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Addio Rdc, arriva il «Supporto» per 615mila profili occupabili

Soglia Isee a 6mila euro per il nuovo contributo che sarà «personale»

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

Sarà sempre l’Isee a determinare l’accesso al nuovo strumento di contrasto alla povertà, introdotto dal governo Meloni con il decreto Lavoro (Dl 48/2023). Da quanto si legge nel testo pubblicato il 4 maggio in Gazzetta ufficiale, si chiamerà «Supporto per la formazione e il lavoro» la nuova misura che dal 1° settembre sostituirà il Reddito di cittadinanza per gli adulti tra i 18 e i 59 anni. A questo contributo, poi, da gennaio 2024 si affiancherà l’Assegno di inclusione per chi ha in famiglia minori, disabili o anziani, che andrà a sostituire definitivamente l’Rdc.

Il «Supporto» sarà personale (potrà essere assegnato anche a più persone nella stessa famiglia) e sarà destinato ai profili «occupabili» (nella richiesta l’interessato è tenuto a rilasciare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro). La relazione tecnica al Dl Lavoro stima che, a regime, il supporto potrà raggiungere 615mila persone. La soglia Isee d’accesso sarà più bassa rispetto a quella dell’Rdc: il nucleo familiare di appartenenza dovrà avere un’attestazione non superiore a 6mila euro e il beneficio durerà al massimo 12 mesi senza poter essere rinnovato. Si prevede un’indennità di 350 euro in caso di redditi nulli e di partecipazione a iniziative formative o a progetti utili alla collettività.

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In presenza di minori, disabili o anziani all'interno del nucleo familiare, invece, il decreto Lavoro introduce l’«Assegno di inclusione»: al via dal 1° gennaio 2024, la misura in sostanza ricalca l'attuale reddito di cittadinanza. Con qualche ritocco nei requisiti.

Scala di equivalenza modificata

Il vincolo della residenza in Italia - dopo le critiche di Bruxelles - scenderà da dieci ad almeno cinque anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo. Bisognerà sempre avere un Isee non superiore a 9.360 euro, ma è modificata la scala di equivalenza sulla base della quale sono determinati sia la soglia di reddito per accedere al beneficio (che è un requisito ulteriore rispetto all’Isee), sia l'ammontare del sussidio annuo. In pratica si tratta di un “punteggio” per il quale va moltiplicata la soglia di reddito di 6mila euro (per conoscere la soglia di reddito che la famiglia non deve superare) e l'ammontare annuo della prestazione (che parte sempre da una base di 6mila euro).

I componenti adulti oltre il primo, ad esempio, nel reddito di cittadinanza “valgono” sempre 0,4. Nel nuovo sistema, invece, questo punteggio si ottiene soltanto in caso di componenti maggiorenni con carichi di cura. I figli minorenni, fino a due, “valgono” 0,15, i componenti disabili o non autosufficienti 0,5, le persone di 60 anni o più 0,4. Cambia anche il peso dei minori oltre il secondo, per i quali spetta un punteggio di 0,1 (al posto degli attuali 0,2).

Rivisto il requisito legato al patrimonio immobiliare

Anche gli importi del beneficio andranno moltiplicati per la stessa scala di equivalenza, fino a un massimo di 2,2 o di 2,3 in caso di disabili nel nucleo (quindi fino a 1.150 euro al mese). A parte resterà il contributo per l'affitto, fino a 3.360 euro all’anno.

Rivisto, infine, anche il requisito legato al patrimonio immobiliare, come definito ai fini Isee, che non deve superare i 30mila euro: la casa di abitazione, che non veniva considerata ai fini del reddito di cittadinanza, ora rileverà ma solo se il suo valore a fini Imu supera i 150mila euro (che corrisponde a una rendita fra 800 e 900 euro).

L’assegno di inclusione durerà 18 mesi e potrà essere rinnovato per altri periodi di 12 mesi ciascuno, dopo l'interruzione di un mese (con l’Rdc i rinnovi erano invece per ulteriori 18 mesi).

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