SESSANT’ANNI

Ac Shelby Cobra, un “mostro” indomabile da alta collezione

Tra le molte repliche in circolazione l’unica fedele è quella della Autokraft, venduta tra il 1987 e il 1996 anche sul mercato italiano

di Vittorio Falzoni Galllerani

3' di lettura

Nel Febbraio del 1962 una AC (Auto Carriers) Ace viene spedita negli USA senza motore né cambio presso la Shelby American; al posto del V6 da 2,6 litri Ford Zephir e relativo cambio, lasciati in Inghilterra, vengono colà montati un motore V8, sempre Ford, ma da 4,2 litri per 260 CV con cambio adeguatamente irrobustito; per soli 913 kg di peso a vuoto si tratta di una dotazione senz’altro impressionante. Nasce così la AC Shelby Cobra; nell’estate dello stesso anno l’auto viene testata dalla stampa specializzata e sconvolge tutti con le seguenti performances: 245 km/h (senza nessuna attenzione all’aerodinamica); meno di 13 secondi nel quarto di miglio e 4,1 secondi nello zero cento km/h.

Bastava anche meno, in quegli anni, per far nascere un mito: d’altronde una classica spider britannica nata nel 1953 portata a questi livelli prestazionali deve essere passata per le mani di un vero e proprio stregone: niente di meno che Carrol Shelby, già vincitore della 24Ore di LeMans nel 1959 al volante di una Aston Martin. Occasione in cui incontra per la prima volta da vicino una AC Ace vecchia di tre anni che, incredibilmente, in mano a due piloti privati conclude la gara al settimo posto assoluto vincendo la classe due litri, dimostrando così doti telaistiche e di leggerezza non comuni pur nel tradizionalismo della struttura a longheroni e traverse a sezione rotonda; unica e valida eccezione, visto il periodo di progettazione, le sospensioni a quattro ruote indipendenti sospese da balestre trasversali.

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Ma Shelby, da buon vecchio pilota da corsa, ritiene di non avere mai abbastanza potenza a disposizione per cui, ancor prima di concludere il primo lotto di produzione programmato, decide di portare la cilindrata del V8 a 4,7 litri (289 pollici cubici) raggiungendo i 280 CV di potenza. Con questa configurazione, oltre a calcare i campi di gara vincendo in ogni dove, la AC Cobra sarà costruita in circa un migliaio di esemplari fino al febbraio 1968; unica modifica di rilievo alle sospensioni con il passaggio dalle balestre alle molle elicoidali nell’Ottobre 1964 per la Cobra MK II.

Non si può ignorare infine che, accanto alla agile 289, dall’Aprile 1965 la Shelby American decise di offrire anche una mostruosa versione con motore da 427 pollici cubici (circa sette litri) da 425 CV di potenza, denominata ufficiosamente MK III. A quel punto, considerando il suo peso sempre inferiore ai dieci quintali e pur dotata di gommatura ampiamente maggiorata, la Cobra era veramente diventata una bestia indomabile con accelerazioni folgoranti, paragonabili a quelle delle supercar attuali; facile immaginare la difficoltà di gestione di tanta energia con la tecnologia di allora e ciò nonostante, tuttavia, venne prodotta in 438 esemplari, niente male per un’auto di questo tipo.

Oggi le AC Shelby Cobra autentiche, forti del loro gloriosissimo trascorso agonistico, hanno prezzi da alta collezione che vanno dai 7/800.000 Euro per una 289 buona al 1.200.000 di una eccellente 427; c’è però la possibilità di assaporare quasi le stesse sensazioni spendendo molto meno acquistando una delle innumerevoli imitazioni che si sono succedute sul mercato oppure un’ esemplare dell’unica replica fedele disponibile.

Di quest’ultima definizione crediamo si possa fregiare, infatti, solamente la AC Cobra MK IV costruita dalla Autokraft e disponibile dal 1987 al 1996 anche sul mercato italiano; affermiamo ciò poiché fu il titolare di questa Azienda, Brian Engliss, che riuscì ad acquistare, con l’aiuto della Ford e direttamente dai fondatori, i fratelli Hulock, il Marchio AC nonché tutte le attrezzature per la costruzione dell’auto, le dime ed anche i blocchi di legno sui quali forgiare le parti in alluminio della carrozzeria.

Il risultato è un’auto quasi uguale esternamente alla progenitrice ma con un interno meno suggestivo e con motori, sempre Ford V8, ma meno potenti: 238 CV pur con 4,9 litri di cilindrata; il contemporaneo aumento di peso di quasi duecento chili dovuto agli equipaggiamenti necessari su un’auto degli Anni 80, ne fa una Cobra addomesticata ma in ogni caso un’auto che ha una sua importante dignità collezionistica. Introvabile in Italia pare si possa recuperare un buon esemplare in giro per l’Europa a meno di 150.000 Euro.

Ancor meno si può spendere per una delle tante imitazioni con carrozzeria in vetroresina e svariati tipi di motore, a volte anche il V8 della Range Rover: citiamo per esempio le Dax, le Pilgrim, le Factory Five, ma ve ne sono molte altre.Sono giocattoli molto divertenti ma che di storico non hanno nulla anche se sono state allestite da più di venti anni: condizione necessaria, si badi bene, se si punta ad ottenere una qualsivoglia certificazione da parte dell’ASI.


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