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5G, torna l’ipotesi di innalzare i limiti per l’elettromagnetismo

L’Antitrust spinge per un adeguamento che favorirebbe gli investimenti: assist per il governo che studia una norma

di Carmine Fotina

Banda larga, Butti: "Per avere il 5G serve una revisione organica e globale della strategia sulla banda ultra larga"

2' di lettura

Un monitoraggio e una campagna di informazione per creare il clima più adatto a un cambiamento normativo che potrebbe fare discutere. È questa la linea che sta emergendo nel governo per adeguare (al rialzo) i limiti elettromagnetici per gli impianti di telefonia mobile. La medesima impostazione spunta anche nella segnalazione appena inviata dall’Antitrust a governo e Parlamento in vista della futura legge per la concorrenza (per il 2023). In quella per il 2022, approvata in consiglio dei ministri lo scorso 20 aprile, alla fine la norma, seppure studiata nelle settimane precedenti dai ministeri competenti, non passò. Pesò la perplessità di diversi sindaci della maggioranza, di cui si fece portavoce in particolare qualche esponente parlamentare della Lega.

Il confronto europeo

Nella segnalazione l’Antitrust ricorda che «l’Italia ha fondato la sua disciplina sul principio di precauzione contenuto nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea ed è di fatto il paese europeo con i limiti di emissione più bassi». Secondo il garante, «l’analisi dei pochi studi che avanzavano il sospetto di effetti dannosi a valori di esposizione prossimi ai limiti ha portato a un giudizio di non rilevanza rispetto alle linee guida e di bassa affidabilità statistica». Già nella precedente segnalazione annuale, riferita alla legge concorrenza 2022, l’Antitrust spingeva «sulla necessità di verificare la validità degli attuali limiti... al fine di evitare che la maggiore restrittività di tali limiti possa disincentivare nuovi investimenti e l'entrata di nuovi operatori».

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L’adeguamento

Nel nuovo documento il garante guidato da Roberto Rustichelli chiede una norma che espliciti che si applicano i livelli di riferimento indicati nella Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 12 luglio 1999 sui limiti di esposizione ai campi 0-300 GHZ. Asstel, l’associazione degli operatori di telecomunicazioni, nel corso dell’audizione in Parlamento per l’esame della legge concorrenza 2022 ha evidenziato che in Italia «il limite vigente è di 6 Volt/metro, a fronte di un range di raccomandazioni internazionali che declina valori diversi per le diverse bande di frequenza utilizzabili e che, ad esempio, per le frequenze sui 3400-3800 GHz utilizzabili per il 5G prevede 61 V/m».

La campagna informativa

Secondo l’Antitrust, l’adeguamento dei limiti, oltre al costante monitoraggio, andrebbe accompagnato a una campagna di informazione, a cura del Dipartimento per l’informazione e l’editoria di Palazzo Chigi, «relativa al corretto uso dei dispositiviil cui funzionamento dipende dai campi elettromagnetici, ai rischidell'elettromagnetismo e alla protezione dall'elettromagnetismoassicurata dalle norme in vigore». Le compagnie di telecomunicazioni impegnate nella realizzazione delle nuove reti 5G (anche nell’ambito delle gare del Pnrr già assegnate) continuano a presentare dati in diverse sedi istituzionali a sostegno dell’innalzamento. Inwit, la società delle torri di tlc, ha commissionato un’indagine all’Istituto Piepoli, presentata in occasione del terzo Stakeholder Forum dell'azienda, un'indagine dalla quale emerge che il 91% degli intervistati è consapevole del valore delle infrastrutture digitali per la crescita del Paese, l'89% percepisce la tecnologia 5G come un’opportunità e circa il 60% è favorevole ad adeguare i limiti elettromagnetici.

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