Il premier ha riferito nel pomeriggio in aula sulla crisi politica, comunicazioni sulle quali è posta la fiducia del Governo. Prodi ha ribadito la solidarietà a Mastella e ha chiesto ai senatori un «voto esplicito e motivato». L'Italia, ha detto Prodi, «ha bisogno della continuità di governo» e lo stop all'Esecutivo è un lusso che il Paese non può permettersi. «Vi chiedo la fiducia - ha concluso il premier - assicurandovi che sono ben consapevole che il Governo stesso dovrà rafforzare le sue capacità decisionali, snellire le sue procedure, migliorare la sua resa, forse ridefinire le sue strutture e la sua composizione. Chiedo la fiducia a tutti voi per proseguire con rinnovato slancio il processo riformatore». Il premier aveva anticipato questa mattina al Capo dello Stato, in un colloquio al Quirinale durato oltre tre quarti d'ora, la sua volontà di sottoporsi al voto del Senato. «È stato un colloquio sereno e costruttivo». Prodi aveva preso la decisione ieri sera, al termine di una giornata ad altissima tensione. Nella replica il premier ha detto di essere in aula a chiedere la fiducia «non per testardaggine ma per coerenza».
Bagarre in aula quando il senatore Udeur Stefano Cusumano (detto Nuccio) ha annunciato il suo sì a Prodi. Cusumano, aggredito verbalmente dal suo collega di partito Tommaso Barbato, è stato colto da malore e portato fuori dall'aula in barella. Il presidente Marini ha sospeso la seduta per 5 minuti. Mentre il premier si recava al Senato un contestatore, brandendo una bottiglietta d'acqua, ha fermato il corteo di auto per qualche secondo. Poi l'uomo è stato caricato su un cellulare.
Ha continuato a rullare per tutto il giorno il pallottoliere di Palazzo Madama, con numeri altalenanti che cambiavano di ora in ora. I seggi dopo le urne davano a quota 158 l'Unione e a 156 la Casa delle libertà. I liberaldemocratici, tramite il senatore Giuseppe Scalera, ieri hanno fatto sapere che non voteranno fiducia al Governo. Dalla decisione si è, però, dissociato il senatore Natale D'Amico, che insieme a Lamberto Dini e a Giuseppe Scalera costituisce il pool dei liberaldemocratici al Senato. «Comprendo ma non condivido - ha spiegato D'Amico - le ragioni della decisione diversa assunta dai miei amici liberaldemocratici». Giuseppe Scalera si è poi astenuto. Nell'Udeur l'ex Guardasigilli Clemente Mastella, nonostante un leggero malore, è arrivato a Roma accompagnato dal medico e ha votato no al Governo Prodi, scelta condivisa da Tommaso Barbato, mentre Cusumano ha confermato in aula la sua fiducia a Prodi e al Governo. Secco il no a Prodi, invece, da Franco Turigliatto. Il senatore Domenico Fisichella, ex Margherita, invece, che aveva più volte ribadito il suo voto negativo al Governo Prodi, ha annunciato nel corso delle dichiarazioni di voto che non avrebbe votato se non avessero votato gli altri senatori dimissionari (Bordon e Rame). Poi ha votato no, visto che nella seconda chiama Bordon aveva votato sì.Il sostegno al Governo dei senatori a vita è arrivato non solo da Emilio Colombo, Oscar Luigi Scalfaro, Rita Levi Montalcini, Carlo Azeglio Ciampi, ma anche Francesco Cossiga. Giulio Andreotti, invece, non si è presentato in aula per il voto. Il senatore indipendente Luigi Pallaro ieri ha fatto sapere che sarebbe restato in Argentina. La Cdl serra le file: in aula si presentano a votare anche Learco Saporito (An) con la spalla fasciata e il braccio al collo e Guido Possa (Fi) in sedia a rotelle con gamba tesa fresca di operazione al ginocchio: poi voterà fra gli applausi sorreggendosi sulle grucce.
«Vedremo cosa succederà in questi giorni. Spero in una prospettiva di stabilità politica in Italia per affrontare la difficile situazione dell'economia», commenta dal World Economic Forum di Davos, il commissario europeo agli Affari economici e monetari Joaquim Almunia segnalando di essere «preoccupato» per le difficoltà del Governo italiano.