LA SQUADRA

A Di Maio la difesa. Ue, per l’Italia probabile delega al Commercio

Tra i nomi per Bruxelles ci sono Gentiloni e Colao

di Emilia Patta

Conte bis, Di Maio: “Non esiste più il problema dei vicepremier”

3' di lettura

Nicola Zingaretti a fine serata poteva intanto tirare un sospiro di sollievo: con l’auspicato passo indietro di Luigi Di Maio da Palazzo Chigi, dovuto al fatto che il Pd per primo si è sfilato, cade il “teorema” politico di Giuseppe Conte premier super partes: «Conte è un premier del M5s».

Questo significa un riequilibrio della compagine governativa, con l’ipotesi di 9 ministeri ciascuno ai due azionisti maggiori più un ministero alla sinistra di Leu (Vasco Errani, Loredana De Petris o Rossella Muroni per la casella degli Affari regionali o della Sanità se non venisse confermata la pentastellata Giulia Grillo).

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Resta solo un ministero che al momento, prima della stretta finale sui nomi, viene dato con qualche certezza in quota “tecnica”: il Viminale. Per gli Interni si fanno infatti i nomi dell’attuale capo della Polizia Franco Gabrielli e dell’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese (c’è il precedente di una donna ex prefetto al Viminale, ossia Annamaria Cancellieri nel governo Monti), ma resta sul campo l’ipotesi più politica di un nome di peso del Pd (sullo sfondo c’è anche il ritorno di Marco Minniti).

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Soddisfazione a parte di Largo del Nazareno, che nella battaglia dei vicepremier degli ultimi giorni ha puntato anche a un ridimensionamento del peso politico di Di Maio in quanto protagonista della stagione dell’abbraccio con la Lega di Matteo Salvini, resta il nodo della collocazione nel Conte bis dell’ancora capo politico del M5s.

Sembra che Di Maio puntasse agli Esteri, ma la Farnesina sembra sbarrata dalla forte attenzione del Quirinale. Più probabile la Difesa.

Dario Franceschini potrebbe essere nuovo ministro della Cultura o dei rapporti con il parlamento. Per gli Esteri avanza la candidatura di Andrea Orlando, mentre per l’ex premier dem Paolo Gentiloni potrebbe anche andare a fare il commissario Ue (gli altri nomi in corsa restano quelli di Enrico Letta e Roberto Gualtieri).

Soprattutto se, come sembrava trapelare in serata da Bruxelles, all’Italia dovesse infine andare un portafoglio pesante come quello degli Affari economici in una sorta di “ricompensa” da offrire a Roma per l’archiviazione del sovranismo leghista. Più probabile ad ogni modo la delega al Commercio (o alla Concorrenza, nel qual caso ieri si faceva nei Palazzi anche il nome dell’ex amministratore delegato di Vodafone Vittorio Colao).

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Senza più vicepremier, resta il nodo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che il premier incaricato Giuseppe Conte vorrebbe scegliere tra gli uomini di sua fiducia (in pole Vincenzo Spadafora, in subordine Roberto Chieppa). In questo caso la delega ai servizi andrebbe a un democratico (Lorenzo Guerini, attuale presidente del Copasir).

Tuttavia da Largo del Nazareno si aspettano sensibilità politica da parte di Conte dopo il disarmo avviato proprio dal Pd sulla questione del vicepremier: Franceschini, Orlando, Graziano Delrio o Paola De Micheli i possibili candidati dem. Quanto all’Economia resta forte l’ipotesi di un “tecnico” di alto profilo come l’ex direttore generale di Bankitalia Salvatore Rossi o Dario Scannapieco, proveniente dalla Banca europea di investimenti. Ma non è esclusa una soluzione politica in quota dem come quella di Gualtieri, anche se lascerebbe scoperta la postazione di presidente della commissione Bilancio dell’Europarlamento.

Le Infrastrutture dovrebbero restare in quota M5s (Stefano Patuanelli), che richiede anche il Mise (Laura Castelli) in un braccio di ferro con il Pd (la De Micheli). Per il Lavoro dei dem corrono Delrio, Teresa Bellanova e Tommaso Nannicini.

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