Abusivismo edilizio, in 18 anni nelle regioni più a rischio eseguito solo il 15,3% delle demolizioni
Si tratta di Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia. Rilevante l’incidenza del mattone illegale nei comuni costieri dove si arriva ad una media di 395,9 ordinanze di demolizione a Comune, cinque volte quella relativa ai Comuni dell’entroterra. Osservate speciali anche le isoli minori dove si registra un abuso ogni 12 abitanti
di Andrea Carli
I punti chiave
- In Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia si fa fatica a demolire
- Nelle isole minori un abuso ogni 12 abitanti
- Trasparenza
- Ordinanze di demolizione e abbattimenti eseguiti
- Trascrizione degli immobili abusivi nel patrimonio del Comune
- Trasmissione delle pratiche di demolizione non eseguite da parte dei Comuni ai prefetti
- Le sei proposte dell’associazione ambientalista
4' di lettura
In Italia l’abusivismo edilizio, concentrato soprattutto al Sud e lungo le coste, resta una piaga difficile da curare. A fronte di un territorio sfregiato dal cemento illegale che non conosce crisi - sottolinea Legambiente nel III Report sull’abusivismo edilizio, presentato oggi a Roma - nella Penisola si fa fatica a demolire mentre cresce il numero delle ordinanze. Quattro gli indicatori presi in considerazione dall’associazione ambientalista per il suo “monitoraggio civico”: trasparenza, ordinanze di demolizione e abbattimenti eseguiti, trascrizioni immobiliari nel patrimonio comunale, trasmissione alle prefetture delle ordinanze di demolizione non eseguite.
In Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia si fa fatica a demolire
Dal 2004 a dicembre 2022 nelle regioni più a rischio – Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia - il numero delle demolizioni eseguite è stato del 15,3% dei 70.751 immobili abusivi per i quali è stato stabilito l’abbattimento da parte dei 485 Comuni che hanno risposto in maniera completa al monitoraggio civico promosso da Legambiente, pari al 24,5% del campione totale. Sommando anche le risposte parziali, il numero totale delle ordinanze emesse si attesta a 83.430 con una media di 1 ordinanza ogni 310 cittadini.
Nelle isole minori un abuso ogni 12 abitanti
Rilevante l’incidenza del mattone illegale nei comuni costieri dove si arriva ad una media di 395,9 ordinanze di demolizione a Comune, cinque volte quella relativa ai Comuni dell’entroterra. Osservate speciali anche le isoli minori dove si registra un abuso ogni 12 abitanti, ma dove la risposta al problema attraverso le demolizioni è maggiore: è del 20,5% (contro una media nei comuni delle cinque regioni del 15,3%). Sotto la media nazionale, invece, gli abbattimenti eseguiti nei sette Municipi di Roma che hanno fornito i dati sull’abusivismo edilizio nei loro territori: a fronte di 2.676 ordinanze di demolizione emesse ne sono state eseguite solo 323, pari al 12,2%.
Ecco i dati dei 4 indicatori al centro del Rapporto.
Trasparenza
La regione più virtuosa, relativamente al tasso di risposta, è la Sicilia: con 154 comuni su 391 che hanno risposto in modo esaustivo, sfiora il 40% (39,4%) del totale. Rapportato alla popolazione residente, la percentuale più virtuosa è del Lazio, con il 41,9%. Al secondo posto, la Puglia che “risponde” con il 26,8% dei Comuni, al terzo il Lazio con il 25,9%, al quarto la Campania con il 20% e all’ultimo la Calabria con il 13,4%. La provincia più “trasparente” è quella di Trapani, con il 52% dei Comuni che hanno risposto. La peggiore quella di Crotone, con nessuna risposta.
Ordinanze di demolizione e abbattimenti eseguiti
Dai comuni lungo la costa sono state emesse 43.278 ordinanze (corrispondenti al 61% del totale) ed eseguite 6.731 (62,2% del totale). Nei Comuni dell’entroterra, quelle emesse sono state 27.473 (39,1% del totale) e quelle eseguite 4.077 (pari al 38% del totale). La regione con il maggior numero di ordinanze emesse è la Campania (23.635), quella con il migliore rapporto tra ordinanze emesse e quelle eseguite è la Sicilia, con il 19,2%, seguita da Lazio 17,2%, Campania 13,1% e Puglia 10,2%. In fondo alla classifica figura la Calabria, con il 9,6%. La provincia con il migliore rapporto tra ordinanze emesse ed eseguite dai Comuni del suo territorio è quella di Rieti (41,8%), la peggiore è quella di Catanzaro, con appena il 2,7% di abbattimenti eseguiti. Tra i comuni capoluogo, spicca Avellino, con il 39,4%, quelli peggiori sono di nuovo Catanzaro (0,7%), Brindisi (0,2%) e Benevento (0). Nelle isole minori, il Comune di Lipari (Me) ha il maggior numero di busi (1.793 abusi) e di demolizioni (538), seguono quello di Capri (681 ordinanze e 198 abbattimenti), e quello di Ischia, con 1.274 ordinanze di demolizione e 175 esecuzioni.
Trascrizione degli immobili abusivi nel patrimonio del Comune
Il numero è basso se non addirittura inesistente. La media nelle cinque regioni è del 5,6%. Solo la Sicilia fa un po’ meglio, con il 12,5%. Su scala provinciale, la percentuale maggiore di immobili trascritti è quella dei comuni della provincia di Siracusa (56,5%), segue, con notevole distacco, Ragusa (25,3%) e Trapani (18,8%). Per quanto riguarda le città capoluogo, prima è Catanzaro, con il 9,7%, seconda Ragusa, con il 7,2%, e terza Benevento, con il 6,7%. Roma supera di poco il 5%, le altre sono a zero.
Trasmissione delle pratiche di demolizione non eseguite da parte dei Comuni ai prefetti
Solo il 2,1% delle ordinanze emesse è stato inviato in base all’art.10bis della legge 120/2020 ai prefetti. Nel Lazio e in Sicilia il dato supera di poco il 3%, in Campania il record negativo con lo 0,5%. Limitando l’analisi ai soli Comuni costieri, con solo 617 ordinanze trasmesse il dato percentuale scende all’1,4%.
Le sei proposte dell’associazione ambientalista
Di fronte a questo quadro, Legambiente rilancia sei proposte al Governo Meloni chiedendo in primo luogo più responsabilità ai prefetti, se necessario, anche con un nuovo intervento legislativo. Tra le altre azioni da mettere in campo Legambiente chiede di lavorare su l danno erariale, considerato che il ruolo della Corte dei conti è decisivo, per verificare, quantificare e imputare in maniera sistematica l’eventuale danno erariale causato dalle mancate entrate nelle casse comunali del corrispettivo economico dovuto per l’occupazione da parte degli abusivi di immobili non demoliti e diventati di proprietà comunale. Sul piano della prescrizione e demolizione, per quanto riguarda le demolizioni per via giudiziaria, secondo Legambiente alla base degli interventi deve essere posta la sentenza che accerta il reato e non, invece, quella di condanna del reo. Quanto ai ricorsi al Tar, è necessario prevedere lo stop all’iter di demolizione solo in presenza di un provvedimento di sospensione da parte di un tribunale, altrimenti non c’è motivo per bloccare le procedure. Sul fronte della chiusura delle pratiche inevase di condono, Legambiente propone di istituire un fondo di rotazione con uno stanziamento pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026. Quanto all’emersione degli immobili non accatastati, l’Agenzia delle entrate rende disponibili le informazioni relative ai fabbricati non accatastati acquisite sulla base delle immagini aeree e delle verifiche di cui al DL 78/2010, ai ministeri dell’Ambiente e Sicurezza energetica, delle Infrastrutture, ai Comuni e ai Prefetti per la verifica della regolarità edilizia e non solo fiscale.
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