25 anni di World Pasta Day: produzione mondiale raddoppiata, export italiano +210%
L’Italia consolida il primato: secondo Unione Italiana Food nel mondo 1 piatto di pasta su 4 è italiano (3 su 4 in Europa). Fatturato a quota 7 miliardi (+24% sul 2021)
di Emiliano Sgambato
I punti chiave
5' di lettura
La pasta è uno dei prodotti simbolo del made in Italy e sembra essere tra quelli che stanno superando con maggior slancio la crisi, grazie a una risposta dei consumatori che risente meno che in altri settori i rialzi dei prezzi. Del resto la pasta resta un piatto economico e versatile che si adatta (anche grazie alle innovazioni e i cambiamenti introdotti negli ultimi anni) alle esigenze dei consumatori nazionali ed esteri.
Il suo crescente successo infatti non si ferma ai confini nazionali, ma si consolida anche all’estero con la produzione mondiale che arriva a 17 milioni di tonnellate (+1,8% sul 2021), quasi raddoppiando i 9 milioni del 1998, anno del primo World Pasta Day, che mercoledì 25 ottobre compirà appunto un quarto di secolo.
L’export guida la crescita dei pastifici
Secondo i dati elaborati da Unione Italiana Food e Ipo (International Pasta Organisation) per questo anniversario, l’Italia si conferma leader globale con 3,6 milioni di tonnellate di pasta prodotta e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro (+24,3% sul 2021, ovviamente soprattutto per effetto dell’aumento dei listini). In 25 anni inoltre è più che triplicata la quota delle esportazioni (+210%) che rappresenta ormai quasi il 62% della produzione: un piatto di pasta su 4 consumato è infatti Made in Italy e ben 3 su 4 se ci si limita all’Europa. Sono anche aumentati i Paesi destinatari (oggi quasi 200, +6,4%) ma rimangono in testa Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Giappone .Tra i mercati emergenti registrano ottime performance anche Arabia Saudita (+51%), Polonia (+25%) e Canada (+20%).
Un italiano su 2 mangia pasta tutti i giorni
Mangiano pasta almeno una volta a settimana praticamente tutti gli italiani (99%) e oltre 1 italiano su 2 la porta in tavola ogni giorno, mentre 1 su 5 la consuma 4-5 volte a settimana. Siamo il Paese che ne mangia di più (con 23 kg pro-capite all’anno precediamo Tunisia con 17 kg e Venezuela con 12 kg), con un totale di 1,3 milioni di tonnellate consumate nel 2022. E – secondo la ricerca “Gli Italiani e il futuro della pasta” di AstraRicerche – il trend non cambierà: «per oltre 3 italiani su 10 il suo consumo in Italia tenderà ad aumentare, per 4 su 10 ci sarà un ulteriore incremento anche all’estero».
Intervistati sugli orizzonti nei prossimi 25 anni, per il 59% degli italiani «la pasta conoscerà nuove tipologie con farine o ingredienti alternativi, sarà conservata in packaging più ecologici e biodegradabili (52,6%) e vedrà l’aggiunta di tanti nuovi formati (35,4%)».
La novità inaspettata riguarda però il consumo di pasta in momenti della giornata meno “tradizionali”, come a colazione o a merenda: «a dispetto di una presunta impronta “conservatrice” degli italiani – nota la ricerca – 8 su 10 dimostrano grande apertura, confermando di essere pronti a consumarla appena svegli o come break durante la giornata, a patto che mantenga sempre alti i livelli di qualità e gusto»
Già oggi – notano da Unionfood – basta cercare l’hashtag #breakfastpasta su Instagram o TikTok per rendersi conto di come, soprattutto Oltreoceano, iniziare la giornata con spaghetti, fettuccine e altri formati stia diventando una vera e propria moda culinaria. E anche in Italia, in occasione della scorsa edizione del World Pasta Day, lo chef Valerio Braschi ha lanciato la sua ricetta dolce di rigatoni soffiati con cannella in latte di cocco e mandorle
Se, da un lato, ci si aspetta un ulteriore passo avanti nella sostenibilità, con un impatto ambientale ancora più basso (43%), nella funzionalità con un contributo specifico al benessere fisico (34%) e nell’innovazione in termini di formati di design o cambiamenti sostanziali (28%), una fetta importante di intervistati si mantiene fedele alla tradizione. Per il 41,2% la pasta del futuro manterrà un legame con il passato, con modi tradizionali di produzione. Per il 34.7% sarà sempre accessibile, economica, alla portata di tutti. Infine, per il 33.7% sarà semplice, facile da cucinare. La curiosità: il 28% degli intervistati ritiene che la pasta conoscerà nuovi metodi di cottura e il 25% pensa che cuocerà in 3-5 minuti. Insomma, la pasta in futuro ha grandi opportunità e grandi sfide da affrontare, ambiente e sostenibilità in primis, ma non solo: per ben 1 italiano su 4 andrà incontro alle esigenze di single con confezioni più piccole o in versione “sfusa”.
Il sapore resta al primo posto ma per il 40% degli italiani serve un mix tra gusto, salute e attenzione all’ambiente. Al terzo posto, si piazza l’apertura alla sperimentazione: per 1 italiano su 3 la pasta deve essere anche un alimento versatile e innovativo. Seguono valori come la comodità, la preparazione pratica e veloce e l’accessibilità per una corretta alimentazione.
Il futuro secondo i pastai di Unione Italiana Food
«Nell’ultimo decennio è avvenuta una rivoluzione nel mondo della pasta: i consumatori – dicono da Unione Italiana Food – sono più consapevoli, informati ed esigenti con un cambiamento delle loro preferenze. Grazie anche al saper fare dei pastai, la pasta è stata protagonista di una grande trasformazione, a livello sostanziale e non solo, ha saputo rinnovarsi e adattarsi a stili di vita differenti con nuove tipologie (dall’integrale alle paste speciali o arricchite a quelle senza glutine) e formati, pur rimanendo uguale a sé stessa»
Ecco le 5 tendenze principali sul futuro della pasta secondo i pastai di Unione Italiana Food:
1.Sarà sempre di più “consumer friendly”: tantissimi formati, regole e leggi ne stabiliscono la qualità ma la preferenza di forme, quantità, ricette e occasioni di consumo sono lasciati alla libera interpretazione di ognuno. La pasta come vera espressione della libertà democratica.
2.Sempre più global ma comunque tradizionale: si passa dalla morphing pasta a quella 3D per accontentare il consumatore più attento all’innovazione ma c’è anche chi ritiene che spaghetti, penne e fusilli saranno sempre al vertice della top ten.
3.Troverà altre occasioni di consumo. Si ridurranno le porzioni a fronte di più occasioni di consumo durante la giornata, come già accade all’estero, in linea anche con le future regole alimentari
4.Sarà sempre più sostenibile. La asta è già più sostenibile di altri alimenti. La capacità di produrla, confezionarla e trasportarla in modo ancora più sostenibile è tra i primi posti delle sfide future. Il packaging sarà con materiali flessibili e biodegradabili.
5.Conoscerà cotture più veloci. Ci sarà uno sviluppo delle paste da cucinare in maniera più veloce anche per rispondere alle esigenze di chi ha meno tempo per stare ai fornelli. Anche se dipende dal formato, si potrà scegliere di tutto, dalla cottura di 18 minuti a quella di 1 minuto.
«Quest’anno festeggiamo un traguardo importante che conferma come la pasta sia un prodotto straordinario che porta ogni giorno gioia e convivialità sulla tavola di milioni di persone di tutto il mondo – afferma Margherita Mastromauro, Presidente dei pastai di Unione Italiana Food –. In questi 25 anni, come produttori, abbiamo visto come gli chef continuino a reinterpretarla, come i gastronomi la descrivano, gli antropologi esaltino il suo ruolo sociale, così come i nutrizionisti la consiglino per una corretta e sana alimentazione. La pasta è un cibo universale, ricco di storia e cultura, sempre più simbolo di una sana alimentazione, il cui consumo è in continuo sviluppo. La pasta ha la capacità di essere il cibo perfetto per tutti, vero e proprio alimento del futuro, che unisce al gusto e convivialità anche un approccio al cibo nel segno del benessere e della sostenibilità».
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