gli effetti del reddito di cittadinanza

100mila disoccupati senza più sussidio, salta l'assegno di ricollocazione

di Claudio Tucci

Assegno di ricollocazione solo ai percettori di reddito di cittadinanza: 100mila disoccupati senza sussidio

2' di lettura

Circa 100mila disoccupati: è la platea di persone, secondo le prime stime, che ha perso o perderà nei prossimi mesi un impiego, e non potrà più beneficiare dell’assegno di ricollocazione, circoscritto ora ai soli percettori del reddito di cittadinanza. È uno degli effetti diretti del decretone, all’esame della commissione Lavoro del Senato (martedì scade il termine per gli emendamenti), che, dallo scorso 29 gennaio, non consente più ai lavoratori in Naspi da almeno 4 mesi di utilizzare lo strumento di politica attiva introdotto dal Jobs act, nel 2015
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Vale a dire, un voucher da 250 a 5mila euro (a seconda del profilo di occupabilità dell’interessato) da “spendere” presso i soggetti pubblici (centri per l’impiego) o agenzie private che forniscono servizi di assistenza personalizzata per la ricerca di un nuovo impiego, e che vengono retribuiti solo a “risultato raggiunto”, cioè a contratto di lavoro firmato. Il tema è delicato, imprese e sindacati sono preoccupati anche perché, la ricollocazione, nei fatti, viene limitata a soggetti poco, o per nulla, occupabili, mentre viene meno - in pratica, si sospende - per chi perde il lavoro, in genere 40-50enni esuberi di imprese in difficoltà, normalmente con più chance di ritrovarne un altro.

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L’Anpal, lo scorso 5 febbraio, ha chiarito che l’assegno di ricollocazione resta per i lavoratori in Cigs coinvolti nelle crisi aziendali, confermando, tuttavia, l’esclusione per i disoccupati in Naspi da almeno quattro mesi. Gli ultimi numeri parlano, a oggi, di circa 6/7mila assegni di ricollocazione richiesti dai disoccupati; e 1.150 assegni utilizzati da lavoratori in Cigs (qui la politica attiva inizia prima della disoccupazione, con la speranza di un più rapido inserimento lavorativo). Considerando che, negli ultimi mesi del 2018, il 10% circa dei disoccupati ha richiesto l’assegno di ricollocazione (dopo un avvio sperimentale andato così così), e che ogni anno, in media, c’è un milione di persone che vanno in Naspi, mantenendo la stessa percentuale di richiesta (10%) gli esperti stimano in 100mila persone la platea di soggetti esclusi, per effetto del decretone, dalla misura di politica attiva targata Jobs act. Le parti sociali hanno chiesto al governo di ripensarci.

Alle richieste di imprese e sindacati si sono associati gli esperti: «È opportuno correggere il provvedimento - evidenzia Lucia Valente, professoressa di diritto del Lavoro all’università La Sapienza di Roma, ed ex assessore al Lavoro della regione Lazio, che ha riordinato i servizi per il lavoro nel territorio -. Si assesta un duro colpo alle politiche attive». Sulla stessa lunghezza d’onda, l’economista della Statale di Milano, Marco Leonardi: «La norma penalizza una fetta ampia di disoccupati, auspico una retromarcia». Favorevole a una “riformulazione” della disposizione è anche il presidente uscente di Anpal, il giuslavorista Maurizio Del Conte: «L’assegno di ricollocazione sta iniziando a diffondersi; per questo, mi auguro che il provvedimento possa essere corretto per estendere la copertura a tutti i disoccupati».

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