Inchiesta “Keu”

'Ndrangheta in Toscana, rifiuti tossici delle concerie per il fondo stradale

19 persone indagate dopo tre anni di indagini, fra cui esponenti politici locali, dirigenti di enti pubblici e i vertici dell'associazione conciatori del distretto di Santa Croce sull'Arno (Pisa)

di Silvia Pieraccini

3' di lettura

È un'inchiesta giudiziaria che spazza via, in un sol colpo, vent'anni di progetti e proclami sull'ambiente e sull'economia circolare fatti dal distretto conciario di Santa Croce sull'Arno, in provincia di Pisa, il più importante polo italiano per la produzione di pelli per borse e scarpe dei marchi internazionali del lusso, che negli ultimi tempi ha attirato importanti investimenti esteri (hanno comprato concerie qui Chanel, Lvmh, i fondi d'investimento Xenon e Bravo).

Quei progetti innovativi su depurazione delle acque, trattamento dei fanghi di depurazione, recupero del cromo dagli scarti di lavorazione - sbandierati da Associazione Conciatori, Regione Toscana e Comune di Santa Croce sull'Arno e inseriti in accordi di programma e protocolli d'intesa - sono ora pesantemente messi in discussione dalla Procura di Firenze e dalla Direzione distrettuale antimafia. L'inchiesta battezzata “Keu” comprende tre filoni - inquinamento ambientale, narcotraffico internazionale, estorsione e illecita concorrenza - legati dal coinvolgimento di cosche della 'ndrangheta, e ha già portato 23 arresti tra Toscana e Calabria e altri 19 indagati, spargendo ombre sinistre sull'infiltrazione della criminalità nel business dello smaltimento dei rifiuti industriali.

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In Toscana tra gli indagati per reati che vanno dall'associazione a delinquere alla corruzione, dall'abuso d'ufficio al traffico illecito di rifiuti fino all'inquinamento ambientale ci sono i vertici dell'Associazione Conciatori (agli arresti domiciliari sono l'ex presidente Alessandro Francioni, l'ex direttore Piero Maccanti e l'attuale direttore Aldo Gliozzi; indagata l'attuale presidente Maila Famiglietti) e, sul fronte politico, Ledo Gori, capo di gabinetto del presidente della Regione Eugenio Giani e del suo predecessore Enrico Rossi; il dirigente regionale del settore Ambiente, Edo Bernini; il consigliere regionale pisano Andrea Pieroni (Pd) e la sindaca di Santa Croce, Giulia Deidda.

Le relazioni “pericolose” dei conciatori

L'ipotesi dei magistrati è che la politica locale abbia aiutato il distretto conciario di Santa Croce ad evitare controlli e ad avere deroghe sugli scarichi e sulle autorizzazioni ambientali. Le relazioni “pericolose” dei conciatori con le associazioni criminali sarebbero passate attraverso Francesco e Manuel Lerose (il secondo è agli arresti domiciliari), personaggi vicini alla criminalità organizzata, che avrebbero smaltito irregolarmente le ceneri ottenute dal trattamento dei fanghi di depurazione delle concerie per farne materiali edilizi (conglomerati bituminosi e cementizi) per sottofondi stradali. Quelle ceneri - dicono ora i magistrati - contenevano però alte concentrazioni di cromo, e dunque i materiali che ne sono derivati sono tossici e hanno inquinato falde e suolo.

Dubbi sui metodi di analisi del cromo-6

L'inchiesta è delicata proprio sul fronte ambientale perché ruota intorno alla qualificazione dei sottoprodotti di lavorazione e alla presenza di cromo, temi che da tempo sono al centro di battaglie tra conciatori, aziende sanitarie locali (Asl) e Procura. L'ex presidente dei conciatori Alessandro Francioni è stato uno dei più grandi accusatori dei metodi di analisi seguiti dall'Asl sulla presenza di cromo-6 nelle lavorazioni, che negli anni scorsi hanno visto piovere denunce sulla testa delle aziende. Un metodo di analisi che, secondo i conciatori, è seguito solo in Toscana, e che dunque solleva dubbi. Dubbi che nutrono anche i sindaci del distretto conciario: “Il settore conciario è un ambito che, già in passato, è stato oggetto di indagini che però non hanno poi portato allo svolgimento di procedimenti”, hanno scritto ora in un comunicato i sindaci di San Miniato, Castelfranco di Sotto, Montopoli in Val d'Arno e Fucecchio.


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