A Palazzo Strozzi la protesta sociale e il grottesco con le star del contemporaneo
Fino al 18 giugno è a Firenze la mostra “Reaching for the stars” con le opere della Collezione Sandretto Re Rebaudengo
di Francesca Vertucci
4' di lettura
Come in un percorso dantesco atto alla redenzione, fino al 18 giugno 2023 Palazzo Strozzi e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo si uniscono per celebrare le stelle dell'arte contemporanea con la mostra “Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye.” Oltre settanta opere dei più importanti artisti italiani e internazionali, tra cui Maurizio Cattelan, Cindy Sherman, Damien Hirst e Sarah Lucas, per festeggiare i trent'anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo, una delle più prestigiose raccolte d'arte contemporanea in Italia.
Curata da Arturo Galansino, Direttore di Palazzo Strozzi, l'esposizione si muove a critica della società odierna, legando a sé più di cinquanta autori di diverse nazionalità, così da esplorare le principali ricerche artistiche attraverso una costellazione di opere esposte in tutti gli spazi del Palazzo, in un continuo gioco tra antico e moderno. “Reaching for the Stars” propone un percorso dal Piano Nobile alla Strozzina, fino al cortile rinascimentale. Qui è presentata “GONOGO”, recente installazione di Goshka Macuga: un monumentale razzo spaziale che invita a un viaggio dai molteplici significati. In parallelo si snodano sezioni che affrontano tematiche proposte con sensibilità e media diversi, come l'alienazione e la fragilità o le discriminazioni razziali e di genere.
Hirst con “Love is Great”
Già dalla prima sala, dedicata agli artisti londinesi Damien Hirst e Sarah Lucas, si percepisce il fil rouge riflessivo e profondo della mostra. Hirst con “Love is Great” crea un microcosmo denso di interrogativi esistenziali su vita e morte, tramite una tela turchese intrisa di farfalle: il fondo azzurro evoca il cielo, simbolo per gli antichi egizi del mondo ultraterreno. Sarah Lucas con “Love me” invece è un chiaro grido all'oggettivazione di genere con la parte inferiore di un corpo femminile a gambe spalancate, mancante di testa e con dipinti addosso bocche e occhi, in un'interpretazione freudiana collegata all'intercambiabilità fra bocca, occhi e orifizi sessuali.
Rosemarie Trockel
Nella seconda sala sono interessanti il frottage di Isa Genzken e i knitted paintings di Rosemarie Trockel: l’artista utilizza una macchina computerizzata ed eleva ad attività artistica la lavorazione a maglia, giudicata solo passatempo femminile, sfidando il maschilismo dominante nel mondo dell'arte. Ma è dalla terza sala, legata al made in Italy con diverse opere di Maurizio Cattelan, che l'esposizione assume un tono ancor più grave, quasi grottesco. Da un manichino rappresentante un uomo impiccato – creato a somiglianza dell'artista – ne “La rivoluzione siamo noi” alle macerie raccolte da Cattelan nell'attentato del 1993 al PAC per opera di Cosa Nostra: i sentimenti di tenerezza evocati dal titolo “Lullaby” fanno ironicamente contrasto con il clima di tensione e il luttuoso evento.
Nemmeno la celebre frase di Cenerentola si salva, in un totale disincanto, con la sarcastica opera “Bidibidobidiboo”: il tema della morte ritorna infatti nell’installazione dove uno scoiattolo umanizzato si è tolto la vita con un colpo di pistola, senza l'ausilio della pozione magica. La quarta sala è dedicata alle identità di genere, razza, orientamento sessuale o appartenenza culturale.
La serie “Untitled Film Stills” di Cindy Sherman
La serie “Untitled Film Stills” di Cindy Sherman sintetizza pose e ambientazioni ispirate alla cultura cinematografica degli Anni Cinquanta e Sessanta, come Truffaut. Usando modelli stereotipati (la vamp, la pazza, la donna in carriera) mette in scena l’identità come frutto di processi sociali, acquisiti e riprodotti dai mass media. Il linguaggio pubblicitario diventa uno strumento riflessivo per denunciare le discriminazioni nell’opera di Barbara Kruger “Not ugly enough” (e intorno all'opera le scritte canzonatorie “not sexy enough”, “not silent enough”, not silly enough”, “not useless enough”).
Shirin Neshat
La critica si fa invece denuncia politica nei lavori di Shirin Neshat, artista di origine iraniana che indaga il ruolo della donna nella società islamica tradizionale: figure femminili velate ma armate, guerriere della repressione musulmana. Intenso anche il video “Possessed”, che allude alla condizione di “grida silenti” della donna iraniana. Distopico il futuro immaginato da Josh Kline in “Thank you for your years of services”, che immagina un mondo in cui l'automazione sostituirà i lavoratori più umili, relegati a terra in sacchi simili a rifiuti da smaltire. Nella quinta e nell'ottava sala si può tornare a respirare grazie all'astrazione: un cielo notturno colmo di stelle di Thomas Ruff accoglie il visitatore (e rimanda al titolo della mostra), grazie ai negativi di immagini scattate con un potente telescopio astronomico da cui l'artista ha tratto i poetici dettagli. Nell'ottava sala, invece, la celebre Cecily Brown indaga sull'erotismo con il rapporto di potere tra uomo e donna, utilizzando forti pennellate e impasti astratti di colore (con rimandi a Bacon). Nella sesta e settima sala i corpi vengono mitizzati da novelli alchimisti: dal richiamo (molto simile a Mitoraj) ai kouroi greci di Mark Manders nel suo torso di finta argilla bronzea al lavoro di Villar Rojas che intacca la materia della scultura, “ferita” dal tempo e dagli agenti atmosferici. Torna spregiudicata Sarah Lucas con l'opera “Nice Tits”, installazione che rimanda alle figure femminili con più seni legate alla fertilità cultuale, ma chiaramente in questo caso alludendo all'oggettivizzazione sessuale odierna. Il Piano Nobile si conclude con le sensuali tele africane di Michael Armitage e dai misteriosi personaggi neri di Lynette Yiadom-Boakye, che si avvicina al tema Black Art in chiave politica per sottolineare l'assenza di figure di colore nella storia dell'arte occidentale. D'impatto in Strozzina il lavoro di Feldmann dedicato all'11 settembre, in cui riunisce le prime pagine di tutti i quotidiani mondiali del giorno successivo alla strage delle Torri Gemelle. Il viaggio dantesco ha dunque termine e si può realmente affermare che, dopo tante emozioni contrastanti, “uscimmo a riveder le stelle”.
“Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye”, Firenze, Palazzo Strozzi, fino al 18 giugno 2023
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