A Montecitoro copia della Gioconda
La tela in un magazzino della Camera de Deputati dal 1925 è stata restaurata e ora fa discutere gli studiosi
di Marilena Pirrelli
I punti chiave
3' di lettura
Se un deposito di Montecitorio conserva un quadro, sui social finisce per essere di Leonardo, novella Gioconda tornata alla luce. Ma potrebbe essere davvero vero? Il condizionale è d’obbligo. Il ritrovamento fa già discutere gli studiosi. «Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione» ha dichiarato il questore della Camera Francesco D’Uva che si è privato della tela (ma il dipinto era su tavola e nel ’700 è stato staccato dal suo supporto originario) per esporlo nella sala Aldo Moro di Montecitorio. Il dipinto si troverebbe nei magazzini della Camera dei Deputati dal 1925, dopo essere stato trasportato dalla Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini, pare essere del ‘500, dove era pervenuta nel 1892 dalla collezione Torlonia, presente nell’inventario come “copia della Gioconda di Leonardo da Vinci”: il quadro è citato persino nell’edizione del 1851 delle Vite del Vasari. Scoperto nel 2019 è stato sottoposto ad analisi, la radiografia ai raggi infrarossi ha rivelato che alcune correzioni sono identiche alla Gioconda del Louvre di Parigi.
Il restauro
La Gioconda «dimenticata» a Montecitorio per quasi un secolo era appesa nell’ufficio del questore. Questo fino a quando il senatore Stefano Candiani della Lega ha pensato bene di chiedere un restauro e un’indagine. Da qui si è scoperto che il quadro non era una replica, ma che appunto dietro ci poteva essere stata la mano dello stesso maestro. “Se così fosse”, ha detto Candiani, “saremmo di fronte a un capolavoro da milioni di euro, che meriterebbe di essere appeso in un museo”.
A restaurare il dipinto è stata Cinzia Pasquali, esperta di Leonardo, vive da oltre 25 anni a Parigi e lavora al Louvre. È l'autrice di quello che è stato definito il “restauro del secolo”: la “Sant'Anna con la Vergine e il Bambino”. Quando si è accorta delle analogie con la “vera” Gioconda, ha chiamato Vincent Delieuvin, capo curatore dei dipinti per il Louvre.
Il dibattito
Originariamente su tavola, come l’originale esposto al Louvre, la Gioconda romana apparteneva ai Torlonia. Sul sito parlamentare Arte Camera c’è una scheda che la riguarda e dove la tela viene definita “Una copia che aspira a replicare diligentemente il suo modello”. Gli storici dell’arte Antonio e Maria Forcellino, in un contributo al catalogo di una mostra romana su Leonardo che si è tenuta nel 2019, ne hanno sottolineato la qualità. Secondo loro certi tratti del paesaggio e le velature degli incarnati “sono di una trasparenza che echeggia in maniera puntuale la tecnica esecutiva di Leonardo operata nel dipinto del Louvre”, anzi, “la tecnica pittorica ... è così raffinata dal lasciar presupporre che lo stesso Leonardo abbia messo mano alla definizione chiaroscurale del volto”. La storica dell’arte Rossella Vodret, ex soprintendente di Roma, aveva invece schedato il dipinto nel 2005 definendolo di “qualità non alta”, invece l’ex soprintendente di Roma, Claudio Strinati, si tiene equidistante: “E’ legittima l’opinione di Forcellino” ed è plausibile anche che si tratti di un’opera della bottega di Leonardo. Ma quanto al fatto che ci sia la mano del maestro, “a parer mio è un dipinto di media qualità che non sembra denotare l’impronta di una mano eccelsa qual era quella di Leonardo”.
Su tutti prova a imporsi Sgarbi, che a Montecitorio è di casa come parlamentare di Forza Italia e che anni fa fu il presidente di una commissione per la restituzione ai musei delle opere di particolare importanza in deposito nei palazzi pubblici invece non usa mezzi termini: “Macché seconda Gioconda”, esplode lapidario, “quella è una modesta tela”. Non un capolavoro, dice, “semmai roba da arredamento”. Proprio la legge, ricorda l’ex sottosegretario ai beni culturali, prevede che le pubbliche istituzioni possano chiedere ai musei di prestare loro opere custodite nei depositi per arredare sale aperte al pubblico, “come da anni è a Montecitorio”. “Tutto quello che meritava di essere restituito ai musei lo è stato nei decenni scorsi attraverso una commissione che io ho guidato”. E la Gioconda? Sgarbi ride, secondo lui la copia di Leonardo è stata “dipinta almeno 70 anni dopo la sua morte” e non ha “alcun valore artistico”. Con buona pace per i social impazziti, insomma, per lui non c’è dubbio, “tanto rumore per nulla”.
loading...