Addio alle offerte “zero rating” illecite per l'Europa: stop dagli operatori
Anche gli italiani si adeguano alle indicazioni del Berec tagliando le offerte che escludevano alcuni servizi dal tetto dei Giga abilitati
di Alessandro Longo
5' di lettura
Questa volta è un vero addio. Le offerte cellulari “zero rating” questo mese sono state ufficialmente dichiarate illecite, per le leggi europee, dalle nuove linee guida Berec (i regolatori tlc europei) e gli operatori telefonici italiani le eliminano dai propri listini.
Lo farà Tim dal primo agosto. A seguire Vodafone, mentre Wind 3 le aveva già eliminate.
Le offerte con zero rating sono quelle che non fanno scalare, dal tetto dei Gigabyte inclusi nel canone, il traffico di alcuni tipi di servizi. L’utente può usarli quindi liberamente, senza consumare traffico. Ad esempio Tim ha promosso per anni, in questo modo, fino a qualche anno fa, l’uso di TimVision (piattaforma di film e serie tv) sui propri utenti mobili.
Tim e Vodafone ora continuano ad avere offerte di questo tipo in pratica favorendo applicazioni di chat, messaggi, social network, in particolare per il target dei giovani.
La neutralità della rete
«Contro queste offerte c'è stato un crescendo di regolamentazione. Ha cominciato la Commissione europea nel 2011 con la direttiva quadro sulle telecomunicazioni, che però non era molto chiara nello specifico - dice Innocenzo Genna, consulente esperto di tlc europee -; la Corte di Giustizia europea nel 2021 ha chiarito che lo zero rating è illegittimo; ma gli operatori hanno aspettato ancora, l'arrivo delle nuove linee guida Berec a giugno».
Nella direttiva europea si leggeva per la prima volta, del principio di neutralità della rete. La Commissione non ne dà appunto una definizione precisa, ma dice che è «la capacità degli utenti di internet di accedere e distribuire informazioni e di eseguire applicazioni e servizi di loro scelta». E lasciava la palla alle authority tlc nazionali.
Nel 2017 Agcom ha detto che queste offerte zero rating possono essere commercializzate a condizione che venga garantito, al raggiungimento del limite generale di traffico previsto dall’offerta, lo stesso trattamento a tutte le tipologie di traffico effettuato. Lo zero rating non era vietato del tutto, a parte che non fosse reputato discriminatorio.
Nella sentenza del 2 settembre 2021, la Corte di Giustizia europea ha concluso che l’opzione della tariffa zero viola l’obbligo generale di trattare tutto il traffico in modo uguale, ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 3, primo comma. La Corte ha stabilito che «l’opzione “tariffa zero” opera una distinzione all’interno del traffico Internet, sulla base di considerazioni commerciali, non conteggiando nel pacchetto base il traffico verso le applicazioni dei partner».
La sentenza europea
Secondo la Corte stessa, «questa mancanza, che deriva dalla natura stessa di tale opzione tariffaria a causa dell’incentivo che ne deriva, persiste indipendentemente dalla possibilità di continuare ad accedere liberamente ai contenuti forniti dai partner del fornitore di accesso a Internet una volta esaurito il pacchetto di base».
Così, a maggio 2022 il regolatore tedesco ha colpito Deutsche Telekom e Vodafone, proibendo loro di fare queste offerte e imponendo di passare gli utenti interessati a contratti diversi.ù
I piani tariffari in questione sono StreamOn di Deutsche Telekom e Vodafone Pass, +ciascuno dei quali consente ai clienti di accedere ai servizi di vari partner di contenuti - tra cui fornitori di musica e video in streaming - senza che l’utilizzo venga conteggiato nella quota mensile di dati.
Si arriva poi alle linee guida Berec registrate il 16 giugno, che di fatto danno una interpretazione applicativa finale alle regole europee. Dicono alle authority tlc nazionali come metterle in atto.
«Il presente regolamento - si legge - mira a stabilire norme comuni per salvaguardare il trattamento equo e non discriminatorio del traffico nella fornitura di servizi di accesso a Internet e i relativi diritti degli utenti finali. Esso mira a proteggere gli utenti finali e, al contempo, a garantire il continuo funzionamento dell’ecosistema di Internet come motore dell’innovazione».
«Le misure previste dal presente regolamento rispettano il principio della neutralità tecnologica, ossia non impongono né discriminano l’uso di un particolare tipo di tecnologia. Esso mira a proteggere gli utenti finali e, al contempo, a garantire il continuo funzionamento dell’ecosistema di Internet come motore dell’innovazione».
Un altro passaggio significativo: «Negli ultimi decenni Internet si è sviluppata come una piattaforma aperta per l’innovazione con basse barriere di accesso per gli utenti finali, i fornitori di contenuti, applicazioni e servizi e i fornitori di servizi di accesso a Internet. Il quadro normativo esistente mira a promuovere la capacità degli utenti finali di accedere e distribuire informazioni o di eseguire applicazioni e servizi di loro scelta. Tuttavia, un numero significativo di utenti finali è colpito da pratiche di gestione del traffico che bloccano o rallentano applicazioni o servizi specifici. Queste tendenze richiedono norme comuni a livello di Unione per garantire l’apertura di Internet ed evitare la frammentazione del mercato interno derivante da misure adottate dai singoli Stati membri».
«Nel fornire servizi di accesso a Internet, i fornitori di tali servizi dovrebbero trattare tutto il traffico allo stesso modo, senza discriminazioni, restrizioni o interferenze, indipendentemente dal mittente o dal destinatario, dal contenuto, dall’applicazione o dal servizio o dall’apparecchiatura terminale. Secondo i principi generali del diritto dell’Unione e la giurisprudenza consolidata, situazioni analoghe non dovrebbero essere trattate in modo diverso e situazioni diverse non dovrebbero essere trattate allo stesso modo, a meno che tale trattamento non sia oggettivamente giustificato».
Sono tante le pratiche proibite dalle linee guida, per le regole sulla neutralità della rete; ma in Europa ormai di fatto sopravvivono – almeno manifestamente – solo appunto le offerte zero rating. Secondo il Berec sono «inammissibili» tutte le pratiche di pricing differenziate che non siano “application agnostic”. Ossia sono proibite quelle che favoriscono o sfavoriscano alcune applicazioni rispetto ad altre.
Le mosse degli operatori italiani
Così si spiega l'avviso Tim di qualche giorno fa ai propri clienti, che cita le leggi europee sulla neutralità della rete: «A partire dal 01/08/22, le offerte che includono la navigazione senza consumare giga su specifiche applicazioni, come ad esempio chat, social, musica, giochi, e-learning, video, etc., saranno adeguate, attraverso l'eliminazione di tale funzionalità. Per consentire comunque ai clienti interessati dal suddetto adeguamento di continuare ad utilizzare i servizi di proprio interesse con la massima libertà, ciascuna offerta sarà automaticamente integrata, senza costi aggiuntivi, con un quantitativo di giga, variabile in funzione delle caratteristiche dell'offerta ed utilizzabile per fruire di qualunque applicazione. I giga aggiuntivi di traffico dati saranno resi disponibili al primo addebito mensile utile, a partire dal 01/08/2022».
«I clienti interessati verranno informati preventivamente tramite una campagna sms dedicata, in cui si provvederà a fornire indicazioni puntuali sul quantitativo di giga aggiuntivi previsti per le offerte attive sulla linea del cliente».
Vodafone ha ancora l'offerta Shake Remix, per giovani, con GB illimitati per chat e mappe gps. A quanto risulta, anche questo operatore ha stabilito di eliminare tale caratteristica, per rispetto delle regole europee sulla neutralità della rete. Finalmente chiare e inoppugnabili.
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