A giugno rallenta la crescita delle immatricolazioni e si ferma a +9,2%
Da inizio anno il recupero dei volumi supera il 22% rispetto allo stesso periodo del 2022 - Nel mese vanno male i brand di Stellantis, salgono invece Renault e Volkswagen
di Filomena Greco
2' di lettura
Crescono del 9,2% le immatricolazioni di auto in Italia nel mese di giugno. Il recupero dei volumi sul mercato – ancora sotto di oltre il 20% sotto la quota del 2019, anno prima della pandemia – sembra normalizzarsi dopo otto mesi di aumenti a due cifre, con una proma ripresa già ad agosto e a settembre scorsi. «Se la festa fosse già finita saremmo di fronte ad una situazione veramente difficile» chiosa la nota diffusa dal Centro Studi Promotor che ha elaborato i dati del ministero dei Trasporti.
Da inizio anno, dunque nel periodo gennaio-giugno, le immatricolazioni sono cresciute di oltre il 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. «Se ne prossimi mesi sarà mantenuto il tasso di crescita consolidato nei primi sei mesi dell’anno – riflette Gian Primo Quagliano presidente del Centro Studi Promotor – otterremmo un volume di immatricolazioni pari a un milione e 619.543 autovetture, un valore annuo decisamente lontano dal livello necessario per assicurare la regolare sostituzione delle auto del parco giunte a fine corsa».
Nel mese in casa Stellantis Citroen, Peugeot e Fiat cedono oltre il 20% dei volumi mentre crescono gli altri marchi europei, da Renault (+30%) a Bmw. Crescita a doppia cifra per Volkswagen mentre i brand cinesi – MG e Lynk&Co – consolidano la loro presenza sul mercato italiano con il primo che raggiunge i due punti e mezzi di quota e il secondo che raddoppia i volumi da inizio anno.
Dall'inchiesta congiunturale mensile condotta dal Centro a fine giugno su un campione di concessionari emergono alcuni elementi di preoccupazione. L’86% dei concessionari interpellati valuta basso il livello degli ordini contro il dato registrato a gennaio, pari al 41%. Ciò significa che i risultati brillanti del primo semestre sono dovuti in gran parte al portafoglio ordini che si è allungato nel tempo per le difficoltà di produzione e consegna delle case auto dovute alla carenza di componenti indispensabili. Allo smaltimento della domanda arretrata non si accompagna però una crescita dell’acquisizione di nuovi ordini.
«Per compiere il balzo che manca – conclude Quagliano - per il ritorno alla normalità le soluzioni sembrano essere due: la prima è una politica di incentivi alla rottamazione veramente aggressiva, che premi non solo chi passa all'auto elettrica, ma anche chi rottama una vecchia automobile per comprare una usata ma più recente. La seconda è un mutamento della politica delle case automobilistiche, che attualmente appaiono fortemente impegnate nella produzione di modelli altamente remunerativi, per tornare a spingere su modelli alla portata di tutti».
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