A volte ritornano: ritrovata lettera autografa di Guicciardini a Machiavelli
Scritta da Firenze il 7 agosto 1525. L'autografo è conservato fra le Nouvelles Acquisitions Françaises della Bibliothèque Nationale de France
di Marcello Simonetta
2' di lettura
A volte ritornano. Gli autografi degli uomini illustri, soprattutto nell'Ottocento, eccitavano gli appetiti dei collezionisti europei. Per la legge della domanda e dell'offerta, alcuni antiquari dalle dita agili sottraevano le carte vergate dai geni del Rinascimento sparse alla rinfusa in archivi e biblioteche italiane. Poi gli autografi venivano messi in vendita in lussuosi cataloghi d'aste, soprattutto in Francia. E sparivano dalla circolazione.
Francesco Guicciardini a Niccolò Machiavelli
È riaffiorato di recente l'originale della lettera di Francesco Guicciardini a Niccolò Machiavelli scritta da Firenze il 7 agosto 1525. L'autografo è conservato fra le Nouvelles Acquisitions Françaises della Bibliothèque Nationale de France, nel terzo volume della raccolta di lettere del dottor Payen. Costui era il medico ed erudito francese, nonché esimio montaignista, che acquistò discretamente l'autografo ad un'asta parigina del 10 aprile 1863. La lettera era considerata irreperibile sino a oggi. L'autografo ci permette di colmare le lacune dei due apografi noti, uno alla Nazionale di Firenze e l'altro alla Vaticana. Ora sappiamo con certezza che il corpo centrale della missiva riguarda la tenuta di Finocchieto, visitata da Niccolò per conto dell’amico Francesco pochi giorni prima. Il caso vuole che vent'anni fa avessi ritrovato anche la missiva machiavelliana del 3 agosto 1525 con la beffarda “recensione” di Finocchieto come allegoria del cattivo governo. Quella volta però il collezionista era italiano.
Si trattava di Giberto Borromeo, il quale aveva gelosamente inserito il pezzo nella sua raccolta, nella splendida cornice della sua villa sull'Isola Borromeo, nel lago Maggiore.L'originale non è stato inserito nei tre tomi dell'Edizione Nazionale delle Lettere di Machiavelli in uscita ora presso Salerno Editrice, e di cui sono uno uno dei co-curatori. La lettera contiene la celebre frase “ambuliamo in tenebris”, una frase che definisce pessimisticamente la condizione umana e in particolare un momento di guerra e di incertezza.Il testo è pubblicato nel mio nuovo libro Francesco Guicciardini fra autobiografia e storia (Ronzani Editore, 2022), un ritratto incisivo e spietato di Guicciardini, archetipo dell'uomo di potere, ricostruito grazie a documenti inediti, a lettere cifrate e alle tante voci dei suoi contemporanei.Nel libro si approfondisce la riflessione intorno a un testo poco conosciuto, ma veramente originale ed esplosivo, l'Accusatoria, in cui Guicciardini immagina di essere messo alla berlina da un magistrato repubblicano. Questo discorso di solito viene trattato dagli studiosi come un mero esercizio retorico, ma è possibile dimostrare che i capi d'accusa sono tutti veri e incontrovertibili.
Inoltre formula contro Guicciardini l'accusa di praticare una forma di autobiografia travestita da storiografia, o un'auto-giustificazione obliqua del proprio operato. Una genealogia della politica “all'italiana”, praticata ancora oggi guardando al “particulare” più che all'interesse generale. Perché anche i politici a volte ritornano.
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