A Londra, Wembley Park ha già vinto i suoi Europei di calcio
Da zona derelitta e inospitale, l’area attorno allo stadio che ospiterà il debutto dell’Inghilterra e la Finale del torneo, è un grosso volano economico e immobiliare: 2,7 miliardi investiti
di Simone Filippetti
I punti chiave
5' di lettura
All'ora di pranzo di domenica 13 giugno 2021, sotto un sole cocente e temperature mai viste prima a Londra, 22mila tifosi hanno camminato sopra la passerella pedonale di cemento, apoteosi dell'architettura Anni '70, che porta allo stadio di Wembley. Dopo un anno e mezzo, il pubblico è torna allo stadio e lo ha fatto per il debutto dell'Inghilterra a Euro 2020, il torneo di calcio rinviato per colpa della pandemia. Miglior debutto non potevano immaginarsi quei tifosi: la nazionale inglese ha vinto contro i vice-campioni del mondo della Croazia.
Per arrivare alle gradinate e alle tribune, i pochi fortunati tifosi (solo il 20% su una capienza di 90mila spettatori) hanno salito una gradinata che porta allo stadio: è la novità architettonica dell'anno. Ma pochi se ne accorgeranno: gli occhi e l'attenzione sono tutti concentrati su Gareth Southgate e su suoi 11 ragazzi, da settimane pompati dai media britannici. L’attesa è stata spasmodica: un quarto di secolo dopo Euro 96, ospitati in Gran Bretagna, l'Inghilterra torna a giocare nella sua bomboniera. Si riaccende il mito, un po' appannato a dire il vero, dei Three Lions, i Tre Leoni, della jersey della nazionale inglese e della canzone dei tifosi. Ma per la prima volta da quegli Europei di 25 anni fa, Inghilterra che torna a giocare a Wembley è una seria contendente per il titolo: metà della formazione viene dai tre club finalisti nelle due coppe europee (Manchester City, Manchester United e Chelsea); è la squadra più forte da molto tempo a questa parte. Certo, al debutto del torneo, l’attendeva un avversario non facile: la Croazia vice-campione del mondo in Russia 2018, che in formazione annovera il Pallone d'Oro Luka Modric, pluri-campione d'Europa col Real Madrid; i neo campioni d'Italia Ivan Perisic e Marcelo Brozovic e della “rivelazione” milanista Ante Rebic. l'impianto è più quello di allora: le famose Twin Towers, le due torri che erano il “marchio” dell'impianto. Lo stadio che ospitò anche il Live Aid negli Anni '80 e i più grandi musicisti, è stato raso al suolo. Al suo posto, un nuovo impianto, aperto nel 2007: scomparse le due torri, c'è un arco diventato l'icona dello stadio.
Scalinate&Business
La scalinata in granito è stata inaugurata da poche settimane. Ma non c'entra nulla lo stadio, di proprietà della FA: la federazione britannica del calcio possiede solo il campo di calcio. Un centimetro al di fuori e per decine di ettari attorno è tutto di proprietà della società immobiliare Quintain che gestisce l'immensa area. Wembley è un luogo che evoca la storia dello sport: nato come stadio solo per finali di calcio e rugby, era stato chiuso nel Duemila dopo aver ospitato partite leggendarie. Gli italiani ricordano a finale dell'allora Coppa dei Campioni nel 1992 tra la Sampdoria del maestro Vujadin Boskov e il Barcellona di Johan Cruyff, dove militava un tale Pep Guardiola, persa 0-1 dai blucerchiati. Wembley è lo stadio della prima e unica finale di Coppa Campioni (che l'anno dopo cambiò nome) giocata dalla squadra genoana. Quattro anni dopo, lo sponsor di Euro 96, che campeggia sullo stadio, è la Coca-Cola. E il manager nel Regno Unito della bibita più famosa al mondo era un tale James Saunders: oggi Saunders è l'amministratore delegato: non sono gli amori, ma anche le carriere, fanno giri lunghissimi. E' lui il padrone di tutta l'area attorno allo stadio: il Wembley Park è grande 34 ettari, quanto 85 campi di calcio. Lo stadio è circondato da altri 85 “pitch” di Wembley che sono il vero cuore economico del tempio del pallone. Venti anni fa, quando la società immobiliare rilevò l'area, il tempio del calcio (e anche della musica) era una zona desolata e derelitta: una colata di cemento e asfalto, solo parcheggi per auto e capannoni. Un posto morto tutto l'anno, tranne i giorni in cui c'era una partita o un concerto. Due decenni dopo, Wembley Park è la terza “City” di Londra, con grattacieli, 6mila case (destinate a diventare 8mila), spazi pubblici, verde, negozi, ristoranti e locali “modaioli”.
Wembley chiama Italia
L'ultima partita giocata nel vecchio stadio intreccia la sua storia, di novo, con l‘Italia: nell'anno Duemila, prima della chiusura, la finale di FA Cup, una sorta di Coppa Italia del Regno Unito, fu vinta dall’Aston Villa grazie a un gol di Roberto Di Matteo, destinato a poi ad alzare al cielo una Coppa dei Campioni anni dopo e sempre con un club inglese. Fino al 2019, Wembley aveva ospitato il Tottenham, in attesa che fosse costruito il nuovo e fantasmagorico stadio di White Hart Lane e dove la Juventus eliminò il club inglese tre anni fa. Nello stadio inglese si giocheranno la bellezza di otto partite: le tre del girone, una parte dei sedicesimi, le due semifinali e la finale dell'11 luglio. Nella formula del torneo diffuso, pensata per Euro 2020, Londra è la città che ospiterà più incontri.Oltre al campo, oggi il calcio è sempre più business e consumi che girano attorno alle partite: in un certo senso, Wembley Park ha già vinto il suo Euro 2020. Per il “parco” gli Europei sono la grande occasione, una vetrina mondiale dopo anni di riconversione. In quasi venti anni sono stati investiti 2,7 miliardi di sterline: la zona attorno allo stadio è il più grande progetto di rigenerazione urbana nel Regno Unito. Da un residente negli Anni Duemila, il guardiano dello stadio, adesso Wembley conta oltre 9mila metri quadrati di uffici e 1500 dipendenti. Il passaggio di persone è salito da 3 milioni all'anno, concentrati ai giorni delle partite, a 16 milioni. Da punto di riferimento, ma vuoto e disabitato, Wembley che si prepara a dare il benvenuto alla nazionale è un quartiere vero con punte di innovazione: qui ha aperto il primo Amazon Fresh, i supermercati tecnologici di Jeff Bezos. Wembley non è più solo un glorioso stadio in mezzo al nulla, una cattedrale nel deserto, dove si respirava un'aria da “zona industriale” in disarmo, ma una città nella città. Tutti i grattacieli hanno dei giardini sul tetto, con vista spettacolare sullo stadio: un ripiego di lusso se non si è tra i 22mila baciati dalla fortuna. “Lo stadio non sarà a capacità piena e l'affluenza ridotta - osserva Saunders - ma avere cosi tanti incontri porterà molte persone allo stadio e dunque all'area”. Gongola, in ogni caso, Quintain: Wembley Park avrà un'impennata di consumi e giro d'affari.
Riparte l'indotto
I numeri di Euro 2020 non sono ancora quelli pre-Covid, ma 22mila spettatori sono comunque un'affluenza consistente visto che il punto di partenza era zero. E per la finale, la capienza sarà raddoppiata a 40mila persone. Un flusso di gente che mangia, beve e fa shopping. Sarà un volano per il Pil di Londra, orfana di turisti stranieri. Il primato di partite ospitate porterà migliaia di inglesi ed expat allo stadio. E sarà un polo di attrazione: anche chi non ha il biglietto, andrà a Wembley Park a guardare le partite dai ristoranti attorno per vivere un po' di atmosfera da Notti Magiche. Finito Euro 2021, poi, Wembley Park continuerà l'estate con un calendario di eventi. Dietro la rinascita dello stadio, c'è, ancora un italiano: Claudio Giambrone, il responsabile marketing, sbarcato a Wembley da Southbank Center, il centro culturale-artistico più importante di Londra e fucina di eventi. Chissà che, a 30 anni dalla Sampdoria, l'Italia non torni a giocare una finale a Wembley. Nel 1992, nello stadio della storia del calcio, c'erano un giovane riccioluto chiamato Gianluca Vialli e un altro talento del calcio italiano, Roberto Mancini. Oggi Mancini allena gli Azzurri a Euro 2020 e Vialli fa da capo delegazione. Corsi e ricorsi storici.
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