A Eni il 20% del più grande parco eolico offshore: perché la mossa è strategica per il gruppo
Il gruppo ha annunciato di aver rilevato il 20% della terza fase del progetto che, a regime, rappresenterà il più grande parco eolico offshore al mondo
di Celestina Dominelli
I punti chiave
2' di lettura
Per capire quanto sia strategica per Eni l’ultima mossa in Uk, bisogna riavvolgere il nastro a a un anno fa quando il primo ministro inglese Boris Johnson annunciò un piano da 12 miliardi di sterline (14 miliardi di euro ai cambi correnti) per la ripresa verde del Paese imperniato su un mix energetico, fatto di idrogeno, tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS), decarbonizzazione accelerata dei trasporti, nucleare (impianti tradizionali e minireattori) ed eolico offshore. Con l’obiettivo, su quest’ultimo fronte, di alzare da 30 a 40 gigawatt il target di potenza installata al 2030. A conferma dell’intenzione del governo di Londra di fare dell’eolico offshore uno degli assi portanti del piano.
L’identikit del progetto
Per questo motivo, la scelta del numero uno di Eni, Claudio Descalzi, di alzare ulteriormente l’asticella dell’impegno del gruppo nel progetto Dogger Bank che, una volta a regime, sarà il più grande parco eolico offshore del mondo, con una capacità complessiva installata di 3,6 gigawatt, va letta nel quadro del rinnovato sforzo del Regno Unito lungo tale filone. Al punto da voler moltiplicare per quattro l’attuale capacità del Paese.
La mossa di Eni su Dogger Bank C
Ma cos’ha deciso il colosso energetico italiano? Con un comunicato diramato martedì 2 novembre, Eni ha annunciato di aver raggiunto un nuovo accordo con i due azionisti di riferimento di Dogger Bank , la britannica Sse (Scottish and Southern Energy) Renewables e la norvegese Equinor per acquisire il 20% nella terza fase del progetto da 1,2 gigawatt. In questo modo, verrà riprodotto lo stesso schema già presente in Dogger Bank A e B dove il gruppo di Descalzi ha già acquisito il 10% da ciascuno degli altri due soci. Una volta completata l’operazione, Eni avrà il 20% del maxi-parco mentre Sse Renewables ed Equinor deterranno il 40% a testa.
La tabella di marcia
La tabella di marcia prevede che Eni acquisisca l’asset a seguito del raggiungimento del project financing previsto entro la fine del 2021: il closing dell’operazione è atteso nel primo trimestre del 2022 ed è soggetto alle autorizzazioni delle autorità competenti. Vale la pena di ricordare che le prime due fasi sono realizzate in parallelo e i primi kilowattora saranno prodotti nella primavera del 2023, mentre Dogger Bank C viaggerà su una scala temporale diversa. A regime, il parco assicurerà circa 18 terawattora di energia rinnovabile l’anno, pari al 5% del fabbisogno dell’intero Regno Unito ed equivalente al consumo di 6 milioni di famiglie.
La strategia di lungo termine
Eni rafforza quindi la sua presenza in uno dei progetti più importanti per il futuro energetico del Regno Unito e aggiunge un tassello assai rilevante anche alla sua strategia di lungo termine: con l’ingresso in Dogger Bank, infatti, il gruppo mette in cascina 240 megawatt di energia rinnovabile che contribuiranno a raggiungere l’obiettivo di sviluppare oltre 6 gigawatt di energia “green” entro il 2025. Senza contare che la partecipazione al maxi-parco servirà a Eni anche per consolidare le sue competenze nello sviluppo di questo tipo di progetto.
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