Acqua, ecco perché l’Italia è il primo Paese Ue per consumi
Acqua, ecco perché l’Italia è il primo Paese Ue per consumi
di Andrea Carli
Dall'assenza di una Authority nazionale dell'acqua per tutti gli utilizzi agli elevati sprechi in tutti i settori, agli investimenti al minimo, fino alla frammentazione delle competenze. Sono queste alcune delle sfide per il patrimonio idrico italiano. A tracciarne l'identikit è il primo rapporto Proger “Water economy in Italy” della Fondazione Earth Water Agenda, a cura di Erasmo d’Angelis e Mauro Grassi, presentato a Palazzo Giustiniani in Senato in vista della Giornata mondiale dell'acqua 2023, che cade il 22 marzo. L'Italia mostra dati climatici preoccupanti, con l'incremento di oltre 1,1°C della temperatura media annua, e 9 dei 10 anni più caldi della se¬rie storica registrati dal 2011 in poi, con il 2022 che ha superato ogni record.
Dal 2000, la Penisola è stata interessata da 8 gravi “periodi siccitosi”, con perdite comprese tra 0,5 miliardi di euro della siccità del 2000 e 6 miliardi di euro della siccità del 2022, relativi al solo settore agricolo. Ma sono colpiti anche i settori della produzione alimentare, energetica, industriale e del Servizio idrico integrato. Il totale complessivo stimato di danni privati ed esborsi pubblici per stati di emergenza è di oltre 20 miliardi di euro. Il nostro Paese versa 165 mila euro al giorno alla Ue (circa 60 milioni l'anno) come sanzione per infrazioni. L'Italia è caratterizzata da una rete colabrodo: oltre il 40% dell'acqua potabile prelevata non arriva ai rubinetti. Ecco, in estrema sintesi, alcune sfide per il sistema idrico messe in evidenza dall'indagine: