fashion week

A Parigi «the show must go on», ma la moda sperimenta gli ordini a distanza

La Camera dei Buyer chiede collaborazione ai grandi gruppi del lusso sui tempi di pagamento dei multimarca italiani

di Marta Casadei

(Imagoeconomica)

3' di lettura

La settimana della moda di Parigi non cede al timore del contagio: il fitto calendario di sfilate e presentazioni in programma fino a martedì 3marzo – che include due marchi italiani, Valentino e Miu Miu, ma anche Maison Margiela, nel portafoglio della Otb di Renzo Rosso – procede senza intoppi né cancellazioni. Anche se gran parte del pubblico (stampa e compratori), cui si aggiungono alcune modelle, arriva da Milano, dove la settimana della moda donna si è conclusa in fretta e furia domenica, con le sfilate di Giorgio Armani e Laura Biagiotti a porte chiuse proprio per i timori di diffusione del coronavirus.

Nonostante siano molti i Paesi che “monitorano” o addirittura mettono in quarantena i passeggeri in arrivo dalla Lombardia e dal Veneto – dove si trovano le “zone rosse” del contagio –, gli operatori della moda che si sono trasferiti a Parigi per la fashion week non hanno trovato (finora) ostacoli. Sebbene alcuni buyer internazionali abbiano preferito viaggiare in treno o addirittura in auto, chi è atterrato a Parigi riferisce di non aver avuto alcun problema. Né controllo della temperatura, nemmeno nello scalo di Charles De Gaulle. Di contro, alcune aziende francesi hanno chiesto ai propri dipendenti di ritorno dal capoluogo lombardo di mettersi in quarantena volontaria e ripresentarsi in ufficio solo tra 15 giorni. Due pesi, due misure: in assenza di indicazioni ufficiali, un sistema di valutazione e di azione comune applicato dalle aziende francesi non c’è.

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Anche nell’atteggiamento degli operatori italiani trionfano gli approcci più diversi. La maggior parte delle agenzie di comunicazione e dei gruppi editoriali hanno annullato le trasferte: le sfilate si vedranno in streaming.

Tra i compratori c’è chi è già arrivato nella Ville Lumière e chi è pronto a partire: «Il nostro viaggio è in programma per sabato – spiega Paolo Bassani, buyer del multibrand di Novara Il Duomo – e abbiamo tutta l’intenzione di partire. Certo, non è escluso che Parigi decida di seguire le orme di altri Paesi e scoraggiare i viaggi». C’è anche chi, invece, ha proprio deciso di non partire e, da Milano, è tornato a casa: «Avevo dovuto fissare il volo di rientro da Milano a Palermo già sabato sera per un impegno – racconta Federico Giglio, titolare delle boutique Giglio – e, a posteriori, la cosa non mi è dispiaciuta. A Milano per la fashion week eravamo in tre e siamo tutti rientrati alla base. A Parigi, per le sfilate, sarei dovuto andare solo io – continua Giglio – ma ho deciso di cancellare il viaggio. Abbiamo degli appuntamenti fissati la settimana prossima in showroom, sia a Milano sia a Parigi, ma non so ancora cosa faremo».

Il coronavirus sta imponendo ai multibrand italiani – molti dei quali , come Giglio, vendono in tutto il mondo grazie all’e-commerce – un cambio di strategia: «Stiamo valutando di fare gli ordini a distanza: qualche brand ci sta proponendo questo tipo di soluzione e, in un momento come questo, è apprezzabile», chiosa Giglio.

La vendita a distanza è uno degli escamotage che gli showroom italiani hanno adottato nelle ultime settimane per non perdere una fetta di ordini importanti: quelli del mercato cinese. Lo hanno fatto realtà multimarca come Riccardo Grassi e marchi come Ferragamo, che ha realizzato uno showroom virtuale in collaborazione con Hyphen. Lo stesso potrebbe succedere con i compratori italiani che decidono di non viaggiare (o che potrebbero non poterlo fare).

Se la Camera Buyer non ha dato indicazioni in merito alle trasferte parigine ( «Molti titolari saranno presenti – dice il presidente Francesco Tombolini – ma lasceranno i team a casa»), dal presidente arriva un appello. «Dobbiamo fare il punto rispetto a quanto sta accadendo: le presenze alle fashion week sono solo uno degli aspetti di una crisi che rischia di travolgere i multimarca italiani che in questo momento fanno fatica a vendere la collezione primaverile e, invece, devono onorare le scadenze dei pagamenti», dice Tombolini, auspicando «una collaborazione con i grandi gruppi del lusso che possano venire incontro ai multimarca italiani in questo momento difficile». Intanto le sfilate continuano: martedì sono state svelate le collezioni di Dior e Saint Laurent, oggi tocca a Kenzo e Dries Van Noten. Paura del contagio o no, the show must go on: in ballo, del resto, c’è un settore - quello dei beni personali di lusso - che vale quasi 300 miliardi di euro.

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