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Safilo, a rischio lo stabilimento di Longarone. Sindacati in allarme: sciopero di otto ore

Nel comunicato sui risultati del 2022 (con ricavi in crescita dell’11,1% a 1,07 miliardi), l’azienda ha indicato di voler «cercare soluzioni alternative» per la fabbrica - Si teme una chiusura, a rischio 472 posti di lavoro

di Giulia Crivelli

4' di lettura

Il diavolo è nei dettagli, quasi sempre. Due righe del comunicato con il quale Safilo, quotata alla Borsa di Milano e numero due, dopo Essilux, dell’occhialeria, dicevano testualmente: «il Consiglio di amministrazione di Safilo, nel ribadire l’importanza dei siti produttivi di Santa Maria di Sala (non lontano da Venezia, ndr) e Bergamo, del centro logistico di Padova, e delle capacità creative del gruppo, ha dato mandato al management di esplorare delle soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone (Belluno), il cui contenuto si delineerà meglio nelle prossime settimane». Nello stabilimento (nella foto qui sopra) lavorano 472 persone.

I dati positivi del 2022

Ieri l’attenzione si era concentrata più sui risultati, nient’affatto deludenti, in crescita sul 2021 e sul periodo pre Covid: nel 2022 – si legge nel comunicato disponibile sul sito dell’azienda – le vendite nette preliminari di Safilo si sono attestate a 1076,7 milioni di euro, in crescita dell'11,1% a cambi correnti e del 4,2% a cambi costanti rispetto ai 969,6 milioni di euro registrati nel 2021. Nell'esercizio, le vendite organiche sono invece cresciute del 7,7% a cambi costanti, registrando un altro significativo miglioramento dopo quello del +10,5% messo a segno nel 2021 rispetto al 2019.

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La preoccupazione del governatore Zaia

«Sono ore e giorni di apprensione, visto che stiamo seguendo questa vicenda da qualche giorno. La chiusura di Safilo sarebbe una tragedia – ha commentato il presidente del Veneto Luca Zaia, a proposito del futuro dello stabilimento a Longarone –. Si tratta di una mole di lavoratori importante, in un territorio dove problemi ce ne sono molti, e il distretto dell’occhialeria è importante. Siamo dalla parte dei lavoratori, comprendiamo le difficoltà dell’impresa, ma lavoriamo per salvare i posti di lavoro».

L’offerta dell’assessore Elena Donazzan

«In considerazione della comunicazione aziendale di Safilo di avvio di una fase finalizzata ad esplorare soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone la Regione del Veneto garantisce in primis ai lavoratori, alle organizzazioni sindacali, all'azienda e all'intero territorio di riferimento il massimo impegno al fine di individuare una risposta industriale al tema posto dall'azienda Safilo», ha spiegato l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, che sta seguendo la vicenda Safilo insieme all'unità di crisi aziendali della Regione del Veneto. «Il nostro impegno - spiega - sarà orientato a tutelare e valorizzare le produzioni e i posti di lavoro, anche in stretto raccordo con i ministeri competenti, che sono quelli del Lavoro e delle Imprese e del made in Italy».

Le mosse dei sindacati: sciopero di otto ore

Immediata la reazione dei sindacati, che hanno convocato già questa mattina le assemblee, durate dure ore e alle quali sono seguite sei ore di sciopero che hanno bloccato la produzione dello stabilimento di Longarone per un totale di otto ore. È inoiltre arrivato l’annuncio di un altro sciopero d’ altre 8 ore negli stabilimenti di Padova e Santa Maria di Sala per lunedì prossimo. «La Cgil di Belluno, assieme alle proprie categorie e ai lavoratori farà tutto il possibile per scongiurare il rischio di chiusura dello stabilimento Safilo di Longarone - dichiara la segretaria della Camera del lavoro di Belluno Denise Casanova, che fino a poche settimane fa ha seguito le vicende di Safilo come segretaria di categoria della Filctem Cgil. - A livello unitario le tre categorie dei chimici tessili di Cgil Cisl e Uilm decideranno le misure da adottare per scongiurare una chiusura che rischia di essere catastrofica per l’intero territorio del Bellunese. Si mette così a rischio il futuro di 472 famiglie a cui si aggiunge un indotto molto vasto. I lavoratori di Safilo di Padova e Santa a Maria di Sala hanno paura di essere i prossimi e per questo sono pronti a scioperare lunedì e a fare tutto il possibile per difendere i propri posti di lavoro». L’azienda ha detto al Sole 24 Ore di non avere altro da aggiungere oltre a ciò che è scritto nel comunicato.

Le altre reazioni della politica

«Come presidente della Commissione Industria al Senato, ma soprattutto come sindaco di Calalzo di Cadore, paese di fondazione di Safilo, non posso che garantire il massimo sostegno ad ogni possibile iniziativa che garantisca la tenuta occupazionale e produttiva dello stabilimento di Longarone», ha detto il senatore Luca De Carlo (Fratelli d’Italia). Per De Carlo «la tutela del lavoro è la priorità assoluta, così come la difesa di Safilo e della sua storia, che già una volta ha visto la chiusura dello stabilimento proprio di Calalzo. Ho la massima fiducia nell’assessore Elena Donazzan, a cui viene riconosciuta sensibilità e credibilità anche dalle parti sindacali, e nel tavolo di crisi che ha prontamente convocato; nel frattempo, ho personalmente già sentito il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, tra l’altro anche lui proveniente da una città dove è presente una sede Safilo come Padova, e con l’amministratore delegato di Safilo Angelo Trocchia. Auspico quindi che quando prima venga fatta chiarezza sul quadro della situazione, così da poter mettere in campo tutte le azioni possibili - ha concluso De Carlo - per tutelare al tempo stesso l’occupazione e uno dei marchi di eccellenza dell’occhialeria made in Italy che vede proprio nel Bellunese il suo distretto di riferimento». Un altro parlamentare veneto, il deputato del Pd Alessandro Zan, è intervenuto sulla vicenda: «Voglio esprimere piena solidarietà ai 472 lavoratori Safilo dello stabilimento di Longarone, che rischiano il posto di lavoro per una logica speculativa ed esclusivamente rivolta al profitto da parte dell’azienda. Non è accettabile che le maestranze e il know-how così prezioso del territorio siano a rischio, insieme al futuro di tante famiglie, soprattutto dopo le promesse fatte da Safilo nel 2019 al Mise di rilancio e sviluppo proprio di quello stabilimento». «Se l’azienda vive finalmente tempi migliori ed è ora in salute lo si deve proprio alle grandi capacità professionali dei suoi lavoratori – ha aggiunto Zan –. Questa visione puramente speculativa mette a rischio anche gli altri siti produttivi e logistici veneti: per questo le istituzioni regionali, assessora Donazzan e presidente Zaia in primis, devono opporsi fermamente al piano di Safilo e agire immediatamente, a fianco delle organizzazioni sindacali, per tutelare lavoratori e territorio. Inoltre chiederò tramite un’interrogazione al ministro Urso di intervenire per far rispettare i patti presi dall’azienda nel 2019».

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