innovazione

A Torino la sede dell’I3A, istituto per l’intelligenza artificiale

L’annuncio del Governo nella stessa nota che assegna a Milano il Tribunale dei Brevetti - 80 milioni di budget e mille addetti in dotazione

di Filomena Greco

(ANSA)

2' di lettura

La decisione è arrivata contemporaneamente per Torino e Milano: il capoluogo del Piemonte sarà sede dell’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale (I3A) mentre a Milano arriva il Tribunale Unificato dei Brevetti. Già ieri sera la sindaca di Torino Chiara Appendino ha parlato di un «traguardo»per la città e al contempo un «punto di partenza», che riconosce il lavoro fatto sui temi dell’innovazione.

L’obiettivo del Governo è assai ambizioso, considerando il dibattito talvolta polemico a cavallo delle due regioni. «Creare una sinergia tra le due città e il Governo e, allo stesso, tempo consolidare l'asse nord-ovest del Paese: una strategia che renderebbe ancor più forti Milano e Torino e, con esse, l'Italia».

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L’I3A funzionerà come un vero e proprio network con l’obiettivo di coordinare le diverse attività di ricerca in questo campo e costituirà uno dei tasselli principali per la strategia definita dal ministero per lo Sviluppo economico, sottolinea una nota del Governo. «Sarà una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico capace di attrarre talenti dal mercato internazionale e, contemporaneamente, diventare un punto di riferimento per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia, in connessione con i principali trend tecnologici (tra cui 5G, Industria 4.0, Cybersecurity)» spiega Palazzo Chigi.

Dal punto di vista operativo, I3A potrà contare, a regime, su un organico di un migliaio di persone e su un budget annuale pari a circa 80 milioni di euro. In questo sistema Torino sarà hub di riferimento con 600 addetti, in collaborazione con centri di ricerca e università. Tra i settori coinvolti ci saranno manifattura e robotica, IoT, sanità, mobilità, agrifood ed energia, Pubblica amministrazione, cultura e digital humanities, aerospazio.

Un ruolo in questa partita l’ha giocato l’Arcidiocesi di Torino e in particolare don Luca Peyron, una storia da consulente in proprietà industriale prima di diventare parroco. Insegna teologia della trasformazione digitale a Milano e Torino e si occupa di “spiritualità” delle tecnologie, oltre a essere direttore della Pastorale universitaria, dove da novembre è attivo un “pensatoio” sulla trasformazione tecnologica e digitale.

A luglio è uscito il documento del Mise sull’Intelligenza artificiale e da lì è nata la candidatura della Città di Torino. «La diocesi in questo progetto c’è per diverse ragioni – spiega – anzitutto alla luce del tema dell’etica applicata alla tecnologia, poi perché si vuole valorizzare e promuovere il territorio, con Torino che può agire da motore di sviluppo su questi temi e dare una change ai ragazzi di quest’area. Partiamo da un tema, che tipo di IA vogliamo? Torino ha una attenzione storica sui temi della sussidiarietà e dell’inclusività, forte dell’esperienza dei santi sociali».

Da un lato, dunque, l’ecosistema dell’innovazione su cui ha scommesso l’amministrazione di Chiara Appendino, con l’esperienza di Torino City Lab e le sperimentazioni sulla smart city, dall’altro eccellenze del settore universitario come Barbara Caputo, docente di Ingegneria informatica, o Guido Boella, a capo del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino.

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