ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl graffio del lunedì

A Palermo i play off battono le elezioni

Nel capoluogo siciliano più di cento presidenti di seggio hanno dato buca in extremis. Ferrari, abbiamo decisamente un problema di affidabilità. La “Giovane Italia” di Mancini funziona, peccato non arrivino i goal

di Dario Ceccarelli

Formula 1: disastro Ferrari a Baku, trionfa Verstappen

3' di lettura

Da dove cominciamo? Da Palermo, naturalmente, dove in questa domenica elettorale, all’apertura dei seggi, decine  di sezioni sono rimaste chiuse  perché più di cento presidenti di seggio hanno dato buca in extremis. 
Per tornare alla “normalità”, cioè per trovare dei presidenti supplenti, c’è voluta mezza giornata. Il tutto in una giostra di inseguimenti, attacchi  di hackers al  Comune, telefonate, denuncia del ministro degli Interni Lamorgese, polemiche politiche e giustificazioni surreali da teatrino dei pupi.  

Ma perché questa fuga? Forse un problema politico? Un subdolo “avvertimento” mafioso? La voglia in una domenica d’estate di andare tutti al mare? La scarsa remunerazione riservata ai  presidenti?

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Colpa della finale dei play off?

Le si è pensate tutte: ci mancava solo Roberto Benigni che, nei panni di Johnny Stecchino, dicesse che “il vero problema a Palermo è quello del traffico”. Invece questa diserzione di massa sarebbe stata provocata da un avvenimento molto più “significativo”, che va però letto  in chiave calcistica: la finale dei play off per la promozione in serie B tra il Palermo e il Padova, in programma alle 20.30 proprio nella stessa domenica della consultazione. 

Capirete il dramma di questi sfortunati  presidenti di seggio (e gli scrutatori? Tutti ligi?) posti di fronte a una scelta di campo così drammatica. Che fare? Resistere o non resistere? Si può disertare un appuntamento così importante? Certo che no, a una finale di play off del Palermo non si può dire di no. Minchia, signor prefetto, siamo gente perbene: prima tifosi del Palermo, poi ancora tifosi del Palermo, poi eventualmente, ma molto eventualmente,  anche presidenti di seggio… 

Ps : per la cronaca il Palermo battendo il Padova con un rigore di Matteo  Brunori, torna in serie B. Lo stadio Barbera, in gran festa, era strapieno. Ma questo  riferimento è puramente casuale...

Domenica maledetta domenica per la Ferrari

Anche questa domenica, un altro flop per il Cavallino. A Baku, Azeirbagian, le due Ferrari sono finite ai box per problemi di inaffidabilità: al motore per Charles Leclerc, all’impianto idraulico dei freni  per Carlos  Sainz). Trionfo invece delle Red Bull con doppietta di Max Verstappen e Sergio Perez. 

Per Leclerc, al comando fino al 21esimo giro, dopo la quarta pole consecutiva di sabato, ormai sembra una beffa, una maligna macumba. Al sabato leone, alla domenica fate voi: ma certo non sul podio a festeggiare.

Difficile trovare anche delle spiegazioni tecniche. Questa volta non c’entra il cambio delle gomme o un altro pasticcio ai box. Qui è saltato il motore forse perché il pilota monegasco  ha spinto troppo per non farsi prendere dalle Red Bull. «Non ho parole. L’affidabilità è un problema», ha detto Leclerc mandando giù l’ennesimo rospo. Il Team Principal Mattia Binotto, per dare una risposta più tecnica, ha precisato che «prestazioni e affidabilità devono essere perfette. Ora bisogna gestire la situazione…».  

Ben detto,  in effetti, la situazione va gestita. Altrimenti tanto vale partecipare solo alla pole del sabato e, alla domenica, ritornare tutti a Maranello per capire come mai alla domenica c’è sempre qualcosa che va storto. Tanto non c’è fretta. Il 2022 ci sta passando sotto il naso. Per il 2023, come direbbe Binotto, ci stiamo attrezzando. 

Italia, ci manca solo il gol

Anche con l’Inghilterra, la giovane Italia di Roberto Mancini non ha deluso. Anzi, con una squadra diversa per nove undicesimi da quella precedente,  ha portato a casa un pareggio (0-0) che tutto sommato va più stretto agli azzurri che agli inglesi, che solo una volta con una traversa (su nostro errore) sono andati vicino al gol. 

L’Italia ha giocato meglio. Con maggiore  continuità e creando più occasioni da rete grazie allo spirito di un gruppo che sembra rigenerato da tanti giovani bravi, non ultimo questo Federico Gatti che in poco tempo, dai vivai di Alessandria e Torino, si è ritrovato al centro della difesa azzurra al posto di  Chiellini.  Un bel salto che lui minimizza così: «Prima facevo il muratore e mi allenavo di sera;  ora faccio solo quello che più mi piace: il calciatore. Che cosa posso volere di più dalla vita?».

Quasi a nostra insaputa si è verificato un piccolo miracolo: in tre partite (Germania, Ungheria, Inghilterra) abbiamo ricreato un gruppo non solo per il futuro ma molto solido anche nel presente visto che adesso siamo in testa al nostro girone della Nations League. 

Resta però un problema. Che segniamo poco. Facciamo sempre una gran fatica a chiudere. Che non è un dettaglio: soprattutto se giochi contro avversari che prima o poi un gol te lo fanno. 

Perché? Possibile che nonostante tutti i rimpasti siamo ancora allo stesso punto? Prima Immobile e Belotti, ora Scamacca e Raspadori: abbiamo sempre il braccino corto. Solo sfortuna? Può darsi che invece ci sia qualcosa d’altro da capire. 

Come dice il proverbio, se la fortuna è cieca, la jella ci vede benissimo. 

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