made in italy

Corrono i ricavi dei jeans Jacob Cohën

di Giulia Crivelli

3' di lettura

«A volte mi sorprendo a riflettere sulla mia età e sui quarant’anni di lavoro che ho alle spalle e penso che forse potrei andare in pensione. La realtà è che non si va in pensione dalle passioni e per me il tessile-moda e il mondo del jeans in particolare sono prima di tutto questo, passioni. Se proprio devo staccare, passo qualche giorno nella mia amata Sicilia, dove coltivo in modo rigorosamente biologico ulivi, pistacchi, pomodori, arance. Poi torno a Milano e sono pronto a ripartire».

Franco Catania vive un momento particolarmente felice: Giada, l’azienda di cui è amministratore unico, ha la licenza per produrre e distribuire in tutto il mondo l’abbigliamento del marchio Jacob Cohën. Da sempre radicata in Veneto, a pochi chilometri da Padova, la Giada chiuderà il 2017 a circa 80 milioni di euro, il che porta la crescita degli ultimi due anni al 35 per cento. Specializzato e famoso soprattutto per il luxury denim (jeans con prezzi che partono da 200 euro), Jacob Cohën è di fatto senza concorrenti in Italia.

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«Nel 2017, per quanto riguarda il segmento dell’alto di gamma, i jeans sono stati tra le categorie a crescere di più, come indicato anche dai dati Bain-Altagamma appena presentati (si veda Il Sole 24 Ore del 26 ottobre, ndr) – spiega Catania –. Ma i marchi davvero specializzati e che fanno tutto, ma proprio tutto, in Italia, non sono molti. Competiamo con brand americani e di altri Paesi e poi ci sono gli stilisti, che sempre più spesso inseriscono in collezione jeans di lusso. Di fatto però il percorso fatto da Giada con Jacob Cohën è unico al mondo».

I licenzianti, riconducibili alla famiglia del fondatore del marchio, Nicola Bardelle, hanno siglato un accordo per l’abbigliamento junior e Catania è contento di restare concentrato sull’adulto. «La licenza scadrà nel 2021 e al momento non ho motivo di credere che ci saranno discontinuità. Quanto alle voci di vendita del marchio, non essendo il proprietario, non posso commentare – aggiunge l’amministratore unico di Giada –. Ma confermo che il brand fa gola a molti, perché è sinonimo di know how tessile, cura dei dettagli, maniacale attenzione alla qualità ed estro creativo: ogni collezione è composta da 500 modelli di jeans. Tutte cose che spiegano il prezzo finale e la fedeltà dei clienti. Il costo si giustifica con il valore».

Gli utili del 2017 saranno in linea con il 2016, pur in presenza di un aumento dei ricavi, perché Catania e la sua squadra di manager, tra i quali il nuovo direttore commerciale, Gianluca Schivalocchi, , hanno deciso di reinvestire moltissimo in azienda, aumentando ulteriormente la qualità senza ritoccare i listini.

Nonostante le molteplici collaborazione con i più importanti marchi del denim, tra i quali Levi’s, Catania ha per Jacob Cohën un trasporto simile a quello che a volte i genitori nutrono per un figlio prediletto. Forse anche perché il percorso iniziò nel 2004 proprio dall’incontro con Nicola Bardelle, imprenditore e creativo scomparso a soli 45 anni nel 2012, in un incidente stradale. «Nel futuro di Giada però potrebbe esserci un’altra licenza, ancora in fase di negoziazione – spiega l’imprenditore di origini siciliane –. Abbiamo scelto di proposito un brand dello stesso prestigio e posizionamento di Jacob Cohën, ma che non si sovrappone quanto a categoria di prodotto».

Sul fronte della distribuzione, la novità è l’apertura del primo monomarca a Milano. «C’è voluto del tempo per trovare la location giusta, finalmente ci siamo riusciti e potremo mettere a frutto l’esperienza fatta con gli altri negozi a insegna Jacob Cohën aperti negli anni scorsi,come quelli di Taormina o Saint Tropez – conclude Catania –. Nella capitale della moda saremo in via Spiga, nel tratto più vicino a via Manzoni, forse quello di massimo passaggio e visibilità». L’apertura a Milano servirà sicuramente ad accelerare l’internazionalizzazione: l’export è già al 75% ma – sottolineano Catania e il direttore commerciale Schivalocchi – vogliamo crescere in Europa, Stati Uniti e Medio Oriente.

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