A Loop il collezionismo della videoarte è militante
L’'unica fiera dedicata interamente a questo media consente di far il punto su un mercato di nicchia e scoprire nuove forme di produzione
di Nicola Zanella
I punti chiave
3' di lettura
Non ce n’eravamo accorti ma la settimana appena trascorsa, a quanto pare, era la settimana mondiale della videoarte, con due dei principali eventi dedicati ad essa che si sono svolti in parallelo: un festival delle immagini in movimento, Lo Schermo dell’arte (16-20 novembre) a Firenze e una vera e propria fiera monotematica, Loop (15-17 novembre) a Barcellona.
Ma zoommiamo proprio sulla seconda, Loop giunta alla sua 20ª edizione, e tornata quest’anno nella tradizionale location dell’hotel Almanac: un video per ogni stanza, una stanza per ogni galleria per un totale di 45. I prezzi dei lavori esposti variavano dai 2.500 ai 60.000 euro, con una media di 16.000 euro. SI fa presto a dire video ma mai come quest’anno si nota una grande varietà espressiva: video a tematica politica che parlano di immigrazione quasi come fossero documentari, altri più concettuali e con toni esistenziali indagano il confine tra umano e non umano. Altri si basano su presupposti completamente diversi, puntano su quelle immagini che creano dipendenza ai nostri neuroni a specchio. Poi ci sono quelli modulati sui videoclip musicali e quelli, che per tenere alta l’attenzione, attingono alla tecnica dell’ASMR sdoganata dai reel di instagram, infine immancabile in questo momento i video che puntano sull'immersività strizzando l'occhio alla realtà aumentata
Collezionare videoarte
Un media tanto peculiare attira un collezionismo altrettanto particolare, quasi militante. e Loop sempre si propone di essere laboratorio di questi cultori della videoarte mettendo in luce realtà interessanti come la cordata italiana Seven Gravity , sette collezionisti che insieme finanziano la produzione di video che poi vanno a formare la loro collezione o Ethics of Collecting , gruppo transnazionale che ha stilato un decalogo, una sorta di etiquette del buon collezionista e che comprende tra i fondatori l’italiano Piergiorgio Pepe, il turco Haro Cambusyan e il brasiliano Pedro Barbosa. Vengono messe alla luce anche possibilità di interazione economica diverse dal tradizionale meccanismo di vendita e acquisto: il video «Morpher» di Kevin Bray da UpStream Gallery di Amsterdam non è in vendita in edizioni bensì si può finanziare il progetto assicurandosi a vita la versione aggiornata di un'opera in continua evoluzione
Una guida alla fiera
Ci guida nell'immersione a Loop un breve dialogo con Emilio Alvarez, fondatore della fiera, ma anche gallerista e collezionista e, soprattutto, instancabile patrocinatore di nuove tendenze. Multiforme come la sua creatura.
Quali novità avete proposto a Loop quest’anno?
La fiera è tornata al suo format tradizionale nell’hotel (dopo due anni presentata come una mostra). Da notare la presenza di video che utilizzano l’intelligenza artificiale («Blue Moon» di Marianna Simnet in vendita da Societè di Berlino) e la realtà aumentata («Klaxon. My dear sweet friend» di Nikita Shokhov da Osnova Gallery). E anche la piattaforma Loop Virtual ha ampliato le possibilità di raggiungere a più gente possibile, il porgetto è cominciato con la pandemia ed ha funzionato molto bene, così non abbiamo mai smesso di svilupparlo.
Come va il mercato della videoarte in questo momento?
È un mercato molto piccolo, una nicchia, ma allo stesso tempo molto stabile e non interessato alle speculazioni. I collezionisti sono molto fidelizzati a Loop e formano quasi una comunità che sostengono attivamente la videoarte, non a caso quest'anno le gallerie sono molto soddisfatte per le vendite.
Chi voglia scoprire meglio la videoarte che luoghi gli consigli in Europa? Mi fai i nomi delle collezioni private più interessanti?
In questo momento in tutte le biennali e nei musei di arte contemporanea c'è un'importante presenza di video. Ci sono collezionisti che hanno aperto collezioni dedicate all'immagine in movimento molto interessanti, penso a Julia Stoschek, che fa anche parte del nostro committee di selezione e Fluentum a Berlino, a Luma che ha una splendida sede ad Arles nel sud della Francia e a Tba21 a Madrid.
Torniamo in fiera: mi indichi un video che secondo te meglio racconta la contemporaneità che stiamo vivendo e un altro che potrebbe essere perfetto per un collezionista che sta iniziando comperare video?
A Livello di sperimentazione con le nuove tecnologie sicuramente il video della Simnet, che esplora le possibilità a nostra disposizione date dall'evoluzione tecnica, e mette in luce l'incontro-scontro tra l'idea dell'artista e l'evoluzione tecnologica dei media. L'ibridazione tra l'umano e non umano. Il video di Marta Skoczen, «House without key», in vendita alla galleria Dohyang Lee è una riflessione sul nostro tempo, ideale per cominciare una collezione, è stato venduto fino all'ultima edizione.
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