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A Dubai l’architettura è il muto testimone d’un altro mondo possibile

Alla scoperta di una metropoli variegata, piena di spunti e di contraddizioni, ma anche di un indiscutibile fascino visionario

di Stefano Biolchini

(GettyImages)

4' di lettura

Bando ai cliché : per affrontare Dubai, senza alcuna pretesa d’assoluto, occorre far appello a una buona dose di visionarietà e far tabula rasa, dei molti, certamente troppi, luoghi comuni che si affastellano nella mente di qualsiasi europeo che si affacci alle porte dell’Emirato. Nel bene e nel male, sia chiaro: perché se al solo chiedere in giro per l’Europa, Dubai è “luogo di finzione par excellence” , la stessa domanda posta agli expat-residenti, ha come pronta risposta che qui, e soltanto qui, è l’agognata “isola che non c’è del tutto è possibile”.

Dubai International Financial Centre

Ossimori a parte, per entrare nello spirito cittadino di questa metropoli araba è bene iniziare da una passeggiata lungo la sua “walking promenade” del DIFC (Dubai International Financial Centre). Cuore pulsante dell’economia finanziaria dell’Emirato, questa lunga camminata è un susseguirsi di fontane, giochi d’acqua (fra cui il solare “Yellow is Mine” di Gunnur Ozsoy), sculture (prima fra tutte la conturbante “Unwind” di Richard Hudson) all’ombra di grattacieli e di un arco in stile Défense parigina. E poi, su tutto, a incorniciare la prospettiva che si apre sui giardini dal levigato verde smeraldino e macchiati dal fucsia delle fluorescenti petunie, le mani ad arco dell’installazione “Together” di Lorenzo Quinn.

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MOTF, Museo del futuro

Superato l’incrocio di mani dell’artista italiano ecco subito apparire, in un gioco di specchi fra grattacieli, la sinuosa sagoma toroidale del MOTF, acronimo che sta per il Museo del futuro. Avvolgente e sinuoso, quest’occhio sulla città, con il volume forato da una grande apertura ellittica, è la nuova inconfodibile star cittadina, in grado di interpretare al meglio l'approccio innovativo di Dubai e il suo ruolo di protagonista fra le città più moderne. “Un luogo di ispirazione e conoscenza che rappresenta uno dei progetti più complessi e ambiziosi mai realizzati, incarnando l’eccellenza araba nei campi della scienza, della matematica e della ricerca”. Con i suoi 77 metri di altezza e i suoi 1.024 pannelli separati in acciaio inossidabile e vetro, lo spettacolare edificio è una meraviglia architettonica, costruita utilizzando la tecnologia robotica e con un'attenzione particolare alla sostenibilità. La struttura senza pilastri ospita sette piani ed è alimentata con 4.000 megawatt di energia solare, mentre la facciata è decorata con calligrafie arabe che mostrano tre citazioni dello Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sovrano di Dubai. Una di queste recita “Il futuro appartiene a coloro che possono immaginarlo, progettarlo e realizzarlo. Non è qualcosa che si aspetta, ma che si crea”. Ed è incredibile come questo museo, inserito nel pieno centro cittadino, appena sopraelevato su “una montagnola” di prati, si identifichi come un luogo di pace e tranquillità, fra le trepidanti arterie cittadine.

Le architetture futuriste di Dubai

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Dubai Mall progettato da Dp Architects Singapore

E siamo poco distanti poco distanti da un altro dei luoghi simbolo della città: uno fra i più controversi templi del moderno consumismo, il “Dubai Mall” (progettato da Dp Architects Singapore). Questo, ai nostri occhi certamente “non luogo” (Marc Augé, dixit), icona Kitsch della frenesia compulsiva d’accapparramento, degno delle migliori rappresentazioni di Duane Hanson, è incredibilmente il principale punto di incontro cittadino, con il meeting point della “Waterfall Dubai Mall” e il grande acquario a far da sfondo a masse invariabilmente griffate e con cellulare prontamente alla mano, in un susseguirsi di flash da isteria collettiva. Ma l’esperienza deve essere, questa sì, consumata: qui si coglie gran parte dell’essenza dell’incredibile melting pot che è il crogiuolo Dubai, non foss’altro per la varietà internazionale degli incontri, in grado di rendere tutto più saporito e colorato rispetto alla medesima esperienza omologante e omologata dei corrispettivi americani. E dunque, con buona pace dello shopping compulsivo, Dubai sta al suo mall come la Roma della Dolce Vita alla Fontana di Trevi.

The Dubai Fountain

E a proposito di fontane, è qui quella più grande al mondo, “The Dubai Fountain”, la fontana danzante. Un vero e proprio sistema idro-coreografico situato sul lago artificiale Burj Khalifa al centro della città. I suoi giochi di zampilli, al suon di musica, sono l’incanto serale di questa città, vago e lontano ricordo delle assetate lande desertiche d’un tempo che furono. Qui l’acqua si dissala dal mare a profusione e i giardini, curatissimi, risplendono di colori.

Burj al-Arab

Il mare a Dubai, oltre che fonte d’approvvigionamento d’acqua, è lo scenario di un lungo litorale, super-cementificato, che con la sua spiaggia si fa sfondo chiarissimo per la vela simbolo del Burj al-Arab, la “iconica torre degli arabi”, che con i suoi 280 metri d’altezza è uno degli hotel più lussuosi al mondo.

Burj Khalifa

Da ultimo, imperdibile non foss’altro per il suo record fin qui insuperato, è d’obbligo una visita al “Burj Khalifa”, il grattacielo al centro della città di Dubai, che con i 829 metri è il più alto al mondo. La notte lo spettacolo di luci che lo illumina è una vera festa, imperdibile. Al mattino presto, dalla vetta, circondata di nubi e sferzata dal vento, tutto appare qui incommensurabilmente futuristico. Il deserto dei beduini d’un tempo-non-troppo-lontano sembra impossibile. Il vecchio Forte Al-Fahidi, con il quartiere d’intorno sulle sponde del Creek, sono soltanto un vago ricordo, fin troppo rimaneggiato, del passato marinaresco.

Eppure tutto qui è stato letteralmente tirato su in pochi decenni. Rivoli di denaro frutto della visione dei sovrani locali, hanno fatto da collante, non senza numerose contraddizioni. Dubai è anche “una calamita per il denaro sporco”, segnalano alcuni report. E’ però assodato che il sogno emiratino a Dubai si è trasformato in realtà. A ricordarcelo di continuo sono la cartellonistica encomiastica della casa reale e i murales - retorici e ingenui al contempo - che fanno da contrappunto alle facciate moderne di specchi e scintillanti vetrate. L’architettura, svettante e futuribile, è una conseguenza della visionarietà emiratina, così come il mix di culture che qui, in questo crocevia ponte fra i tre continenti più antichi, hanno un approdo privilegiato. Partito con molti dubbi e perplessità, sono tornato da questo viaggio con una sola certezza: se si vuole capire qualcosa di un mondo “altro”, Dubai è una tappa obbligata e dal fascino inaspettatamente indiscutibile.


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