ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùAveva 94 anni

Addio a Hélène Carrère d’Encausse, storica e accademica francese

Prima donna alla guida dell'Académie Française

( AFP)

2' di lettura

La storica e politica francese Hélène Carrère d’Encausse, prima donna alla guida dell’Académie française, grande esperta di storia della Russia zarista e sovietica, è morta oggi a Parigi all’età di 94 anni. Lo rendono noto i figli, tra cui lo scrittore Emmanuel Carrère. «Si è spenta serenamente circondata dalla sua famiglia», precisa il comunicato. Eurodeputata dal 1994 al 1999, era Segretario perpetuo dell’Académie française dal 1999.

Autrice di una trentina di libri, tra cui il grande successo Empire éclaté (1978), Hélène Carrère d’Encausse ha lasciato un segno nella sua epoca non solo per il suo talento di storica e accademica, ma anche per la sua instancabile attività in numerose istituzioni,

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Nata a Parigi il 6 luglio 1929 da padre georgiano e madre di origine russo-tedesca, Hélène Zourabichvili diventa francese nel 1950 dopo aver vissuto in un ambiente familiare cosmopolita e multilingue.

Dopo studi brillanti - si è laureata all’Institut des Sciences Politiques e ha conseguito un dottorato in letteratura - è diventata docente di storia all’Université Panthéon-Sorbonne e poi a Science Po.

«Ardente e instancabile, Hélène Carrère d’Encausse sembrava (davvero) immortale ha scritto su twitter l’ex commissario europeo Pierre Moscovici - Ha lasciato il segno negli studi sull’Unione Sovietica e sulla Russia. Mancherà all’Académie française, che ha incarnato a lungo».

Prima di molti altri, predisse la disgregazione dell’URSS, sottolineando le problematiche delle minoranze. Fu biografa di Lenin, Stalin, Caterina II o Alessandro II, pubblicò “Il grande fratello” (1983), “Nè pace nè guerra” (1986), “La grande sfida” (1987), “La sfortuna russa” (1988 ), “La gloria delle nazioni o la fine dell’impero sovietico” (1991), “Russia, la transizione fallita” (2005) o “Il generale de Gaulle e la Russia” (2017).

Dopo aver guidato, nel 1992, il Comitato nazionale per il “sì” al referendum sul Trattato di Maastricht, alle elezioni europee del 1994 fu eletta con la lista della maggioranza di destra UDF-RPR. Al Parlamento europeo fu vicepresidente della Commissione Esteri e Difesa. Proprio nell’anno della dissoluzione dell’Unione Sovietica, il 1990, divenne la terza donna ammessa all’Accademia, creata nel 1635, dopo Marguerite Yourcenar e Jacqueline de Romilly. Nel 1999 indicò che si dovesse chiamare “Madame Perpetual Secretary”, senza femminilizzare la funzione. Perché, spiegò, “da tre secoli e mezzo c’è un solo Segretario perpetuo. È questa idea di continuità che deve prevalere. È una linea che continua”.

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