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Addio a Irene Papas, la Penelope del nostro immaginario

Aveva 96 anni. Fu musa di Cacoyannis e sodale di Anthony Quinn in «Zorba, il greco». Lavorò a Hollywood e in Italia con i nostri più grandi registi

di Cristina Battocletti

(Ansa)

I punti chiave

  • È stata Penelope del famoso sceneggiato televisivo «Odissea»
  • Interpretò «Zorba, il greco» con Anthony Quinn
  • Fu soprattutto attrice drammatica in più di 70 film

3' di lettura

Il volto di Irène Papas era l’icona della bellezza greca: capelli corvini e sguardo scurissimo, folte sopracciglia nere, il profilo dritto delle statue elleniche. È morta il 14 settembre, a 96 anni, dopo una carriera di attrice di fama internazionale, spesso in ruoli che alludevano alle sue origini in importanti film come Zorba il greco, Il messaggio, Le troiane ed Elettra.

Ebbe notevole fortuna anche in Italia, che raggiunge il culmine, quando si cala nelle vesti di un’intensa Penelope nello sceneggiato Odissea (1968) di Franco Rossi, Piero Schivazappa, Mario Bava.

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Papas, malata da anni di Alzheimer, era nata in un paesino del Peloponneso, Chiliomodi, dove è morta, con il nome Irini Lelekou: il cognome Papas era un’eredità del primo marito, il regista greco Alkis Papas, con cui si sposa nel 1947 e di cui conserva il cognome per la carriera.

Eredita la passione per le scene dal padre, insegnante di teatro classico, e il teatro è il suo primo terreno di prova come attrice: studia presso la Royal School of Dramatic Art di Atene, prendendo lezioni di danza e canto, che le fruttano in seguito diverse belle interpretazioni canore lungo il corso della sua lunghissima attività artistica che dura più di cinquant’anni, con più di settanta titoli alle spalle.

Irene però avverte subito che è il cinema il terreno più consono alla sua natura melodrammatica, che la farà diventare musa e attrice feticcio del connazionale Michael Cacoyannis.

Addio a Irene Papas, attrice simbolo della Grecia nel cinema

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Esordisce sul grande schermo con un regista greco, Frixos Iliadis, con La città morta (1952) ed è subito Cannes, il podio massimo del cinema. La sua carriera da solida e brillante interprete si dirama dall’Europa a Hollywood, dai peplum ai western americani, dai film storici a quelli di avventura.

Subito dopo Cannes viene il tempo dell’Italia, dove Aldo Fabrizi la chiama per Una di quelle (1953), seguito da Steno e Mario Monicelli e Pietro Francisci per Attila (1956). È pronta quindi per il grande salto a Hollywood, dove è la protagonista femminile nel western La legge del capestro (1956) di Robert Wise, per poi passare al Dumas de Tre moschettieri (1957) di Joseph Lerner. La consacrazione arriva però dalla sua terra con Elettra (1962) di Cacoyannis, titolo dopo il quale vola di nuovo a L.A. per il blockbuster I cannoni di Navarone (1961) di J. Lee Thompson. Seguono Zorba il greco (1964) ancora di Cacoyannis con Anthony Quinn, in cui balla il sirtaki più famoso della storia del cinema con la colonna sonora di Miki Theodorakis.

Su quel solco “etnico” James Neilson la dirige in Giallo a Creta nel 1964, dopo il quale Papas torna in Italia per recitare con Gian Maria Volonté, diretta da un regista di peso come Elio Petri nel capolavoro sciasciano A ciascuno il suo (1967). Tra i grandi italiani, lavora con Lattuada in Le farò da padre (1974), Francesco Rosi in Cristo si è fermato ad Eboli (1979)e Cronaca di una morte annunciata (1986), Marco Ferrerine Il banchetto di Platone, film per la televisione francese del 1988, tratto dal Simposio e Mauro Bolognini nel 1989 ne I giganti della montagna di Luigi Pirandello.

Cacoyannis la dirige ancora ne Le troiane (1970), Ifigenia (1977) e Sweet Country (1987), mentre con Costa-Gavras lavora per Z - L’orgia del potere (1969), contro il regime dei colonnelli in Grecia, che ne sottolinea l’impegno e il coraggio politico contro la dittatura del suo Paese. Le costerà non poco. Tra i film importanti, Il leone del deserto (1981) di Mustafa Akkad, Assisi Underground (1985) di Alexander Ramati e lo sceneggiato televisivo Mosè, la legge del deserto (1974) del regista di impronta brechtiana Gianfranco De Bosio. Tra le ultime apparizioni, Yerma (1999) di Pilar Távora, Il mandolino del capitano Corelli (2001) di John Madden, mentre un ultimo ruolo lo ottiene nell’autoriale e di culto Un film parlato (2003) del longevissimo Manoel de Oliveira.

Interprete intelligente e disinibita, amava cimentarsi in progetti diversi, frutto anche del suo voler essere un’artista completa, che sapeva destreggiarsi anche nella musica. Partecipa a Songs of Théodorakis di Míkis Theodorákis nel 1968 e nel 1972 a 666, album della celebre band greca Aphrodite’s, bloccato dalla censura per le esplicite allusioni sessuali. Oltre che a due album con il compositore e tastierista del gruppo Vangelis.

Della sua vita privata si sa poco: fu molto amica di Audrey Hepburn con cui aveva recitato ne Le troiane e negli ultimi anni rivela un passionale e a lungo segreto amore con Marlon Brando.

Attrice versatile, Irène Papas è stata soprattutto un’interprete drammatica con sfumature di malinconia profonda che le caratterizzavano il bel viso severo e intelligente. Naturale sarebbe stato interpretare la vita della Callas, ma questo progetto, nella mente di molti, era inciampato sempre in problemi produttivi e impegni pregressi. Peccato.

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