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A Milano, due store che sanno unire gusto meneghino e firme internazionali

In una cornice progettata da Gae Aulenti, l'idea di due giovanissime sorelle diventa un epicentro di scoperte, continuando a rinnovarsi. Dal made in Italy al Giappone

di Lisa Corva

Le vetrine dello store Biffi in corso Genova 6.

2' di lettura

Un concentrato di orgogliosa milanesità, anche se nella boutique ci sono, da sempre, i migliori stilisti internazionali e giapponesi. Biffi è stata fondata alla fine degli anni Sessanta, momento di grande fermento e divertimento per la moda, da due giovanissime sorelle, Rosy e Adele. Decidono di aprire la prima boutique in corso Genova, che allora non era per niente una zona fashion, ma da subito il negozio diventa un epicentro di scoperte. Erano gli anni della Swinging London, dei primi Pitti a Firenze, della nascita del prêt-à-porter. «E noi abbiamo cominciato a fare ricerca all'estero, affascinate soprattutto dal mondo giapponese», ricorda Rosy Biffi. «Siamo state tra le prime a portare in Italia Yohji Yamamoto, Issey Miyake e soprattutto Kenzo, stilista e uomo straordinario, per noi un grande amore. Ci siamo anche occupate del monomarca di Kenzo a Milano, in via Sant'Andrea, per 28 anni».

La vetrina dello store Banner, in via Sant'Andrea 8/A, allestita in occasione della presentazione, il 16settembre scorso, del libro “L'Italia in 50 Vetrine” di Lisa Corva (edito da Il Sole 24Ore), che racconta le 50 boutique più affascinanti della Penisola.

 

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L'affinità elettiva con il Giappone continua. «Oltre a Comme des Garçons, Junya Watanabe, abbiamo scelto Sacai, Noir Kei Ninomiya, Suzusan», dice Carla, una delle nipoti che ora lavora con Rosy. E una novità: non solo l'attenzione per l'e- commerce, ma anche il restyling della boutique Banner, che era stata progettata, come Biffi, da uno dei grandi nomi dell'architettura italiana, Gae Aulenti. «Abbiamo scelto di lavorare con Gae Aulenti non solo per la sua visione, ma anche e soprattutto per la sua umanità: schietta, diretta, una persona straordinaria a dire poco», ricorda Rosy Biffi. «Un grande esempio di vita e di serietà professionale. Era concreta e con una notevole capacità di sintesi, apprezzava molto la chiarezza nel rapporto lavorativo». Intanto, la ricerca di nomi creativi nel mondo va avanti: a Londra Bethany Williams, Bode a New York. E tre nomi italiani: Tiziano Guardini, Federico Curradi, Plan C di Carolina Castiglioni.

La borsa JACQUEMUS.

 

La milanesità, quel certo non so che, che è Milano per i milanesi: quali sono i vostri posti del cuore? «Facile, uno ce l'abbiamo proprio di fronte alla boutique: è la Pasticceria Cucchi, aperta nel 1936, dove andiamo spesso a prendere un caffè al mattino, o un aperitivo. Poi la quattrocentesca Casa degli Atellani con la Vigna di Leonardo, a due passi dal Cenacolo; la Basilica di Sant'Ambrogio.

Una proposta fashion all'interno di Banner, durante la presentazione del libro.

E il nostro quartiere, affiancato dalle Cinque Vie, con i laboratori di artigiani e le piccole gallerie d'arte che aspettano solo di essere scoperti. La nostra è una bellissima zona, con tanti ristoranti dall'atmosfera raccolta e squisitamente meneghina». Da scoprire, Milano al centro.

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