A Bologna 3mila etichette attente al vino sostenibile
Alla Slow Wine Fair dedicata al vino “buono, pulito e giusto” 750 cantine da 21 Paesi
di Ilaria Vesentini
3' di lettura
«Se dopo una sola edizione abbiamo aumentato del 50% il numero di cantine espositrici e una trentina di buyer tedeschi, che non vanno a Vinitaly, hanno confermato la loro partecipazione qui da noi a Bologna, significa che c’è una fetta di mercato e di consumi scoperta da esplorare e far crescere, creando un nuovo palcoscenico fieristico che non è in concorrenza con nessun’altro e si rivolge a una community diversa». Così Domenico Lunghi, direttore Manifestazioni dirette di BolognaFiere (gruppo presieduto da Gianpiero Calzolari), spiega i numeri oltre le attese di Slow Wine Fair, la manifestazione internazionale dedicata al vino “buono, pulito e giusto”, organizzata da BolognaFiere e Sana con la direzione artistica di Slow Food, che dopo il debutto dello scorso anno andrà in scena nel quartiere Michelino dal 26 al 28 febbraio.
Sono attese 750 cantine da tutte le regioni italiane e da 21 Paesi, per oltre 3mila etichette – di cui la metà biologiche e biodinamiche – per scoprire il piacere di vini frutto di agricoltura sostenibile, attenta a biodiversità, tutela del paesaggio, crescita culturale e sociale della comunità agricola e a un consumo consapevole.
«L’evento nasce da 40 anni di esperienza di Slow Food nell’enologia e da 35 anni di nostro know-how nel biologico e nel naturale, da cui è nato Sana, il primo salone in Europa dedicato all'agroalimentare biologico. Una comunione di intenti – sottolinea Lunghi – di cui è parte anche Federbio, che ci ha spinto a creare un appuntamento nuovo a inizio primavera, visto che il Sana cade a settembre in piena vendemmia, rendendo impossibile la partecipazione dei vignaioli».
Nel 2022 Slow Wine Fair andò in scena due settimane prima di Vinitaly a Verona ed entrambi i saloni raccolsero grande successo, «confermando che le due fiere non si fanno concorrenza, ma si completano, come succede in Germania per le fiere del food Anuga e Biofach per il biologico», fa notare il direttore.
Slow Wine Fair si inserisce in una congiuntura rovente in Europa sul vino, dopo il recente via libera dell’Ue all’etichettatura irlandese con messaggi di alert sui rischi per la salute imposta per tutti gli alcolici, così come già avviene per le sigarette. Il vino che sarà in fiera a Bologna non è certo diverso per gradazione alcolica, ma è la modalità di consumo a fare la differenza tra un bicchiere buono non solo per il palato e il pianeta ma anche la salute e uno no, commenta Lunghi, richiamando il fitto calendario di incontri di approfondimento, iniziati già lo scorso 8 febbraio con la prima conferenza online, per conoscere denominazioni dei vini, impatto climatico e modelli sostenibili di viticoltura, temi chiave avendo alle spalle una vendemmia 2022 tra le più siccitose di sempre.
«La Slow Wine Fair è prima di tutto l’appuntamento internazionale della Slow Wine Coalition – afferma Giancarlo Gariglio, coordinatore della rete inclusiva e collaborativa che riunisce tutti i protagonisti della filiera del vino creata un anno fa tra – per confrontarsi e diffondere un nuovo paradigma di produzione e consumo di vino, privilegiando metodi che preservino le risorse naturali e incrementino la fertilità del suolo, abbandonando la chimica di sintesi e l'agricoltura intensiva. E alla figura del vignaiolo va riconosciuto il giusto ruolo di difensore del paesaggio e promotore di cultura».
L’Italia, con oltre 120mila ettari coltivati a vite con metodo biologico (una superficie più che raddoppiata negli ultimi dieci anni) è prima in Europa e i vini biologici italiani – raccontano i dati del Wine Monitor Nomisma – che coniugano denominazione di origine e certificazione bio sono molto apprezzati all’estero: lo scorso anno sono stati esportati 626 milioni di euro di vino bio Made in Italy.
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