test potenziato, al CET1 rafforzato, dal Mrel al Tlac, dal Glac all’ennesimo buffer, dal burden sharing al bail-in. E proprio in questa Italia, con i suoi vincoli di debitio/Pil e deficit/Pil, che l’Europa chiede e pretende di testare regole innovative mai finora sperimentate, come la ricapitalizzazione precauzionale (un oggetto misterioso per i mercati), e l’asset management company con partecipazione dello Stato al 45% post burden sharing, una forma inedita di bad bank per i NPLs dentro il quadro regolamentare della direttiva BRRD.
L’Italia condivide in pieno gli obiettivi dell’SSM rappresentati dalla Nouy, ma vorrebbe poter dire la sua sulle modalità e sui tempi dell’implementazione e dell’applicazione del nuovo che avanza. Soprattutto perché non solo è in gioco il futuro di grandi banche quotate in Borsa ma anche la fiducia dei risparmiatori italiani nelle banche.
Così questa due giorni è servita, proprio perché dedicata alle prove tecniche di trasmissione. A trarne beneficio sarà da ultimo il mercato, che si sta arrampicando sugli specchi per capire come funzionano tutte queste nuove regole europee sulle banche, pronti a investire in azioni, obbligazioni, subordinati ibridi, CoCos, senior, covered e quant’altro sia espressione del rischio-banca.
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