Se la crisi stringe la morsa, se il tentativo quotidiano di far quadrare i conti fallisce e le uscite superano le entrate, non fa di certo piacere pagare alla gestione separata Inps contributi più alti di quelli che altre categorie di lavoratori autonomi versano alle proprie casse di previdenza. Negli ultimi giorni la casella di posta elettronica del nostro sito è stata inondata dalle email di "navigatori" che di mestiere fanno i traduttori, ma che in realtà esprimono un disagio a più ampia portata, che coinvolge tutti i liberi professionisti che non hanno un Albo né una cassa di previdenza. È il caso, ad esempio, di restauratori, bibliotecari, archeologi, tributaristi. Tutti chiedono a gran voce che nella Finanziaria 2010, al vaglio della Commissione bilancio della Camera, venga inserita una norma che porti le aliquote contributive dovute alla gestione separata Inps al 20%, dal 25,72 a cui è attualmente soggetto chi non è iscritto a un'altra forma di previdenza obbligatoria. Perché se ciò non dovesse accadere, denunciano questi professionisti, il rischio è di chiudere bottega. E poi, la Commissione dovrebbe chiudere i lavori il 4 dicembre ...
«Occorre parlarne ora, o mai più», avverte Francesca. «È possibile aprire una piccola parentesi sulla situazione in cui si trovano migliaia di professionisti non regolamentati, costretti a pagare alla gestione separata Inps contributi molto più alti di quelli versati dalle altre categorie di lavoratori autonomi. Perché non ridimensionare le aliquote al 20 per cento?» chiede Ornella. Quindi, Michael: «Molti di noi si trovano a rischio di chiusura dell'attività. Non chiediamo di essere privilegiati, solo di essere trattati al pari degli altri lavoratori autonomi».
Qualche esempio: il contributo soggettivo degli avvocati è pari al 12% del reddito professionale netto dichiarato ai fini Irpef, quello dei commercialisti va dal 10 al 17% ed è del 10% per architetti e ingegneri.
An.C.
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