Beni congelati

Abramovich e gli altri oligarchi nel mirino. Congelata la vendita del Chelsea

Prese di mira le ricchezze di sette super ricchi russi vicini a Putin. La prossima mossa potrebbe anche essere la confisca dei beni. Il patron del Chelsea non può più vendere

di Nicol Degli Innocenti

Ucraina, la Gdf sequestra yacht e ville agli oligarchi russi

3' di lettura

La vendita del Chelsea Football Club non s'ha da fare: il proprietario Roman Abramovich è uno dei sette oligarchi russi nel mirino delle nuove sanzioni annunciate dal Governo britannico. Tutti i beni del miliardario in Gran Bretagna, dove risiede, sono stati congelati e lui è diventato persona non grata, perdendo il diritto di entrare nel Paese.
«Non possono esserci rifugi sicuri per quelli che hanno sostenuto il feroce attacco di Putin contro l'Ucraina», ha dichiarato il premier Boris Johnson.

Abramovich messo in “fuori gioco”

Secondo il ministero degli Esteri britannico Abramovich non solo ha «ricevuto concessioni e trattamento preferenziale» dal Cremlino, ma ha anche attivamente «contribuito alla destabilizzazione dell'Ucraina, minacciando l'integrità territoriale e la sovranità» del Paese. Evraz, un'impresa siderurgica da lui controllata, ha fornito acciaio per la produzione di carri armati per l'esercito russo. Il titolo è stato sospeso alla Borsa di Londra mercoledì dopo avere perso il 16% in seguito all'annuncio delle sanzioni.

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Si tratta di un volte-face per il Governo britannico, che finora non aveva accolto le richieste dell'opposizione laburista e di numerose Ong di imporrre sanzioni contro Abramovich. Gli avvocati dell'oligarca avevano dichiarato che era assurdo pensare che il loro cliente avesse «qualsiasi responsabilità o influenza sulle azioni dello Stato russo».

Colpito il cerchio magico di Putin

La “lista nera” annunciata ieri comprende anche Oleg Deripaska, ex partner d'affari di Abramovich che controlla il 45% della compagnia mineraria En+ Group, quotata alla Borsa di Londra e Igor Sechin, amministratore delegato di Rosneft, la società petrolifera di Stato russo e considerato il braccio destro del presidente russo Vladimir Putin.

Gli altri quattro soggetti a sanzioni fanno tutti parte della ristretta cerchia di persone vicine a Putin: sono Andrei Kostin, presidente del consiglio di amministrazione di Vtb Bank, la seconda banca russa; Alexei Miller, presidente del comitato di gestione di Gazprom, il maggiore produttore di gas; Nikolai Tokarev, presidente di Transneft, colosso del petrolio e gas; e Dmitri Lebedev, presidente del consiglio di amministrazione di Rossiya Bank, considerata la banca del regime.

I sette oligarchi da 15 miliardi

I sette oligarchi nella lista hanno una ricchezza stimata in 15 miliardi di sterline, secondo il ministero degli Esteri britannico.

Abramovich sapeva di avere i giorni contati e stava tentando di vendere sia la squadra di calcio del Chelsea che il suo palazzo da 100 milioni di sterline a Kensington, ma non ha fatto in tempo. Il Governo britannico ha ora di fatto proibito la vendita di qualsiasi asset dell'oligarca se i proventi andranno a lui. Secondo alcune fonti si sta pensando a una vendita il cui ricavato verrà devoluto all'Ucraina, mentre la squadra continuerà a giocare partite con una licenza temporanea in attesa di sviluppi.

Finisce Londongrad

Sono ora 18 gli oligarchi russi colpiti da sanzioni britanniche. Il prossimo passo, sostenuto da molti deputati conservatori ma che non è stato ancora deciso dal Governo, potrebbe essere la confisca dei loro beni.

Le sanzioni sono una dimostrazione della volontà del Governo britannico di sostenere il popolo ucraino senza esitazioni, ha detto Johnson: «Colpiremo senza pietà quelli che permettono l'uccisione di civili, la distruzione di ospitali e l'occupazione illegale del territorio di un Paese sovrano alleato».

Criticato per avere agito tardivamente e avere comunque colpito meno oligarchi e imprese russe di quanto hanno fatto gli Stati Uniti e l'Unione Europea, Johnson sembra ora deciso a far dimenticare gli stretti legami tra il partito conservatore e i miliardari russi. Molti russi con legami al regime di Putin negli ultimi anni hanno ottenuto la cittadinanza britannica e hanno donato un totale di 1,9 milioni di sterline al partito al potere. Ora però il messaggio di Downing Street è che Londra non potrà mai più essere soprannominata Londongrad o “Mosca sul Tamigi”.

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