A chi farà concorrenza l’euro digitale?
A temere la competizione delle cosiddette Central Bank Digital Currencies sono soprattutto le banche
di Gianfranco Ursino
2' di lettura
La gestazione sarà ancora lunga. Con molta probabilità la sua nascita potrebbe giungere il primo gennaio 2028. L’euro digitale, concepito con l’approvazione del progetto da parte del Consiglio direttivo della Bce il 14 luglio del 2021, settimana scorsa è arrivato a ottenere dai vertici della Banca centrale europea il via libera ufficiale alla chiusura della fase esplorativa.
Dopo due anni di lavori, che hanno consentito di valutare i rischi e gli aspetti tecnici di un progetto destinato a rivoluzionare il sistema dei pagamenti, la Bce ha deciso di avviare la fase 2, cosiddetta di preparazione, che durerà come minimo altri due anni. E quando arriverà nelle tasche - pardon nei wallet - dei cittadini europei, potrà essere utilizzato gratuitamente come il contante per qualsiasi pagamento digitale. Ma a chi è destinato a far concorrenza l’euro digitale?
Innanzitutto le valute digitali di Stato (le cosiddette Central Bank Digital Currencies - Cbdc) hanno l’obiettivo di contenere il dilagare delle criptovalute private. In India e Cina le Cbdc sono già iniziate a circolare e tanti altri Paesi sono pronti a seguirle.
Secondo i propositi della Bce, il progetto euro digitale nasce anche come difesa della sovranità monetaria che può essere messa a rischio dalla diffusione di valute digitali statali, non solo da quelle private.
C’è poi la concorrenza delle Big Tech da contrastare. Eventuali iniziative (già ventilate) dei colossi della tecnologia, come Facebook o Amazon, che contano su miliardi di clienti in tutto il mondo, potrebbero arrivare ad assumere una posizione monopolistica nel settore dei pagamenti, come abbiamo già visto in altri comparti digitali. Uno scenario che non si verificherebbe con le valute digitali statali.
Ma a temere la concorrenza dell’euro digitale sono soprattutto le banche. Il contante digitale avrà quindi la stessa funzione del contante cartaceo, con un limite di utilizzo (proprio per non fare troppa concorrenza alle banche c’è un’ipotesi di fissare un tetto di 3mila euro a testa) e servirà per i pagamenti che saranno effettuati tramite smartphone, con un wallet (portafoglio digitale) appoggiato a un apposito conto corrente bancario. A differenza delle carte di debito e credito, le transazioni avverranno però senza pagare alcuna commissione. Esattamente come quando i pagamenti vengono fatti con il contante tradizionale, che comunque continuerà a circolare.
La preoccupazione degli istituti di credito è tangibile a leggere i circa 100 contributi presentati dalle banche alla consultazione indetta dalla Ue, dove vengono stressati più i rischi che le opportunità del progetto. Gli analisti stimano una perdita tra il 5-20% dei profitti per le banche europee tra minori interessi per i depositi digitalizzati, meno commissioni su pagamenti e maggiori costi. Ma il ciclone dell’euro digitale si sta avvicinando e alle banche conviene collaborare con le authority, analizzare le ricadute e adeguare i modelli di business. Anche perché le autorità si stanno dimostrando molto attente a non stravolgere il loro giro d’affari. E poi senza l’euro digitale ci sarebbero i colossi privati ad invadere il campo.
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