Adattamento climatico, Oristano parte per prima in Italia
Undici comuni dell’Oristanese coinvolti nel progetto Maristanis per la gestione delle zone umide del Golfo. Si punta a creare anche una zona plastic free e nuovi posti di lavoro
di Davide Madeddu
3' di lettura
Dall'istituzione di un’area plastic free alla conservazione delle biodiversità, passando per la riqualificazione ambientale e continuando con sostenibilità e green e blue economy. Il tutto attraverso un programma che unisce 11 comuni costieri che puntano a gestire e tutelare le zone umide e le aree marine del golfo di Oristano e della Penisola del Sinis. È Maristanis “progetto-destinazione di cooperazione internazionale per la definizione di un modello di gestione integrata delle zone umide e costiere del Golfo di Oristano”. Un’iniziativa cofinanziata dalla Fondazione Mava e coordinata dalla Fondazione Medsea in collaborazione con l’area marina protetta Penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre.
Gli undici comuni coinvolti
A fine novembre è prevista la firma del contratto di costa Maristanis che darà gambe al programma attivato nel 2018 e a cui partecipano i comuni di Arborea, Arbus, Cabras, Guspini, Nurachi, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Vero Milis, Santa Giusta e Terralba.
L’obiettivo, da attuare seguendo sei macro obiettivi “con proposte che arrivano dal basso”, è quello di un sistema di gestione delle zone umide con una governance partecipata e un modello di sviluppo “green” sostenibile.Tra le proposte, il miglioramento dello stato ecologico delle zone umide di importanza internazionale (siti Ramsar), la tutela e la conservazione della biodiversità del territorio, la nascita della prima zona marino-costiera in Sardegna completamente plastic free con la riduzione dell'utilizzo della plastica monouso.
Azioni concrete per l’adattamento agli eventi di pioggia estremi e al cambiamento climatico, e la riqualificazione del paesaggio naturale e urbano e la valorizzazione del patrimonio culturale.
Come funziona il contratto di costa
«Il contratto di costa è uno strumento volontario di partecipazione negoziata e partecipata diffuso oggi in tutta Italia, al momento è adottato da undici Regioni italiane con più di 93 contratti in lavorazione, tra cui questo dell’Oristanese, e undici già sottoscritti – spiega Alessio Satta, presidente della Fondazione Medsea –. Oggi questo contratto di costa è inquadrato sia a livello regionale che europeo, soprattutto in supporto alle linee d’azione sull’adattamento ai cambiamenti climatici. Le proposte del piano d’azione provengono dai territori e sono dei territori». E aggiunge: «Il contratto di costa dell’Oristanese è particolarmente interessante perché coinvolge 6 delle 8 zone umide di importanza internazionale (siti Ramsar) della Sardegna e l'area marina protetta Penisola del Sinis Mal di Ventre».
Per Satta il contratto è l’inizio di una nuova visione per la gestione delle risorse naturali «che non sarebbe stata possibile senza la volontà politica e l'impegno espresso dalle amministrazioni comunali coinvolte che hanno deciso di fare sistema».
Golfo di Oristano e adattamento climatico
Una sfida che si trasforma anche in un’opportunità. «Il contratto di costa, nell’ambito del progetto Maristanis, rappresenta uno strumento indispensabile per la tutela e la valorizzazione delle qualità ambientali e paesaggistiche del territorio del Golfo di Oristano e punta ad una migliore tutela e gestione del sistema di zone umide, che in Sardegna hanno un ruolo fondamentale – dice Gianni Lampis, assessore regionale della Difesa dell’Ambiente –. Grazie al contratto si potranno promuovere politiche di sostenibilità ambientale compatibili con quelle di sviluppo di quel territorio, fornire soluzione concrete per l'adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso la gestione-conservazione degli ecosistemi marino-costieri e realizzare un modello di sviluppo economico-sociale innovativo, basato sulla tutela delle risorse ambientali e la promozione di buone pratiche di green e blue economy, che già si stanno sperimentando nel Golfo di Oristano per la creazione di nuovi posti di lavoro».
Previsto anche il coinvolgimento del mondo imprenditoriale «nell’ottica della realizzazione di un marchio che contraddistingua le produzioni tipiche del territorio, da quelle ittiche a quelle agroalimentari».
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