come cambia la geografia M5S

Sicilia, squadra, oppositori interni: per Di Maio la sfida comincia ora

di Manuela Perrone

(Ansa)

4' di lettura

Un campanello d’allarme è già suonato: secondo il sondaggio Emg diffuso ieri da Enrico Mentana per il tg di La7, il M5S ha perso l’1,2% in una settimana ed è stato sorpassato dal Pd. Segno che se la conquista dello scettro di candidato premier e capo politico del Movimento è stata facile e indolore, per Luigi Di Maio la vera partita comincia adesso. Quella all’esterno, in vista della campagna elettorale e della gara con i dem. Ma anche quella all’interno del Movimento, perché con il fronte degli oppositori ortodossi la tregua è soltanto provvisoria. Ecco tutte le sfide che lo attendono al varco.

Le ferite della legittimazione “dimezzata”
Non aiuta Di Maio la scarsa legittimazione ottenuta con le primarie, che lo obbliga a un surplus di impegno per recuperare una base che rischia di sfilacciarsi e demotivarsi: lo hanno scelto in meno di 31mila su un totale di 37mila votanti. Pochi, rispetto agli oltre 130mila iscritti certificati: neanche uno su quattro. Un’affluenza flop legata sostanzialmente a due fattori. Il primo, data la debolezza dei sette sfidanti e l’assenza di altri “big” nella rosa, è la scontatezza del risultato, che ha dissuaso molti dalla partecipazione. Non proprio il massimo per un Movimento che fa della democrazia diretta la sua bandiera.

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La credibilità della piattaforma Rousseau
Il secondo fattore, che spiega la scarsa affluenza alle urne online e allarma non poco i vertici M5S, sono le difficoltà tecniche incontrate dalla piattaforma Rousseau, sottoposta di nuovo a incursioni hacker. Il pirata informatico R0gue_0 ha pubblicato nuovi fotogrammi per dimostrare di aver “bucato” il blog usando l’utenza di nomi eccellenti legati alla galassia Casaleggio: addirittura quello del fondatore Gianroberto (Parsifal), ma anche Max Bugani, che gestisce la piattaforma con Davide Casaleggio e David Borrelli, Pietro Dettori, che scrive i contenuti del blog, il socio di Davide Marco Bucchich, il programmatore Marco Maiocchi. In un altro tweet l’hacker ha scritto recentemente: «Questo è #Rousseau e usano DES. Una “fortezza”.#LOL». Significa, spiega il programmatore e debunker (smascheratore di bufale) David Puente, ex dipendente della Casaleggio, « che la crittografia della piattaforma si baserebbe su un vecchio e largamente superato algoritmo», i cui rischi per la sicurezza sarebbero noti sin dal 1998. Nei prossimi mesi la corsa di Di Maio sarà legata a doppio filo con la riabilitazione della credibilità di Rousseau.

La partita siciliana e il rebus Cancelleri
A livello di consenso, il primo stress test per la nuova fase dimaiana del M5S saranno le elezioni siciliane del 5 novembre. Anche là sono grane, con il candidato governatore Giancarlo Cancelleri che ogni giorno vede rallentare la sua corsa verso Palazzo dei Normanni e con il sindaco di Bagheria indagato che si è autosospeso dal M5S (ma non dall’incarico). Di Maio ci ha messo la faccia: Cancelleri è considerato uno dei suoi, e lo ha accompagnato nel tour nell’Isola tutta l’estate. Ma già dal palco di Rimini il candidato premier ha messo le mani avanti: «Non usiamo la Sicilia a fini nazionali».

La trincea degli ortodossi
È chiaro, però, che gli ortodossi capitanati da Roberto Fico aspettano il 6 novembre per le prossime mosse. Se il voto in Sicilia non andasse come sperato, potrebbero rivendicare la paternità dell’alert sulla deriva pragmatica del Movimento e rialzare la testa. Il deputato Luigi Gallo, pubblicando su Facebook una foto con Fico, ha scritto: «Siamo quelli sotto al palco, siamo fuori dalla tv e dai talk show, siamo la maggioranza…». Un monito in piena regola: «Il
confronto ci farà solo crescere, il pensiero unico ci porterà all’estinzione». Nella pattuglia dei critici con la consacrazione di Di Maio capo politico del M5S ci sono anche altri parlamentari, da Nicola Morra a Carlo Sibilia, da Giuseppe Brescia a Elisa Bulgarelli. Pure se la geografia è variabile. Carla Ruocco e Roberta Lombardi, candidata governatrice nel Lazio, evitano le polemiche. Federico D’Incà tace. Ma nessuno di loro è salito sul palco riminese. L’ex Cinque Stelle Tommaso Currò annota: «Deve essere davvero dura per Fico accettare oggi una umiliazione simile, immeritata. Mi dispiace, perché è un bravo ragazzo che ho sempre rispettato, a differenza di quell’imbroglione furbo che un tempo fu suo
figliol prodigo (sue parole ricordo..), ma oggi potrà rendersi conto che i “dissidenti” avevano le loro ragioni».

Grillo media, la prova del nove sarà la squadra
Spetta a Di Maio, ora, ricucire gli strappi. Beppe Grillo, che finora ha fatto da paciere, prova a minimizzare dalle pagine del Fatto Quotidiano: «Tra Fico e Di Maio è più una questione di caratteri, uno è romantico, l’altro di carriera. Quando non ci si parla le cose si ingigantiscono, ma io li ho messi tutti in riga. L’importante è la squadra, e Roberto nella squadra ci sarà». Una rassicurazione per chi teme che nel gruppo con cui si tenterà la conquista di Palazzo Chigi saranno premiati i soli fedelissimi di Di Maio, per quelli che già prefigurano il progressivo isolamento dei “romantici”. Si vedrà a breve, anche con la composizione delle liste per le prossime politiche, se la pax sarà possibile.

La scommessa sul moderatismo
In fondo, quella di Grillo e Casaleggio jr su Di Maio, il volto più istituzionale del M5S, è una scommessa sul moderatismo, confermata dal commento del candidato premier all’indomani del voto tedesco: «Noi siamo l’unico argine a quelli che sono gli estremismi in Europa, fermo restando che poi il voto mostra anche che i partiti tradizionali sono in declino». Lo stesso moderatismo che lo ha portato, tra i mugugni dei “duri e puri”, ad aprire al confronto con i poteri che contano, le lobby, il mondo dell’industria e della finanza a Cernobbio, il Vaticano, l’accademia. L’opera di rassicurazione già avviata nell’ultimo anno proseguirà subito con i tavoli sul programma che cominceranno con le parti sociali, da Confindustria ai sindacati. La nuova fase è decollata.

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