A Londra l’inedito triumvirato Cucinelli-Marchetti-Re Carlo per la moda sostenibile
Tecnologia e Capitalismo Umanistico, le due ricette proposte da Federico Marchetti e Brunello Cucinelli. Con il sovrano inglese, progetto per salvare la Mongolia dalla desertificazione.
di Simone Filippetti
3' di lettura
Ogni anno i negozi di abbigliamento di tutto il mondo buttano tonnellate di capi invenduti. Qualcosa come 20 miliardi di pezzi vengono distrutti con uno spreco enorme, e insostenibile, di risorse: 79.000 miliardi di litri d’acqua e oltre 90 milioni di tonnellate di rifiuti da smaltire. In un angolo sperduto del mondo, in Mongolia, il Re d’Inghilterra Carlo III, assieme a un altro Re, quello del cashmere, Brunello Cucinelli, e Federico Marchetti, fondatore di Yoox, hanno piantato un milione di alberi per combattere la desertificazione creata dagli allevamenti di pecore per il prezioso filato.
La moda a un bivio
Tra questi due estremi, vive oggi l’industria della moda, una delle più «sporche» al mondo: è responsabile del 20% delle emissioni totali di Co2. Un pianeta sostenibile e Emissioni Zero per davvero può solo passare attraverso una trasformazione radicale del mondo della moda. Di fronte alla sala tutta esaurita dell’Ambasciata d’Italia a Londra, l’Italia della moda porta consigli su come rendere l’intera industria più sostenibile. Per Marchetti, oggi membro del cda della Giorgio Armani, unico esterno alla famiglia, è solo con l’innovazione e la tecnologia che la moda può diventare sostenibile e ha ricordato che già nel 2008, quando lanciò la sua Yoox (da cui è uscito nel 2021), aveva alla base un’idea di sostenibilità, prima ancora che la parola esistesse: il sito internet per comprare capi firmati a prezzo scontato era un modo per ridurre quello spreco di abbigliamento perché i marchi trovavano un mercato secondario per capi invenduti.
Serve un capitalismo più umano
L’imprenditore umbro, nello stile «ruspante» che lo ha reso celebre nel mondo, ne ha approfittato per riproporre la sua teoria economica e sociale di «Capitalismo Umanistico». Che senza scomodare il ’400 basterebbe semplicemente ci fosse un sistema po’ più umano: «La sostenibilità deve avere come fondamento il principio di un giusto profitto e da un modello economico più dignitoso e rispettoso della natura». Echeggia sempre, nelle parole di Cucinelli, la lezione medievale, ma attualissima, di San Francesco. Bisogna pagare di più chi lavora: «Con il 5% di profitti si può fare tanto per gli operai» esorta Cucinelli. Perché la sostenibilità non è solo quella dell’ambiente ma anche quella delle persone. E proprio con l’umanità ha “conquistato” Re Carlo.
Uno spaghetto per Re Carlo
L’anno scorso, in occcasione del G20 a Roma, ospite dell’allora Principe Carlo a Villa Wolkonski, la residenza dell’ambasciatore inglese a Roma, di fronte a un pranzo solo a base di the (da decenni il sovrano ha abitudine di non mangiare a metà giornata), l’imprenditore umbro ha sussurrato all’orecchio del futuro Re che ci sarebbe stato meglio un piatto di spaghetti al pomodoro: Carlo apprezzò e da lì è nata la frequentazione che ha portato alla «Sustainable Markets Initiative» promossa dal monarca inglese.
Passaporto ed «Effetto Spillover»
Oltre ai princìpi, però, ci vogliono poi anche le azioni concrete. Marchetti ha ricordato il recente progetto di “Passaporto Digitale”, un codice QR da inserire nei vestiti che dà al cliente tutte le informazioni sulla sostenibilità del prodotto per decidere se comprarlo o meno. Sono piccoli e primi passi in un’industria globale che vale 3mila miliardi di dollari di fatturato l’anno, e che «non è facile cambiare da un giorno all’altro» nota Cucinelli. Peraltro il grosso dell’inquinamento e del consumo di risorse nell’industria della moda non è nel lusso di Cucinelli o Armani, ma nell’immenso mare della cosiddetta “Fast Fashion”, le grandi catene commerciali (come Zara, H&M, Uniqlo e tante altre). Ma ha chiosato Marchetti, la chiave è l’ «effetto spillover»: se l’elite della moda adotta comportamenti virtuosi, poi a cascata tutti gli altri seguiranno.
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