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2 giugno, l’esordio di Meloni ai Fori e le parole chiave: patria, valori, sacrifici

In tribuna con il presidente Mattarella ministri e autorità. Crosetto evoca lo “spirito repubblicano”. Assente il vicepremier Matteo Salvini

di Manuela Perrone

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4' di lettura

«L’Italia siamo noi». Per la sua prima Festa della Repubblica, in una Roma assolata, il Governo Meloni sceglie uno slogan che richiama gli italiani al proprio «patrimonio di valori». «A simboleggiare - ha spiegato il ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto - che la Repubblica non esisterebbe senza la coesistenza di differenti sogni, provenienza, età, professioni, condizioni sociali che senza alcuna distinzione si identificano in una unità che affratella tutti i cittadini e le cittadine del nostro Paese».

L’omaggio di Mattarella al Milite Ignoto

La cerimonia si apre con l’alzabandiera solenne e l’omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato da Crosetto. Deposta la corona d’alloro, e intonato l’inno ai Caduti seguito dal passaggio delle Frecce Tricolori. Il capo dello Stato passa poi in rassegna i reparti.

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Mattarella: «Ora la sfida è difesa europea integrata»

Al capo di stato maggiore della Difesa, l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Mattarella ha già consegnato il suo messaggio: «I valori della scelta del 2 giugno 1946, trasfusi nella Carta costituzionale di cui ricordiamo i 75 anni di vita, continuano a guidarci nel cammino di un'Italia autorevole protagonista in quell'Unione Europea che abbiamo contribuito a edificare. Libertà, uguaglianza, solidarietà, rispetto dei diritti dei singoli e delle comunità sono pilastri fondamentali della nostra Carta costituzionale». Un richiamo, inoltre, «all’orizzonte di una difesa europea realmente integrata», che «è la nuova sfida che attende le Forze Armate».

2 giugno, il presidente Mattarella al Milite Ignoto

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Crosetto celebra lo “spirito repubblicano”

Nella sua lettera alle donne e agli uomini della Difesa, il ministro Crosetto ricorda il «prezioso lavoro dei nostri padri costituenti» che scrissero «il capolavoro» della Costituzione. E cita l’alluvione, «perché in quelle immagini di centri urbani allagati, di lutti, di fango, di natura in rivolta, di disperazione, ma anche di solidarietà, di amore, di voglia di ricominciare, di soccorritori giunti da ogni angolo d’Italia, di giovani e meno giovani intenti a ripulire, di gente che si rimbocca le maniche per ritornare, con ostinazione e coraggio, alla normalità, ho visto la Repubblica nella sua dimensione più pura e più concreta: quella di comunità, di comunità solidale che affratella e unisce tutti i suoi cittadini». Repubblica «di tutti, ma soprattutto per tutti», sottolinea il ministro. Con le Forze Armate «parte, da sempre, di questo spirito repubblicano e che, da sempre, gli conferiscono la dignità dell’azione, la rapidità dell’intervento, la certezza della sicurezza a difesa dei cittadini».

Alla parata sfilano in 5.500, 300 sindaci

Alle 10, dopo l’arrivo in tribuna di Mattarella, a bordo della storica Lancia Flaminia presidenziale scortata dai Corazzieri a cavallo, comincia la tradizionale parata ai Fori imperiali: sfilano in 5.500 tra personale militare e civile. Ad aprire la manifestazione, circa 300 sindaci con la fascia tricolore guidati dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, insieme agli amministratori di alcuni dei Comuni colpiti dall’alluvione in Emilia Romagna: Marco Panieri (Imola), Luca Della Godenza (Castel Bolognese), Enrico Cangini (Sarsina). Subito dopo il soprano Eleonora Buratto intona l’inno d’Italia accompagnata dalla Banda Interforze. Dieci i settori della rassegna, con la partecipazione di tutte le componenti dello Stato: forze speciali, Esercito, Marina militare, Aeronautica militare, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, corpi militari e ausiliari dello Stato, Polizia, Vigili del Fuoco, Croce Rossa e Protezione civile, reparti a cavallo, atleti e atleti paralimpici, applauditissimi.

Premier, ministri e autorità in tribuna

Dalle tribune, affollatissime, assistono alla parata le più alte cariche istituzionali, a cominciare dal presidente Mattarella e dalla premier Giorgia Meloni al suo esordio ai Fori, seduta tra Crosetto e il presidente del Senato Ignazio La Russa. Con lei i ministri Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Gilberto Pichetto Fratin, Marina Calderone, Giuseppe Valditara, Raffaele Fitto, Daniela Santanchè, Gennaro Sangiuliano, Paolo Zangrillo, Andrea Abodi. Presenti anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, la presidente della Corte Costituzionale, Silvana Sciarra, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il Capo della Polizia Vittorio Pisani e il segretario generale della Difesa, Luciano Portolano. Assente il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.

Meloni: «Patria è compiere insieme sacrifici»

«La comunità nazionale, la patria, alla fine è questo: una dimensione di sacrifici che si compiono insieme per chi l’ha fatta prima di noi e per noi che lo facciamo verso gli altri», ha detto Meloni a margine delle celebrazioni. «Questa non è una semplice celebrazione museale. È la dimensione del fatto che o noi capiamo che, se ci sia difficoltà o che le cose vadano bene, ne usciamo solo insieme, serve che ciascuno faccia la sua parte. Non c’è nessuno che da solo può risolvere i problemi. Capire che siamo tutti legati è l’elemento culturale che serve per capire che dobbiamo remare tutti verso la stessa direzione».

Dopo che da un elicottero di aviazione ed esercito si lanciano sei atleti, si finisce con il tricolore dispiegato davanti al capo dello Stato.

Berlusconi: «Vogliamoci bene»

«Vogliamoci bene siamo tutti cittadini della nostra meravigliosa Italia. Auguri a tutti noi e alla nostra splendida Repubblica. Non devono esserci contrasti tra di noi perché ciò che deve prevalere è il bene comune e il bene di tutti. Vi voglio bene, italiani».

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