A Rimini è nato «Demo hotel», l’hub di sperimentazione dell’hospitality
Una pensione obsoleta di mille mq è stata sventrata totalmente e a nove architetti sono state assegnate altrettante suite da reinventare coinvolgendo un centinaio di fornitori. In ottica di inclusività, tecnologia e confort
di Laura Dominici
3' di lettura
Un hub di sperimentazione per l’hospitality. È questo il senso più profondo del Demo Hotel di Rimini, un progetto di recupero di una vecchia pensione in disuso che ha coinvolto quattordici studi di architettura e cento aziende fornitrici chiamati appositamente per dare nuova vita agli spazi. Ce ne parla il proprietario, Mauro Santinato, che è anche presidente della società di consulenza e formazione Teamwork Hospitality, e che ha investito circa 2 milioni di euro nel progetto, tra acquisizione e ristrutturazione.
L’idea e la genesi del progetto
«Deriva da un’idea nata dall’esperienza professionale di consulenza che prevedeva la ricerca di un albergo-scuola dove poter fare sperimentazione, una sorta di albergo showroom, una demo come dice il nome stesso dell’hotel». Così Santinato rileva, nel gennaio 2020, una pensione obsoleta di mille mq, la sventra totalmente e assegna a nove architetti altrettante suite da creare. «L’input è stato – spiega – fate la camera che avreste voluto». Dopo aver consegnato il layout con le dimensioni, ogni professionista si è sbizzarrito con la propria fantasia. «Non è stato facile mettere insieme decine di fornitori per quanto riguarda la gestione dell’impiantistica e delle varie funzionalità», commenta l’albergatore. Qualche esempio? Sono state messe insieme scelte di design uniche: si sono avvicendati quattro fornitori di porte, sono state selezionate maniglie di ogni tipo, mattonelle dei bagni di formati differenti, una ventina di radiatori diversi; un architetto si è occupato in modo specifico degli spazi comuni e dell’area esterna. «L’obiettivo – prosegue Santinato – era quello di creare un luogo dove si tengono i corsi, dove si incontrano architetti e fornitori, con una zona dedicata al coworking».
Tecnologia e apertura destagionalizzata
L’albergo è aperto ai turisti e d’inverno viene usato anche per ospitare partecipanti ai corsi o per altri eventi. «A Natale, ad esempio – dichiara Santinato - abbiamo ospitato persone di Rimini che avevano un familiare con il Covid e venivano a dormire in albergo». Dalle 30 camere iniziali della vecchia pensione, ne sono state ricavate nove che hanno una superficie minima di 42 mq e la maggior parte ha due bagni. Sono stati installati impianti di ultima generazione, da un modello Edison sperimentale al fotovoltaico, alle caldaie di ultima generazione, fino alle colonnine di ricarica per auto e bici per la produzione di energia elettrica. L’hotel è abilitato per il self check-in e nelle camere, dove si accede con codice, ci sono smart tv e l’app Alexa. Per i disabili sono state progettate soluzioni studiate nei minimi particolari, eliminando ogni barriera architettonica, grazie anche alla consulenza di Roberto Vitali, co-fondatore di Village for all.
«Siamo partiti da cosa chiede il cliente piuttosto che da cosa dispone la normativa – commenta il manager –. C'è bisogno di spazi, igiene, silenzio. Due camere sono state dotate anche di attrezzi Technogym con cyclette a disposizione. L’hotel ha anche previsto una lavanderia a disposizione dei clienti. Se tutto il settore tornasse a investire avremmo una forte spinta e riusciremmo a competere a livello internazionale. Gli hotel dovrebbero essere vetrine del made in Italy».
Certo oggi gli albergatori devono affrontare il rincaro dei costi delle materie prime.«Con l’aumento dei prezzi e il boom del 110% dobbiamo considerare – conclude il manager – che se prima per ristrutturare occorrevano tra i 1000 e i 1500 euro al mq, oggi ci vogliono da 1500 a 2000 euro al mq».
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