A Praga apre una nuova Kunsthalle
Con un investimento di 35 milioni di euro Petr e Pavlina Pudil inaugurano un nuovo spazio per l'arte contemporanea in una ex-sottostazione elettrica
di Silvia Anna Barrilà
I punti chiave
4' di lettura
L'immagine di Praga non è solitamente associata all'arte contemporanea, eppure, la città ha avuto un ruolo importante nello sviluppo delle avanguardie del Novecento. Ora, una nuova istituzione aspira a riposizionare la capitale della Repubblica Ceca sulla mappa dell'arte del presente. Dopo sette anni di lavori e con un investimento di 35 milioni di euro finanziati privatamente, apre il 22 febbraio 2022 la Kunsthalle Praha, uno spazio espositivo non-profit e non-governativo, nato per iniziativa di una coppia di imprenditori del settore immobiliari e collezionisti d’arte, Petr e Pavlina Pudil. “L'arte è un ottimo modo per ispirare le persone, soprattutto i giovani, e colmare le distanze sociali” ha dichiarato Petr Pudil. “Praga è sempre stata un crocevia culturale al centro dell'Europa. Il nostro scopo è dare alla città un luogo per il contemporaneo e mettere in dialogo l'arte locale con quella internazionale.”
La stazione elettrica
L'edificio che ospita la Kunsthalle è una ex-sottostazione elettrica costruita negli anni ’30 del 900, che trasformava l'elettricità per la rete tranviaria della città. Con l'avanzare della tecnica, l'edificio ha perso la sua funzione, ma la sua storia ha ispirato il tema della mostra inaugurale, dedicata all'elettricità nell'arte da Duchamp a Olafur Eliasson. Per l'occasione è stato invitato il curatore e artista tedesco Peter Weibl, fondatore dello ZKM di Karlsruhe, che ha messo insieme 100 anni di storia dell'arte attraverso 93 opere. “L'elettricità nelle opere d'arte si esprime in due modi” ha spiegato Weibl, “attraverso il movimento e la luce”. Nella mostra l'uso della corrente è stato declinato in quattro sezioni: la cinematografia, con i film sperimentali degli anni ’20 di artisti come Man Ray e Viking Eggeling fino ad arrivare a “Notes Towards a Model Opera” di William Kentridge del 2015; l'arte cinetica, a partire da un'opera del 1920 di Naum Gabo prestata dalla Tate; l'arte cibernetica, che ha influenzato profondamente anche l'arte al di là della cortina di ferro sin dalla sua nascita; e infine la computer art, nei suoi sviluppi più recenti fino ad arrivare ad un'opera interattiva di Michael Bielický e Kamila B. Richter del 2021.
Un pioniere dimenticato
L'ispirazione della mostra è nata anche da un pioniere dell'arte cinetica, l'artista ceco Zdeněk Pešánek (1896-1965), che negli anni ’30 era stato chiamato a decorare la facciata della sottostazione elettrica con delle sculture, in seguito andate perdute. Pešánek è stato tra i pionieri dell'uso del neon nelle sue sculture già nella prima metà del 900, ben prima dei Minimalisti, ed è stato anche autore di uno scritto teorico fondamentale sull'arte cinetica nel 1941, che però non ha goduto di diffusione essendo in lingua ceca. Essendo rimasto per tutta la vita nella Repubblica ceca non ha trovato la notorietà internazionale che probabilmente avrebbe avuto se fosse emigrato negli Usa come altri artisti dell'Avanguardia e non ha avuto fortuna sul mercato (non si registra alcun suo passaggio all'asta). Oggi le sue opere sono musealizzate o andate perdute, ma per l'occasione della mostra la Kunsthalle ha promosso la traduzione del suo importante scritto teorico.
Gli italiani in mostra
Un'altra riscoperta è rappresentata dall'unico italiano in mostra su 93 artisti da 33 nazioni: il milanese Gabriele Devecchi (1938-2011), artista, designer, architetto e orafo, fondatore insieme a Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo e Grazia Varisco del Gruppo T nel 1959, presente con un'opera del 1965 proveniente dallo ZKM. Oggi le sue opere – sia sculture che oggetti in argento – passano all'asta a prezzi che vanno da poche centinaia di euro per gli argenti fino a circa 30.000 euro per le opere cinetiche uniche.
Il finanziamento
L'investimento iniziale di circa 35 milioni di euro per aprire la Kunsthalle Praha include l'acquisizione dell'edificio, per il quale anni fa era stato avanzato un progetto di trasformazione in un hotel, poi occupato e trasformato in un club fino al 2015, la sua ristrutturazione è stata firmata dallo studio ceco Schindler Seko. La fondazione della famiglia Pudil ha finanziato questa prima fase e si è impegnata a coprire i costi di gestione del museo per i prossimi anni, ma aspira a sviluppare un modello sostenibile sul lungo termine. L'idea è quella, gradualmente, di generare entrate attraverso la biglietteria, il bookshop, il programma di membership e l'affitto delle sale per eventi. “Abbiamo già 600 soci” ha affermato Petr Pudil “e abbiamo anche già firmato partnership con varie compagnie, come ad esempio BMW e Ubs. Non abbiamo intenzione di chiedere fondi al governo, poiché entreremmo in competizione con altre istituzioni che dipendono dal sostegno pubblico già non molto generoso”.
La scena artistica
La Kunsthalle ospiterà sei o otto mostre all'anno. La prossima sarà dedicata all'artista tedesco Gregor Hildebrandt, e nel 2023 ci sarà anche una mostra dedicata alla collezione dei Pudil, che include circa 600 opere. In una città che l'anno scorso si è piazzata al terzo posto per Pil pro capite, il numero dei collezionisti sta crescendo rapidamente. “Qui è il contrario che a Berlino” scherza Petr Pudil, “ci sono più collezionisti che gallerie e i prezzi stanno crescendo, soprattutto, per artisti moderni, come František Kupka e Toyen”. Quest'ultima è una donna del Surrealismo che dal 25 marzo sarà in mostra al Musée de l'Art Moderne di Parigi; in una recente asta da Pierre Bergé a Parigi tre sue opere hanno moltiplicato le stime di 4-5mila euro fino ad arrivare a 30mila euro. Tra le istituzioni pubbliche di riferimento a Praga, oltre alla Galleria Nazionale di Praga, c'è la Prague City Gallery, dove al momento sono in mostra le ultime acquisizioni entrate in collezioni: documentazioni di performance degli anni ’70-’80 nate nel contesto del regime comunista, in cui gli artisti utilizzano il proprio corpo in azioni autodistruttive o in dialogo con la natura. Dox è un altro spazio dedicato all'arte contemporanea, mentre tra le gallerie commerciali l'indirizzo di riferimento è Hunt Kastner.
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