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Il dibattito che a breve affollerà i giornali di Basilicata, Campania e Puglia, e non soltanto, abilmente delineerà i contorni nei quali si evolverà la situazione societaria e politica di quella che, probabilmente, potrà figurare tra le importanti partecipate di questo Paese. Se Eni e Enel sono strategiche per dimensioni e tipologia di produzione, si capisce che la partecipata che nascerà dalla legge 214/2011, per oggetto sociale e dimensioni che andrà ad assumere, non sarà meno strategica per il Mezzogiorno. In questa stimolante cornice si può già intuire il ruolo che la Basilicata potrà svolgere, e svolgerà, nella compagine societaria. Toccherà alla Basilicata, infatti, fornire la materia prima - l’acqua – e le strutture adduttrici utili al funzionamento della società, senza le quali di società idrica neppure si potrebbe parlare.
Acquedotto Lucano Spa è una storia che non finisce ma si evolve in una avventura con dimensioni e obiettivi finora inimmaginabili. E se l’originaria intuizione di dar vita ad una società idrica con ridotte dimensioni territoriali pareva utopica, per lo scarso bacino di utenza e una difficile orografia regionale, oggi quella intuizione potrebbe trasformarsi - e sarà così – in un vanto, una opportunità, un affare prodigioso che l’amministrazione regionale saprà cogliere. Accadrà entro il prossimo 31 dicembre con la definitiva soppressione dell’Ente irrigazione (Eipli), avvenuta nel 2017 dopo 40 anni di commissariamento e di cui la costituenda società tra lo Stato e le Regioni Basilicata, Campania e Puglia assumerà funzioni, organico e struttura, per l’uso condiviso delle risorse idriche (dighe e grandi adduttori). Entro fine anno, infatti, dovrà essere costituita la società per azioni prevista dall’articolo 21, comma 10 e 11 del Dl 201 del 6/12/2011 convertito con la Legge n. 214 del 22/12/2011, a totale capitale pubblico «le cui rappresentanze societarie saranno in relazione alla disponibilità delle risorse idriche che alimentano il sistema e tenendo conto della presenza sul territorio regionale delle infrastrutture di captazione e grande adduzione». In queste poche righe, che costituiscono il decalogo per chi dovrà occuparsene, è annunciato il successo della Basilicata; l’apporto di ciascun socio è funzionale alla rappresentanza societaria.
Due conti, in rapida sintesi, aiuteranno a capire di cosa parliamo. Attualmente l’Ente irrigazione gestisce nelle tre regioni (Basilicata, Puglia e Campania) otto dighe: sette su otto invasi e sei traverse su sette, di medie-grandi dimensioni gestiti dall’Eipli, sono ubicati in Basilicata, nonché diverse condotte idrovettrici di grande diametro (le condotte che adducono le maggiori portate si sviluppano per centinaia di chilometri lineari e insistono sul territorio lucano).
Per completezza va ancora ricordato che il sistema idrico si compone di tre grandi schemi: schema idrico Jonico-Sinni, schema idrico Basento Bradano, schema idrico dell’Ofanto. A questi deve aggiungersi il quarto e più contenuto schema del Tara (Taranto). I volumi idrici annuali (media degli ultimi 10 anni) erogati dagli impianti gestiti dall’Eipli, per l’uso interregionale (Basilicata, Puglia, Campania e Calabria), è plurimo (potabile, irriguo e industriale) ed è così ripartito: potabile 268.500 metri cubi l’anno; irriguo 312.800 metri cubi l’anno; industriale 35.500 metri cubi l’anno, per un totale di 616.800 metri cubi l’anno.
Questi dati confortano un quadro eccellente da armonizzare con la enorme capacità di produzione (pari a circa un miliardo di metri cubi complessivi di acqua all’anno), accumulo e vettoriamento idrico della Basilicata, notevolmente maggiore rispetto alle regioni Puglia e Campania, e, soprattutto, con la formula legislativa sulla suddivisione compartecipativa della costituenda società. Lo Stato (Legge 214/11), ha correlato la rappresentanza societaria alla disponibilità delle risorse; da cui si intuisce la portata di una opportunità che la Basilicata saprà cogliere.
Già componente della commissione regionale sullo stato finanziario di Acquedotto Lucano Spa
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