A Wimbledon sparisce la storica limonata, ma si beve il caffè italiano di Lavazza
Clamoroso divorzio tra Aeltc e la tradizionale Lemon Barley Water: Britvic non rinnova la sponsorizzazione da 3 milioni. Il torneo incassa 55 milioni dagli sponsor: la casa torinese rinnova per altri 3 anni
di Simone Filippetti
3' di lettura
Nel Center Court, il campo centrale, di Wimbledon, a sud di Londra, fervono i preparativi per il torneo di tennis più prestigioso al mondo. Mente sono in corso le qualificazioni in attesa che lunedì 27 giugno inizi ufficialmente la competizione, decine di addetti curano ogni dettaglio, incluse le poltroncine della stazione Southfields della metropolitana, decorate per l'occasione con i colori ufficiali della manifestazione.
Sponsor secolari
Da oltre 150 anni, la Aeltc (All England Law Tennis and Croquet Club) organizza l'ambito trofeo di tennis: dai campi verde smeraldo irrigati con meticolosità all'edera che avvolge le gradinate, il blasone di Wimbledon poggia anche su questi riti immutabili. Quest'anno, però, qualcosa sarà diverso dal solito, nonostante la maniacale attenzione ai dettagli, mancherà un ingrediente tipico di Wimbledon: la limonata.
Sotto al seggiolone verde dell'arbitro non sarà più inquadrata dalle telecamere, e vista da tutto il mondo, la tradizionale bottiglia gialla con l'etichetta Robinson’s: l'inglesissima e tipica Lemon Barley Water ha divorziato da Wimbledon.La famosa bibita rinfrescante da 86 anni accompagnava il torneo ed era offerta a tutti i tennisti: una sorta di scaramantica e folcloristica abitudine. Negli anni 30 del ’900, il commerciante Eric Smedley Hodgson ebbe l'idea di andare negli spogliatoi dei tennisti - allora non erano celebrità con le guardie del corpo - e regalare loro la sua invenzione: acqua, zucchero, estratto di orzo e una spruzzata di limone.
Divorzio all’anglosassone
Dietro la clamorosa separazione, come sempre, questioni di affari e di soldi. Il marchio Robinsons è di proprietà del gruppo Britvic, secolare azienda inglese di bibite quotata alla Borsa di Londra, che ha in portafoglio altre bevande come Gatorade e Pepsi. Pare che Britvic avesse chiesto di promuovere, oltre alla tradizionale limonata, anche altre bibite, più commerciali. Eresia per i puristi dell'Aeltc, ossessionati a mantenere le tradizioni del torneo, quintessenza della britannicità, dai cappellini di paglia e le giacche a righe degli arbitri alle fragole con la densa e burrosa panna giallognola.
Di fronte al divieto, la Britvic ha deciso di non pagare più i 3 milioni di dollari che versava ogni anno, probabilmente troppi per un singolo prodotto. In perfetto understatement anglosassone, l'azienda e gli organizzatori del torneo si sono limitati a uno stringato annuncio dove entrambi hanno rivendicato di essere stati «orgogliosi» per la sponsorizzazione, ormai defunta, glissando sul divorzio e sui motivi.
Niente limonata, ma caffè italiano
Perso il quasi secolare scettro di bibita ufficiale, Robinson’s fa posto all’Italia. Il caffè Lavazza, anch'essa azienda centenaria, diventa così la bevanda storica del torneo, accanto all’acqua francese Evian, della multinazionale svizzera Nestlè. La casa torinese, fondata nel 1895, da oltre 10 anni è il fornitore ufficiale di caffè durante il torneo, inclusi alcuni tocchi di classe, molto britannici: dagli skybox del campo centrale ai vari bar disseminati nel complesso sportivo, tutte le tazzine da caffè servite da Lavazza hanno il logo viola-verde di Wimbledon e il cappuccino è decorato con il simbolo delle due racchette.
L'accordo tra Lavazza e Wimbledon, siglato per la prima volta nel 2011, è stato rinnovato per altri 3 anni. Peraltro, proprio il torneo inglese ha fatto da apripista per Lavazza, che si sta specializzando nel tennis: ora sponsorizza anche il torneo di Parigi Roland Garros e le recenti finali ATP di Torino (“scippate” proprio a Londra).
Quanto incassa Wimbledon
La cifra sborsata da Lavazza per essere l’unico caffè dentro al recinto di Wimbledon non è stata resa nota, ma tutto il torneo è una macchina da soldi: si calcola che i 19 sponsor della manifestazione facciano incassare alla Aeltc circa 55 milioni di dollari (dato calcolato dagli analisti sportivi di Sportcal e relativo al 2019): in cima alla lista ci sono Polo Ralph Lauren, che ha una boutique più vari punti vendita durante il torneo con una linea di abbigliamento sportiva disegnata appositamente ogni anno; e gli orologi Rolex.
Non solo Richmond
A Londra, Lavazza non ha solo piazzato una pesante pedina di marketing a Richmond, l’elegante quartiere che ospita Wimbledon. La capitale britannica è un mercato strategico per L'azienda torinese che sulla scia di Starbucks sta cercando di fare il salto da mero produttore di caffè a marchio: lo scorso anno ha aperto il suo primo locale a Londra. Alle spalle della affollatissima Regent's Street e davanti ai grandi magazzini Liberty, nel cuore dello shopping e del turismo, è stato inaugurato il “Lavazza Flagship”: disegnato dall’architetto Carlo Ratti è un po’ bar, un po’ negozio e un po’ ristorante e promette «un’esperienza immersiva» nel caffè. Il debutto è stato una delle prime mosse di Pietro Mazza, il nuovo responsabile della Lavazza nel Regno Unito.
A Torino, però, dovranno farne di rinnovi con la severa ed esigente Aeltc per arrivare al record di Slazenger, immortale sponsor di Wimbledon: le sue palline da tennis rimbalzano sul prato verde da 120 anni.
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