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Accordo nella maggioranza: prescrizione a doppia velocità, termini più lunghi per i condannati

Previsto uno stop di 18 mesi in appello e di un anno in Cassazione

di Giovanni Negri

1' di lettura

Prescrizione a doppia velocità, tra condannati e assolti. A questo esito arriva l’intesa raggiunta nella maggioranza su uno dei più delicati, e ricorrenti, punti di frizione nelle politiche della giustizia.

I precedenti

Se la riforma Bonafede, con la proverbiale legge “spazzacorrotti” aveva bloccato il corso dei termini dopo la pronuncia di primo grado, il successivo intervento Cartabia aveva introdotto lo stop, sotto forma di improcedibilità, in appello e Cassazione, quando il giudizio non rispetta i termini di fase previsti.

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L’intesa

Ora l’accordo raggiunto tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, tradotto in un emendamento al disegno di legge in discussione in commissione Giustizia alla Camera, facendo rivivere la mai entrata in vigore proposta Orlando, cancella sia la Bonafede sia la Cartabia e distingue il decorso a seconda dell’esito del processo di primo grado: in caso di assoluzione e di successiva impugnazione da parte del pm i termini continueranno a essere regolati, come in primo grado del resto, dalla vecchia ex Cirielli (durata tarata sul massimo di pena prevista per il reato), in caso di condanna scatta un primo blocco della prescrizione di 18 mesi in appello e, in caso di condanna confermata, di 12 mesi in Cassazione.

Le condizioni

Tuttavia se i giudici non rispettano i tempi per il deposito delle sentenze il blocco viene cancellato e i termini vengono ricalcolati in maniera più favorevole agli imputati. Attenzione particolare per i più diffusi reati previsti dal Codice rosso, di contrasto alle violenze in famiglia.


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