Abarth, una storia di passione per le performance e le personalizzazioni che continua nell'era dell'elettrificazione
Antesignano del tuning tecnico e stilistico, il marchio dello Scorpione a più di settant'anni entra nell'era dell'elettrificazione con la 500e con una storia impregnata da modelli iconici, affermazioni in gare importanti e record
di Massimo Mambretti
5' di lettura
La 500e è la prima Abarth elettrica e arriva quando il marchio dello Scorpione ha da poco compito settantaquattro anni. Infatti, la storia di questo brand che ha trasferito il Dna delle corse nella produzione di serie inizia nel 1949, quando Carlo Abarth fonda a Bologna, assieme al pilota Guido Scagliarini, Abarth & C. La prima vettura è la 204 A, una roadster biposto derivata da una Cisitalia spinta da un motore elaborato della Fiat 1100, entra nella storia nell’aprile del 1950 quando Tazio Nuvolari corre e vince la sua ultima gara: la Palermo-Monte Pellegrino. Da allora, il palmares dello Scorpione si è arricchito continuamente di record sportivi e industriali, spinto sempre dalla filosofia del fondatore rivolta all’affinamento tecnico, alla ricerca delle massime prestazioni e alla cura artigianale per i dettagli sia tecnici sia stilistici. Partendo dall’agonismo dove raccoglie in fretta affermazioni in pista e su strada e a numerosi record, il marchio intriga in fretta gli appassionati della guida ai quali propone anche kit per il tuning raccolti nelle “cassette di trasformazione” che aumentano potenza, velocità e accelerazione. Elementi di spicco dei kit sono anche le marmitte che, nel corso degli anni, diventano una vera propria icona dello stile Abarth. Per dare un’idea di quanto queste marmitte sono diventate in fretta molto apprezzate basta pensare che nel 1962 la produzione arriva a quota 257.000, con il 65% destinato all'esportazione. Oggi, il sound Abarth viene ripescato per la 500e elettrica, sebbene suscitando pareri divisivi tra gli appassionati.
Abarth, nasce dalla smisurata passione di Carlo per corse e record
Il legame con il mondo delle corse di Carlo Abarth inizia nell’anteguerra all’età di vent’anni, quando coglie i primi successi in sella a una moto Motor Thun e arriva a ispirare la realizzazione di una due ruote con il suo nome. Un grave incidente non ridimensiona la passione di Abarth per le moto, ma lo costringe a passare ai sidecar che accrescono la suafama grazie a imprese come la sfida con il treno Orient Express: naturalmente vinta. L'apice della notorietà arriva tra la fine degli anni Cinquanta e negli anni Sessanta con vari record. In quei tempi coinvolge anche grandi firme del design made in Italy come Pininfarina, Bertone, Boano, Ghia, Vignale e Zagato, alcune delle quali definiscono i lineamenti dei prototipi dei record. Al riguardo, va ricordata l’Abarth 750 carrozzata da Bertone nel 1956 che firma primati di durata e velocità a Monza. Infatti, batte il record delle 24 ore percorrendo 3.743 chilometri a una velocità media di 155 all’ora e, qualche mese dopo sullo stesso circuito, quelli sulle basi di 5.000 e di 10.000 chilometri, delle 5.000 miglia oltre a quelli di durata di 48 e 72 ore. Le imprese di Abarth si riflettono positivamente sul brand dello Scorpione, simbolo che Carlo sceglie poiché è quello del suo segno zodiacale e che appoggia sui colori giallo-rosso di Merano che lo accolse assieme al padre durante la Seconda Guerra Mondiale.
Abarth, socio fondatore del Cinquecentismo
Abarth rivisitando la Fiat 500 verso la fine degli anni Cinquanta dà inconsapevolmente vita al cosiddetto movimento del Cinquecentismo. Infatti, la Fiat 500 Abarth diventa un mito poiché affronta con ugual disinvoltura tanto la routine quotidiana, quanto in maniera vincente l’ambiente delle corse nei fine settimana. I risultati spingono Carlo Abarth a ripetere orgogliosamente: “C'è gusto a umiliare con una modesta utilitaria, vetture di classe e prezzo superiori”. Inoltre, le vittorie rendono sempre più stretta la collaborazione con la Fiat, che visti gli straordinari successi che le 500 conquistano in giro per il mondo e considerando il notevole ritorno di immagine promette ad Abarth un premio in denaro per ogni affermazione. In seguito, arrivano anche declinazioni della 500 (come la 595 e la 695, sigle che tuttora identificano le Abarth con motori termici) e in seguito tante altre interpretazioni di modelli Fiat. Per esempio, la 750 e la 850 oltre che la 1000 Tc estrapolate dalla 600, il cui rombo spinge Franklyn Delano Roosvelt Jr, figlio del presidente degli Stati Uniti, a siglare un accordo per la distribuzione in esclusiva delle Abarth negli Usa. Nel frattempo, la gamma si articola tra versioni Tc, ovvero Turismo Competizione, e Ot cioè Omologata Turismo.
Abarth, soprattutto Fiat, ma non solo
Successivamente arrivano interpretazioni della 850 berlina e coupé, della 124 Spyder e, poi, ancora quando nel 1971 il brand entra a tutti gli effetti nel gruppo Fiat vetture come la 030, la X1/9, la 031, le Ritmo e la 131, rivisitata anche in versione diesel per la maratona Londra-Sidney. Auto che si sono affermate in tutte le più prestigiose gare in pista e su strada. Dal connubio, sono nate anche vetture come l’Autobianchi A112 Abarth proposta prima nella versione con 58 cavalli e poi in quella con 70 cavalli e le Lancia che hanno dominato la scena rallistica: la 037, la S4 e le varie generazioni della Delta. In tempi piuttosto recenti l’Abarth ha realizzato interpretazioni della Grande Punto e dell’ultima generazione della 124 Spyder, per intenderci quella estrapolata dalla Mazda Mx-5, che hanno gareggiato nei rally nonché come faceva un tempo anche monoposto. L’elenco delle auto firmate Abarth è lunghissimo e include anche modelli Alfa Romeo, Ferrari, Porsche e Simca, brand prima entrato nell’orbita della Chrysler e poi di Psa che oggi sono nella galassia Stellantis. Inoltre, da pochi mesi nella line up del marchio c’è anche il suv compatto Abarth Pulse. È il primo firmato dallo Scorpione derivato, manco a dirlo, da quello marchiato Fiat venduto dal 2021 solo in sud America che, quest’anno, scende in pista come safety-car nel Campionato F4 brasiliano.
Abarth, scende ancora in pista con le monoposto
Al capitolo corse lo Scorpione è rimasto fedele con gare riservate alle sue vetture, per esempio l’iconico Trofeo A112 Abarth di un tempo, e con le monoposto. Negli anni Settanta e Ottanta l’Abarth con le Se 025 e 033 ha animato i Campionato di Formula Italia vinti da piloti poi arrivati in Formula 1 e in seguito quelli della F4 anche fuori dall’Europa: in Australia, Argentina, Brasile, Giappone, Nuova Zelanda, Sud Est Asiatico e Stati Uniti.
Abarth, le storiche ringiovaniscono nell’atellier Stellantis Heritage
Alle Abarth del passato Stellantis Heritage dedica un team che può certificare l’autenticità delle auto da strada e da corsa e revisionare completamente o parzialmente ogni vettura, accompagnando queste lavorazioni da una sorta di cartella clinica, composta da un dossier fotografico e dalla descrizione degli interventi e, infine, dalla certificazione di conformità. L’attività è supportata dalla disponibilità dell’intera documentazione tecnica riguardante ogni modello, oltre che da servizi come la presa/consegna a domicilio delle vetture da esaminare o restaurare.
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