A Torino vince Yates Carapaz è rosa. Ma Nibali e Pozzovivo fanno spettacolo
Volevamo una grande tappa al Giro d'Italia e l'abbiamo avuta
di Dario Ceccarelli
3' di lettura
Tanta l’abbiamo desiderata che alla fine è arrivata. Volevamo una grande tappa al Giro d'Italia e l'abbiamo avuta. Come Dio comanda. Con fughe, scatti e contro scatti, qualche delusione e qualche bella sorpresa. Una tappa di montagna con doppia ascesa al Colle di Superga e al Colle della Maddalena.
Abbiamo perfino una nuova maglia rosa - Richard Carapaz - che è uno dei pezzi da novanta di questa edizione. Il Favorito, per dirla tutta. Però c'è un però: Carapaz è sì la nuova maglia rosa, ma dire che sia proprio il nuovo leader del Giro, sarebbe una forzatura.
L'equadoregno, pur supportato dal Dream Team Ineos, non ha stravinto, anzi. Quando è partito a una trentina di chilometri dal traguardo, con un coraggio degno di miglior causa, sembrava che fosse sul punto di realizzare la grande impresa, la stoccata che fa capire a tutti chi è che qui comanda.
Invece, proprio sulla Maddalena, Carapaz è stato raggiunto da Nibali e Hindley e poi nella discesa anche da Simon Yates, il britannico che era saltato sul blokhaus, per male al ginocchio piuttosto ondivago, questa volta s'inventa lui il colpo della vita scattando ai meno cinque e andando poi a vincere la tappa davanti a Hindlay, Carapaz e il nostro Nibali che si porta a casa un quarto posto di tutto rispetto.
Diciamolo: per uno come Vincenzo che ha annunciato di ritirarsi, arrivare col gruppo dei migliori è segno di ottima salute e soprattutto di grande serietà. Molto incoraggiante in prospettiva dell'ultima settimana dove quasi tutti in giorni si andrà in alta montagna. E non certo in gita.
Nibali è ottavo a 3 minuti dalla rosa. Qualcosa numero può ancora farlo.Non ha nulla da perdere.In chiave nazionale, con un certo orgoglio, va ricordato che il quinto classificato è Domenico Pozzovivo, l'evergreen della carovana. Con quasi 40 anni e 23 viti sparse per il corpo per tenere assieme le varie fratture, il piccolo uomo di Policoro continua a stupire.
Siamo ai limiti della fantascienza. Cosa vuoi di più dalla vita? Un lucano diceva la pubblicità. Ebbene, eccolo qua, il nostro dolce-amaro lucano che tiene alta, insieme a Nibali, la bandiera tricolore al Giro d'Italia.
Quindi, riassumendo, questa prima scrematura alla classifica, ha detto alcune cose: 1) Che Carapaz è sicuramente il faro della corsa, ma che anche lui ha diversi punti deboli. Altrimenti, in una tappa così dura, avrebbe fatto il diavolo a quattro. Non c'è riuscito. Quindi non è al top. Dalla sua però ha la squadra più forte. E questo non è elemento da sottovalutare. Soprattutto nell'ultima settimana.
2) Dietro a Carapaz c'è Jai Hindley, l'australiano che nel 2020 ha vinto una tappa ed è arrivata secondo al Giro. E uno da tener d'occhio, e lo dimostra il fatto che quando la strada va in salita, lui c'è sempre.
3) Un altro da tenere d'occhio è Joao Almeida. Il portoghese non brilla, ma è sempre lì nel gruppo che conta. È uno che resiste, un fondista molto calcolatore. E' a una trentina di secondi dalla maglia rosa. Può ancora dire la sua. Chiudiamo con Juan Pedro Lopez. Lo spagnolo, praticamente senza squadra, ha perso con onore la maglia rosa. Arriva decimo a oltre quattro minuti da Carapaz senza perdere un filo della sua serenità. È giovane, ha carattere, e ora che è libero dalla responsabilità del comando, può ancora mettersi in evidenza.
Ps: Quanto di bello fa Nibali, non deve farci dimenticare che dietro di Vincenzo - a parte qualche giovane che con le unghie vince allo sprint - c'è un vuoto spaventoso. E che se Nibali brilla così tanto significa che gli altri sono purtroppo spenti. Questa domenica tappone valdostano con arrivo a Cogne, dopo la salita di Pila e Verrogne. Incrociamo le dita.
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