A Tim e al mercato tlc servono decisioni coraggiose e dirompenti
L’operatore soffre dei problemi comuni a tutto il settore europeo e di alcune specifiche criticità del contesto italiano: ecco le vie per uscirne
di Pietro Labriola*
4' di lettura
Da oltre un anno nel settore delle tlc parliamo della separazione della rete, dell'urgenza di nuove regole, delle opportunità che possono derivare dal consolidamento del mercato e di quanto sia necessario ridare all'intero settore delle prospettive di profittabilità e di adeguato rendimento del capitale.
In TIM abbiamo avviato una trasformazione profonda che sta portando i primi risultati e ci ha fatto riguadagnare credibilità sui mercati. Per valutare la nostra strategia dobbiamo però allargare il nostro campo visivo ed osservare i dati degli operatori storici europei, in Germania, Spagna, Francia e Regno Unito.
Dall'analisi innanzitutto emerge che le attività fuori dal paese d'origine rappresentano un polmone di ossigeno che permette di compensare le performance critiche realizzate a livello domestico. Anche TIM beneficia di questo meccanismo ma in misura molto ridotta considerata la sua presenza solo in Brasile.
Chi performa meglio a livello di trend di EBITDA 2022 rispetto al 2021? Orange e Deutsche Telekom, anche perchè hanno mantenuto una maggiore centralità a livello di sistema paese (lo Stato francese detiene il 23% di Orange e quello tedesco il 30% di Deutsche Telekom).
Un secondo aspetto molto chiaro è che tutti gli operatori storici a livello domestico hanno perso linee a favore della concorrenza, un calo di oltre 55 punti di quota di mercato dalla liberalizzazione ad oggi. Non potrebbe essere altrimenti, considerato che partivano da una posizione di monopolio.
Ma guardiamo il gruppo Tim. È evidente che la nostra presenza in Brasile rimane fondamentale: abbiamo appena iniziato a capitalizzare (anche grazie all’operazione di acquisizione di asset di OI) le scelte e gli ingenti investimenti effettuati nel corso degli ultimi anni.
In Italia, invece, minori ricavi da servizi e un EBITDA inferiore agli altri peers sono riconducibili a fattori specifici. A fronte di 5 operatori mobili presenti in Italia, in Germania sono attivi tre operatori di rete mobile, non è un caso che Deutsche Telekom sia il player che performa meglio.
La presenza di troppi operatori si riflette in una contrazione dei prezzi senza eguali. Infatti, in Italia i prezzi risultano nettamente inferiori rispetto a quelli degli altri paesi e le contrazioni registrate negli ultimi 10 anni decisamente più drastiche, a fronte di obblighi regolamentari che sono fra i più stringenti.
A ciò si aggiunge che i servizi a banda larga di rete Fissa sono venduti allo stesso prezzo, mentre nel resto d'Europa viene applicato un premium price sui prodotti di punta (servizi FTT-H per Telefonica e Orange e servizi FTTC per Deutsche Telekom e British Telecom).
Quando guardiamo allo sviluppo delle reti FTT-H, il contesto europeo si divide in due gruppi: Francia e Spagna, dove le reti FTT-H hanno raggiunto coperture elevate, Germania, Regno Unito e Italia dove la copertura è minore.
Perché? Nel primo gruppo di Paesi è impossibile fornire servizi con velocità superiori ai 50 Mbps senza migrare a reti FTT-H. Nel secondo, invece, grazie alla tecnologia FTTC, è possibile raggiungere tali velocità (in Italia su oltre il 65% delle linee si raggiungono i 100 Mbps). Questo spiega perché la domanda dell'FTT-H da parte dei clienti resta più bassa e perché in Germania e Regno Unito la copertura della nuova tecnologia procede a rilento. In Italia invece, gli investimenti su FTT-H crescono più velocemente che negli altri paesi e solo TIM investe circa circa 1,3 miliardi all'anno. Tuttavia, la duplicazione delle infrastrutture di rete fissa realizzata a seguito della nascita di Open Fiber mette sempre più a rischio la loro remunerazione e ciò vuol dire che ancora una volta le aziende italiane si stanno indebolendo rispetto ai Gruppi europei.
Vorrei quindi ribaltare il punto di vista riguardo al presunto ritardo italiano nella diffusione delle tecnologie di rete fissa e sottolineare che è necessario porre attenzione al gap sulla domanda per sostenerla.
Nel mobile l'Italia ha raggiunto il costo più alto per le frequenze. Ciò senza considerare che i limiti di emissione elettromagnetica vigenti sono dieci volte più stringenti a quelli europei e ciò implica un maggiore costo per le sviluppo e la copertura nazionale delle reti 5G.
In conclusione, Tim soffre dei problemi comuni all'intero settore europeo e di alcune specifiche criticità del contesto italiano che richiedono misure energiche.
Occorre creare un nuovo assetto su prezzi, regolamentazione, numero di player in modo che questo contribuisca a ridare sostenibilità al sistema delle telecomunicazioni per garantire capacità d' investimento nell'innovazione dei servizi e delle infrastrutture.
Un altro punto fondamentale è l'applicazione del cosiddetto Fair Share per ottenere una equa partecipazione degli Over the top ai costi per lo sviluppo delle reti, resi necessari dal continuo aumento dei volumi di traffico.
A tutto ciò per TIM si aggiunge la necessità di superare il modello di operatore verticalmente integrato, un obiettivo che il nostro piano persegue, perché ciò può consentire il passaggio a modelli di prezzo che riducono l'incertezza sulla remunerazione degli investimenti.
Occorre poi intervenire sulla riduzione del debito. Nel nuovo scenario macroeconomico di aumento dei tassi d'interesse, il superamento dell'elevato indebitamento rappresenta un elemento chiave anche in logica strategica e industriale.
Quindi perché noi sì e gli altri no? Penso che ci siano tutti gli elementi per comprendere il contesto in cui ci muoviamo. È tempo di fare scelte coraggiose e in parte dirompenti e non si può più procrastinare.
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