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A Palazzo Strozzi con la guida di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

Il primo incontro con Anish Kapoor e l'ultima acquisizione di Goshka Macuga. La scoperta della funzione del contemporaneo e il ruolo di mecenate e imprenditrice culturale. Questa volta a raccontarsi, in uno scambio di ruoli, è l'autrice fissa di questa rubrica.

di Nicoletta Polla-Mattiot

Un ritratto di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Alle sue spalle una parte di ,“Disegno” (1995), di Vanessa Beecroft. ©Gianmarco Rescigno, Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

6' di lettura

Ci sono occasioni in cui i ruoli si scambiano e l'esperienza condivisa prende un'angolazione nuova. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo firma, fin dal primo numero di HTSI, le pagine dei Viaggi d'arte: uno spazio di confronto di competenze e di saperi fra collezionisti. Mecenate, instancabile imprenditrice culturale, si è assunta in questi anni il compito, semplice e difficilissimo, di fare domande e di raccogliere risposte che sollecitino nuovi interrogativi e aprano esplorazioni e territori non ancora percorsi. Oltre cento interviste, diventate anche un libro (Viaggi d’arte, 2019, ed. Sole 24 Ore). Fino a oggi. Una delle più importanti istituzioni culturali italiane, Palazzo Strozzi, conosciuta per le mostre-evento e i grandi appuntamenti espositivi, ha appena inaugurato Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye (fino al 18 giugno), una costellazione di opere che esplora la scena artistica tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, e che celebra 30 anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo.

Questa è una puntata atipica, l'intervistatrice diventa l'intervistata e, per una volta, si misura con il racconto di sé attraverso quelle stesse domande che, numero dopo numero, ha intrecciato con i “colleghi”. Ne seguiamo le passioni maturate nella ricerca e inseguite da un capo all'altro di fiere, aste, gallerie, i colpi di fulmine e le prime acquisizioni conservate come tracce di una memoria personale e testimonianza di un'epoca e di una generazione.

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LA TUA PRIMA ACQUISIZIONE? E L’ULTIMA?

Fra le prime, due sculture di Anish Kapoor; una della serie 1000 Names e l'opera Blood Stone. La mia collezione è iniziata nel 1992 con un viaggio a Londra. Erano gli anni degli Young British Artists, pieni di novità, di energia. Ho fatto il mio primo studio visit proprio da Anish Kapoor. Ho attraversato il suo loft immenso, camminando in mezzo a una distesa di piccole sculture a terra, ricoperte da pigmenti gialli, rossi e blu. Era una geografia di forme: sembravano velluto e avevano una profondità vertiginosa. Ricordo la sensazione di stupore di fronte alla loro forza silenziosa, alla loro bellezza. Oggi, 1000 Names è esposta a Palazzo Strozzi, nella sala God Save the Queen. Una delle mie ultime acquisizioni è GONOGO, l'opera di Goshka Macuga prodotta appositamente per la mostra di Firenze. La monumentale installazione di un razzo spaziale pronto al lancio è posizionata nel cortile, come inizio e conclusione del percorso. Orientata verso l'esplorazione dell'ignoto, è un simbolo. Un esempio concreto di cosa intendo per committenza: un'alleanza con gli artisti per realizzare ciò che ancora non c'è. Nelle sale rinascimentali del Palazzo è esposta anche Nixe, una gigantesca sirena in bronzo realizzata da Thomas Schütte. Quest'ultima acquisizione avrà un ruolo speciale: accogliere i visitatori sull'isola di San Giacomo, la nuova sede in progress della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nella laguna veneziana.

“Nixe”(2021), di Thomas Schütte. ©SIAE 2023. Ela Bialkowska OKNO studio, Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

QUANDO HAI INIZIATO A COLLEZIONARE?

Il ricordo di quel primo viaggio londinese ha per me il valore di un vero e proprio imprinting, ha determinato il modo con cui, da allora, scelgo le opere. Collezionare arte contemporanea significa conoscere gli artisti e instaurare relazioni di amicizia con molti di loro: un privilegio che non avrei mai potuto avere, se mi fossi interessata all'arte antica o a quella della prima metà del '900. Fin dall'inizio della mia esperienza, ho capito che il contemporaneo non si limita a una funzione formale, estetica, legata alla bellezza, ma svolge un importante ruolo culturale, sociale, critico e politico. Scelgo e prediligo le opere che interpretano le emergenze del presente. Su questi argomenti cruciali, gli artisti e le artiste sanno porre domande e proporci prospettive inattese.

COME POSSIAMO INIZIARE A COLLEZIONARE?

Ricordo come se fosse ieri le parole del gallerista Nicholas Logsdail: “Hai una testa, usala e compra quello che ti piace e che ti parla”. Ho capito allora che una collezione ha bisogno di slancio, ma anche di studio e razionalità. Un consiglio prezioso, che ho ricevuto dai collezionisti, è di guardare a un'opera anche quando a prima vista appare estranea, diametralmente opposta al tuo gusto, a interessi e attese. Lasciare che l'arte ti colga in anticipo, permettendole di spiazzarti: questo è il suggerimento che desidero trasmettere. È importante lasciarsi ispirare, entusiasmare e anche deludere. Guardare il più possibile senza filtri e senza preconcetti. Durante il mio percorso ho imparato che non bisogna avere paura se non si capisce qualcosa all'istante. La maggior parte delle opere richiede tempo, non è immediata. Due qualità che considero molto preziose: la profondità e la lentezza. L'arte ci chiede tempo e attenzione.

“Untitled (Not ugly enough)”, (1997), serigrafia su vinile di Barbara Kruger. ©Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

COME SCEGLI LE TUE OPERE?

Ho deciso di iniziare con in mente un'idea molto precisa. Non volevo decorare le pareti della mia casa e non volevo solo possedere delle opere, ma costruire una collezione, organizzata in modo chiaro e con obiettivi precisi. In un'opera cerco soprattutto quello che non so, oppure mi aspetto che sappia indicarmi una diversa angolazione per guardare ciò che mi sembra di conoscere. Penso ci voglia anche un po' di coraggio: amo misurarmi con opere che non mi sono familiari.

QUANTO È IMPORTANTE PER TE CHE L’ARTE SIA PUBBLICA?

Da subito ho iniziato a lavorare affinché la Collezione fosse aperta, accessibile a un pubblico sempre più ampio. Anche per questo, viaggia nel mondo. Negli anni è stata esposta in Italia e all'estero, dall'Hara Museum of Contemporary Art di Tokyo al Museo Benaki di Atene; dalla Whitechapel Gallery di Londra al Centro de Arte Contemporáneo di Quito; dal Rockbund Art Museum di Shanghai alla Touchstones Rochdale Art Gallery e oggi a Palazzo Strozzi a Firenze. Ho sempre attribuito all'arte un valore pubblico, sociale. Anche l'inaugurazione del Parco d'arte Sandretto Re Rebaudengo a Guarene, sulla collina di San Licerio, va in questa direzione. Qui, dal 2019, installiamo grandi sculture open air: alcune provengono dalla collezione, la maggior parte è commissionata e prodotta appositamente per questo luogo ospitale, un percorso in mezzo alla natura sempre aperto a tutti.

PUOI DIRCI QUALCOSA DI PIÙ SULLA MOSTRA A PALAZZO STROZZI?

Reaching for the Stars racconta la storia della mia collezione, attraverso le opere che ho incontrato e scelto nel corso della mia vita. Il titolo suggerisce l'idea di una costellazione tracciata dalle opere di importanti artisti italiani e internazionali fra i quali Cindy Sherman, Maurizio Cattelan, Damien Hirst, William Kentridge, Lynette Yiadom-Boakye. Nello stesso tempo diventa un ideale viaggio verso le stelle, verso gli immaginari fantastici che l'arte rivela e nella quale ci invita a immergerci. Il percorso parte dagli anni Novanta e si sviluppa in una serie di filoni, definiti in base a un medium, un genere, un tema: la fotografia e il video, la pittura figurativa e astratta, l'identità e la mitologia.

“GONOGO” (2023), di Goshka Macuga. ©Ela Bialkowska OKNO studio

COME SONO STATE SCELTE LE OPERE DELLA MOSTRA?

Arturo Galansino è il curatore, a lui si deve l'impianto concettuale del progetto, la selezione delle opere e la struttura in sezioni tematiche che costruisce una relazione specifica con il contesto. La vitalità di una collezione, secondo me, consiste nella capacità di aprirsi a nuove letture, nuovi sguardi, mantenendo la sua identità e coerenza.

PENSI CHE IL WEB SIA UTILE PER AGGIORNARSI SULLE TENDENZE?

Il web ha cambiato il mondo e ha permesso a molti di avvicinarsi all'arte. Non è sempre possibile andare dall'altra parte del mondo per vedere un'opera prima di acquistarla. Già negli anni Novanta mi è capitato di comprare opere dopo averle viste tramite slide. Oggi non uso molto Instagram, piuttosto siti specializzati. Per esempio, Artuner, la piattaforma innovativa creata da mio figlio Eugenio, che offre online una selezione curata di artisti internazionali, facendo un lavoro di talent scouting con l'obiettivo d'individuare le stelle del futuro. Per tenermi informata seguo Artnet e ARTnews.

“Star 00h. 30m / 50°” (1990), di Thomas Ruff. ©SIAE 2023, Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

ARTISTI EMERGENTI DA TENERE D’OCCHIO E ARTISTI TRASCURATI DA RISCOPRIRE

Ambera Wellmann, Klara Hosnedlova, Jota Mombaça, Giulia Cenci e Michele Rizzo da tenere d'occhio. Kamala Ibrahim Ishaq, Rose Wylie, Barbara Chase-Riboud, Liz Larner da riscoprire. Dobbiamo costruire opportunità per queste artiste straordinarie che per tanto tempo hanno lavorato senza riconoscimento.

INIZIATIVE E PROGETTI DELLA FONDAZIONE

È un'istituzione senza scopo di lucro, che lavora con le nuove generazioni di artisti, critici e curatori, con sedi a Torino, Guarene e Venezia. Nel 2017 è nata la Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid. Indaghiamo tutte le discipline delle arti visive contemporanee e organizziamo mostre, svolgiamo un'intensa attività educativa. Abbiamo Campo, che è una scuola di formazione in curatela, e Young Curators Residency Programme, un programma di residenze per giovani curatori internazionali, il Premio StellaRe in onore delle donne e poi conferenze, seminari, corsi sull'arte contemporanea, nonché laboratori per bambini, per persone con esigenze speciali e visite guidate. Ho sempre pensato alla Fondazione come a un luogo di dialogo attivo e di creazione costante di contenuti.

“Have you seen me before?” (2008), di Paola Pivi. ©Ela Bialkowska OKNO studio, Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

COSA CONSIGLI DI VISITARE A FIRENZE FUORI DAI GRANDI FLUSSI TURISTICI?

Suggerirei la Villa Medicea di Castello e quella di Pratolino e poi di perdervi nei colori strabilianti di Pontormo nella Chiesa di Santa Felicita. Potreste fermarvi a cena all'Osteria delle Tre Panche per i classici della cucina toscana o da Gucci Osteria da Massimo Bottura: un paradiso incastonato nella piazza della Signoria.

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