A Bologna i ricordi di Prodi e Bentivogli
di Claudio Tucci
2' di lettura
Marco Biagi, di cui oggi cade il ventennale della sua uccisione per mano delle Br, «aveva capito che eravamo di fronte a un cambiamento radicale del mondo del lavoro». E ha provato «a fornire una strumentazione giuridica» per assicurare diritti e tutele a chi non era protetto da contratti standard. Anche l’ex premier, Romano Prodi, ha voluto ricordare il giuslavorista ucciso 20 anni fa dalle Br, nel corso del convegno, «Il riformismo per la dignità del lavoro», organizzato ieri a Bologna da Base Italia, alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, del sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Bruno Tabacci, e della professoressa Alessandra Servidori.
E se il cardinale Matteo Zuppi ha ricordato l’importanza di «fare memoria», il giuslavorista, Giuliano Cazzola, ha sottolineato l’attualità del pensiero di Marco Biagi, «dal riconoscimento della somministrazione come strada per stabilizzare il lavoro all’attualità di istituti come la conciliazione e l’arbitrato». E ancora: dal lavoro a progetto allo smart working, dalle politiche attive all’apprendistato, che fanno così fatica a decollare.
Il punto, ha chiosato, Marco Bentivogli,un passato da segretario generale dei metalmeccanici, oggi fondatore di Base Italia, è che di fronte «alle tre transizioni che abbiamo davanti, digitale, ambientale, demografica, non possiamo procedere con approcci dogmatici che trovano il loro comfort nel negare la realtà. Abbiamo bisogno di riformisti indipendenti, a cui assicurare meno solitudine e ostilità, come ci rammentava l’economista Federico Caffè. Il conservatorismo ideologico ha generato uno dei mercati del lavoro con le piu grandi diseguaglianze. Ecco, bisogna recuperare il metodo riformista e la sua virtù distintiva: il coraggio e dare risposte a tutti, partendo da chi è meno protetto».
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