A Parigi Renault corre: semestre in forte perdita, ma alza stime anno
Pesano le cessioni legate all'uscita dalla Russia. Escludendole, il gruppo ha riportato utili in rialzo. Piace la revisione delle guidance
di Stefania Arcudi
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2' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Renault viaggia a passo di carica a Parigi, con un rialzo arrivato anche oltre quattro punti e nettamente superiore al CAC 40, dopo i conti del primo semestre, che pure si sono chiusi con una perdita netta di 1,6 miliardi di euro, a causa delle cessioni legate alla decisione di uscire dal mercato russo dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Tuttavia, il gruppo automobilistico francese ha approfittato di un aumento generale dei prezzi delle auto per migliorare la propria redditività, alzando le previsioni dell'anno in corso (attende un margine operativo del 5% contro il circa 3% stimato in precedenza e un flusso di cassa operativo superiore a 1,5 miliardi, mentre l'indicazione precedente era per un dato «positivo»).
Proprio la revisione delle guidance piace agli analisti, come ha del resto fatto notare anche l'amministratore delegato Luca de Meo: «Renault non è stata famosa in passato per avere alzato le guidance finanziarie, ma stiamo cambiando. Il piano strategico, che prevede tra le altre cose risparmi per 3 miliardi e un forte focus sulla redditività, procede in anticipo. Per Renault il periodo di emergenza è finito», ha detto.
Guardando ai numeri, nel semestre, Renault ha registrato una perdita netta di 1,6 miliardi di euro, contro i 368 milioni di euro di utile netto dello stesso periodo del 2021. I migliori margini sulle vendite non hanno compensato l'onere di 2,3 miliardi di euro legato alla vendita di Avtovaz in Russia, dove il gruppo ha dominato il mercato con il marchio Lada, acquisito nel 2014 e ceduto allo Stato russo a maggio, come conseguenza della guerra in Ucraina. Tuttavia, escludendo le dismissioni in Russia, Renault ha riportato un utile di 657 milioni, contro i 458 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso. Il fatturato semestrale è rimasto stabile (+0,3%) a 21,1 miliardi di euro, nonostante un calo delle vendite del 12% (Russia esclusa), rallentate dalla carenza di chip elettronici.
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