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A Ferragosto occupato il 90% delle camere in Italia

Gli albergatori di Confindustria registrano un ritorno ai livelli precovid. Allarme per il rincaro di energia e alimentari

di Raoul de Forcade

3' di lettura

Un tasso medio di occupazione al 90% nelle strutture alberghiere in Italia a Ferragosto, a livello nazionale. È il quadro che fornisce Maria Carmela Colaiacovo, presidente dell’Associazione italiana Confindustria Alberghi.

«Un dato - spiega - che si attesta su valori uguali al periodo precovid». Anche se il caro energia e dei generi alimentari resta un fattore molto critico. Si preannuncia così un tutto esaurito in molte zone turistiche italiane.

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Bene anche le città d’arte

«I tassi di occupazione delle camere, prosegue la Colaiacovo, «si sono rivelati molto soddisfacenti, soprattutto nelle città d’arte, dove il turismo aveva sofferto di più, e dove ora, invece, sta dando risultati molto positivi anche nel periodo estivo».

Top performer, aggiunge, «è Napoli con un tasso di occupazione al 91%, Roma è attorno all’80%, Firenze al 77%. Si tratta di dati già rilevati due mesi fa e che stanno reggendo anche ad agosto, mese in cui in genere le città d’arte registravano delle flessioni».

Soddisfazione anche per l’andamento nelle altre località turistiche: «quelle di mare in primo luogo - sottolinea la presidente di Confindustria Alberghi - ma anche la montagna, favorita dalle alte temperature, registrate a luglio e ancora in questi giorni».

Sold out Amalfi e le Dolomiti

In agosto, «si registrano - chiosa la Colaiacovo - prenotazioni molto vicine al tutto esaurito per la maggior parte delle destinazioni e un sold out si profila a Ferragosto per numerose mete iconiche italiane, come la costiera amalfitana, le Dolomiti e molte altre ancora». Secondo l’associazione, a giugno-luglio i risultati erano stati allineati ai livelli precovid per il 62% delle strutture ricettive associate e persino superiori al 2019 per il 47%.

«Del resto - sottolinea la presidente - la volata era partita già ad aprile». Ad agosto il fenomeno che spicca ancor di più sono gli stranieri, mancati per due anni. Ora anche le loro prenotazioni stanno tornando ai livelli pre Covid.

Il ritorno degli americani

«Gli americani quest’anno - afferma la Colacaiovo - fanno la parte del leone, in luoghi iconici come la costiera amalfitana, le città d’arte, come Venezia e Firenze, la Sicilia». Insomma, in fondo al tunnel creato dalla pandemia si vedono luci brillanti ma Luci forti ma anche qualche ombra.

«Ci preoccupano i prossimi mesi - evidenzia la Colaiacovo - e soprattutto gli alti costi dei beni alimentari e di quelli energetici, che hanno cominciato a salire da dicembre scorso. Costi che fino a 2 anni fa sui bilanci pesavano intorno al 6% e oggi incidono per il 15%”.

Caro prezzi

Sul caro vacanze, la presidente di Confindustria Alberghi ammette che un aumento dei prezzi degli hotel del 10-20%, a seconda delle strutture e delle destinazioni, c’è stato ed «era inevitabile», anche alla luce dei rincari di energia e alimentari, ma «non va dimenticato che il settore è reduce da due anni di completo fermo, con una flessione dei prezzi negli ultimi due anni».

Gli imprenditori turistici, poi, hanno il problema di reperire personale: «Da anni c’era carenza di lavoratori in questo settore, come in altri, ma il Covid l’ha acuita, soprattutto nelle strutture alberghiere stagionali».

Costo del lavoro

Le imprese del turismo manifestano duinque un’esigenza che faranno presente al prossimo Governo, qualunque sarà dopo le elezioni di settembre: «Bisogna agire sul taglio del costo del lavoro - dice la Colaiacovo - e quindi serve un taglio del cuneo fiscale, tutte le aziende, ma in particolare quelle turistiche, che muovono intere filiere, hanno necessita di questa spinta».

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