A Palermo il ricordo di Falcone. Mattarella: «Fu motore della riscossa civile»
di Nicola Barone
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A ventisette anni dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio, «legate dalla medesima, orrenda strategia criminale, la Repubblica si inchina nel ricordo delle vittime e si stringe ai familiari». È il modo con cui il capo dello Stato Sergio Mattarella ringrazia «quanti una ferita così profonda hanno tratto ragione di un maggior impegno civico per combattere la mafia, le sue connivenze, ma anche la rassegnazione e l'indifferenza che le sono complici».
Nelle parole del capo dello Stato, il sacrificio di Giovanni Falcone ucciso con la moglie e gli uomini della scorta «è divenuto motore di una riscossa di civiltà, che ha dato forza allo Stato nell'azione di contrasto e ha reso ancor più esigente il dovere dei cittadini di fare la propria parte per prosciugare i bacini in cui vivono le mafie».
Palermo celebra l'anniversario della strage di Capaci con diversi appuntamenti nei luoghi simbolo della lotta alla mafia di cui fu protagonista Giovanni Falcone. Quello nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone, con l'annunciata presenza del ministro dell'Interno Matteo Salvini, è stato al centro di un'accesa discussione, già alla vigilia, per alcune "diserzioni" importanti. «Oggi è la giornata dell'unità nazionale contro le mafie. Sono incomprensibili le polemiche e le assenze di certa sinistra che non sono un'offesa a me ma alla memoria di Giovanni Falcone e di tutte le eroiche vittime della mafia», annota aspramente il leader della Lega che invita a «denunciare sempre», sicuro che alla fine l'Italia prevarrà.
Appello all'unità («tutti dalla stessa parte ma con lungimiranza») da parte del presidente della Camera Roberto Fico. «Vengo da Napoli conosco bene la situazione dei clan. Noi dobbiamo esserci con una presenza forte e culturale nei territori dove la criminalità organizzata arruola i giovani come manovalanza. Dobbiamo andarci a prendere i figli dei camorristi e spezzare quella catena».
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Il governo «è impegnato a combattere la mafia in primo luogo sostenendo le forze dell'ordine, organi requirenti e giudicanti nel loro impegno quotidiano». Per il premier Giuseppe Conte, intervenuto nell'aula bunker, l'accento va anche sulle «condizioni affinché non ci sia più bisogno della mafia. Laddove manca il lavoro, ci sia una rete adeguata che aiuti in questa ricerca e ci sia comunque un reddito per chi l'ha perduto e non ha altre fonti di sostentamento, ci sia una casa per chi l'ha persa, sia sempre garantito il diritto all'istruzione, non manchi mai l'assistenza sanitaria per tutti, anche nei luoghi in cui la politica e l'amministrazione hanno deciso di barattarla con il profitto personale».
Chi ha deciso di non prendere parte alla cerimonia di commemorazione all'aula bunker dell'Ucciardone ( tra questi il sindaco di Palermo Leoluca Orlando) e al Giardino della Memoria, in aperta polemica nei confronti del responsabile del Viminale, hanno organizzato con l'adesione di Anpi e Arci Palermo un sit-in alla Casina "No mafia" di Capaci da dove i mafiosi innescarono l'ordigno che esplose il 23 maggio del 1992. Tra i volti storici dell'antimafia presenti Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso dalla mafia.
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