50 anni di brevetto Europeo
Oggi si celebra un momento di svolta poco conosciuto nella storia europea del dopoguerra. Cinquant’anni fa, il 5 ottobre 1973, in un clima economico e politico turbolento, 16 nazioni europee si impegnarono a sostenere l’ideale che il progresso tecnologico dovesse superare i confini nazionali e firmarono la Convenzione sul brevetto europeo (CBE).
di António Campinos*
3' di lettura
Oggi si celebra un momento di svolta poco conosciuto nella storia europea del dopoguerra. Cinquant’anni fa, il 5 ottobre 1973, in un clima economico e politico turbolento, 16 nazioni europee si impegnarono a sostenere l’ideale che il progresso tecnologico dovesse superare i confini nazionali e firmarono la Convenzione sul brevetto europeo (CBE).
Il trattato giuridico ha dato il via all’istituzione di un sistema brevettuale europeo, che oggi comprende 39 Stati membri, tra cui l’Italia, e un numero crescente di “Stati di convalida” - Paesi extraeuropei in cui è possibile ottenere un brevetto europeo. Un mercato tecnologico di circa 700 milioni di persone, equivalente alla popolazione combinata di Stati Uniti, Brasile, Canada, Giappone e Corea.
Ciò che conta oggi non sono le dimensioni del sistema, ma piuttosto la vivacità e il progresso dei suoi componenti che hanno permesso di portare sul mercato nuove ed entusiasmanti tecnologie.
Le industrie europee che più utilizzano i brevetti contribuiscono oggi per poco meno di un quinto del PIL europeo e assicurano circa un posto di lavoro su cinque.
Queste innovazioni non solo migliorano la nostra vita quotidiana, ma contribuiscono ad affrontare alcune delle problematiche più importanti dell’umanità. Ed è proprio emblematico sapere che metà delle tecnologie necessarie per raggiungere un futuro a zero emissioni sono ancora bloccate allo stadio di prototipo o di dimostrazione.
Alla luce di questo dato, e delle riflessioni che sorgono spontanee in occasione di un anniversario importante, è prudente chiedersi se la Convenzione sul Brevetto Europeo (CBE) sia ancora all’altezza del compito? E così è anche giusto chiedersi se la CBE possa garantire il sistema brevettuale e il futuro sostenibile a cui tutte aneliamo?
Io credo di sì. Per molte ragioni, la CBE è proprio lo strumento che può aiutarci a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Ne è una chiara dimostrazione il numero record di finanziamenti per 35,6 miliardi di dollari raccolti l’anno scorso dalle start-up europee pioniere di tecnologie rispettose del clima.
Ulteriore elemento che contribuisce al fascino duratura del nostro sistema brevettuale risiede nel fatto che la CBE ha anche sancito l’obbligo di rendere pubblici i dati del brevetto - tale aspetto è una pietra miliare del sistema e mantiene il ciclo dell’innovazione in costante movimento.
L’impegno per l’innovazione dell’Ufficio Europeo dei Brevetti consiste anche nell’offrire uno strumento di ricerca gratuito - Espacenet - che consente al pubblico di accedere a oltre 140 milioni di documenti brevettuali; un tesoro di progetti tecnici, diagrammi dettagliati e descrizioni approfondite che si configurano quali manuali d’uso per idee all’avanguardia.
Sfruttiamo l’immenso potenziale dell’intelligenza artificiale, per tradurre i documenti di brevetto in più lingue. Mettiamo a disposizione degli inventori in erba piattaforme dedicate alle ultime tecnologie. In parallelo pubblichiamo rapporti e studiamo le tendenze dell’innovazione. Questi studi portano a risultati anche allarmanti che richiedono un’azione più incisiva e ci permettono di rivedere la rotta. Ad esempio, il nostro ultimo rapporto sulla partecipazione delle donne all’attività inventiva rivela che in Europa meno di un inventore su sette è donna.
Questo porta alla nostra sfida principale: l’accessibilità. Come possiamo garantire che le barriere all’ingresso nel sistema brevettuale siano rimosse in modo che questioni come i costi e la complessità non siano più dei deterrenti per le PMI, le microimprese e i centri di ricerca?
Il recente lancio del Brevetto Europeo con effetto unitario ha proprio questo scopo di semplificazione e accessibilità. Un’unica procedura, soggetta a un’unica tassa di rinnovo e nella stessa valuta, con un unico sistema giuridico davanti ad un unico Tribunale Unificato (UPC) - per i 17 Paesi partecipanti - che col tempo diventeranno potenzialmente 27 e oltre, con tutti gli altri che entreranno a far parte della famiglia dell’UE. Massima protezione a fronte di un onere amministrativo minimo.
Non c’è da stupirsi se già si registrano segnali positivi di adozione da parte delle imprese più piccole.
La domanda di brevetti europei non è mai stata così alta. La CBE è una pietra miliare su cui l’innovazione europea ha prosperato negli ultimi 50 anni ed è rilevante oggi come il giorno in cui è stato firmato.
(*) Presidente dell’EPO (European Patent Office)
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